Evirati cantori, Gli

1 dicembre 2003

Interessante saggio storico che racconta la nascita e la scomparsa nella musica occidentale dell'uso dei castrati, che per le loro doti canore raggiunsero fama e successo nei teatri europei tra il '600 e l'800.

Il fenomeno fu soprattutto italiano: le maggiori scuole di canto si trovavano in Italia e la pratica della castrazione (seppur condannata dalla società e dalla Chiesa) era ampiamente praticata.


Il testo racconta anche gli amori dei castrati, che per il loro aspetto ambiguo erano preda ambita delle ricche aristocratiche.

Per quanto riguarda l'omosessualità, trattata da pagina 138, l'autore afferma che come fenomeno risulta meno noto, ma che qualche testimonianza è rimasta. Ad esempio Cortona, dopo che la sua domanda di permesso matrimonio fu respinta dal papa, rinunciò al progetto e divenne il favorito di Giovan Gastone de' Medici...

La propensione all'omosessualità dei castrati era uno dei principali oggetti di discussione dell'epoca, favorito anche dalla pratica del travestimento, comunissima nel teatro dell'Opera. I travestimenti favorirono "numerose relazioni e cottarelle tra attori e spettatori, tra protettori e protetti".

È utile sottolineare che le leggi papali vietavano alle donne la partecipazione agli spettacoli che portava all'effemminatezza di ruoli di attori e cantanti.
"Molti giovani castrati a Roma erano mantenuti da personalità ecclesiastiche e in tali relazioni, nel contesto dell'epoca, non c'era nulla di casto. I protettori corteggiavano assiduamente il loro piccolo protetto, gli facevano visita al mattino, lo portavano a passeggiare nel pomeriggio, assistevano poi alla vestizione e al trucco nel camerino, lo coprivano di regali e bigliettini".

Cimarosa ha tramandato i versi di un poeta innamorato di un castrato:

"La tua voce soave allor che canti

Passa veloce dall'orecchio al core

Ivi desta il piacer, desta l'amore

E i più tristi pensier fuggono erranti".

Riguardo ai sodomiti in Francia si affermava "In Spagna i cavalieri, in Francia i grandi e i pedanti, in Germania pochi, in Italia tutti quanti".
Notevole lo stupore degli scrittori d'epoca che si trovavano "ispirati al vizio di Gomorra" dall'ammirazione di castrati travestiti.

Infine, la storiografia non ha dato ancora dato risposte riguardo alla presunta "amicizia particolare" tra lo scrittore Metastasio e il castrato Farinelli. Si conservano le lettere che il primo inviava al secondo, che sembrano andare oltre i limiti del semplice sentimento d'amicizia fraterna: "Addio caro gemello. Amatemi quanto io vi amo, ché appagherete l'infinita avidità ch'io mi sento dell'amor vostro, e rendete giustizia alla tenera sollecitudine con la quale io sono e sarò sempre il vostro amico e servitor vero". (Pietro Trapassi detto Metastasio, lettera del 26 agosto 1747).

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Altre recensioni per Evirati cantori, Gli

titoloautorevotodata
Evirati cantori. I castrati nell'opera barocca.Giovanni Dall'Orto
12/05/2005

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