La "vestale" della psicanalisi: Anna Freud

28 settembre 2004, Giovanni Dall'Orto (a cura di), 1895: c'era una volta un secolo fa, supplemento a Babilonia n. 135 (lug/ago 1995): 27-31, con il titolo "Anna Freud: la 'vestale' della psicoanalisi"

Nel 1895 "Papa" Sigmund Freud scrive a Fliess che avrebbe deciso di chiamare il suo sesto figlio Wilhelm, ma "se "lui sarà invece una bimba, si è pensato per "lei ad Anna". Ed a Vienna, cento anni fa, il 3 dicembre 1895, al 19 di Berggasse, in una casa di 11 stanze ed 1 bagno, nasce "Annerl".

Annina, che viene descritta bruttina, alta 1,60, con le spalle curve, senza pretese, vestita di grigio e con brutte scarpe basse, "consapevole di non essere sufficientemente femminile o attraente come donna", riteneva di essere stata trascurata dai genitori: le era stato dato un nome insignificante e banale, era stata allattata artificialmente, lasciata a casa durante le ferie, le si preferivano le sorelle. Si definisce "dumm" ("balorda), ma poichè i suoi vogliono che sia diligente, lo diventa.

Insegna per qualche anno alle elementari, ma decide di fare l'analista, e nel 1922 è accettata nella Società psicoanalitica di Vienna. L'anno successivo comincia a lavorare con i bambini; questo è anche l'anno della prima operazione alla mascella di Sigmund Freud, che malato di cancro subirà altre 16 operazioni, oltre alle difficoltà di masticazione, le protesi, ecc.

Nella vita di Anna sono presenti molte "madri buone": la governante Josefine, l'olandese Loe Kann Jones (che sogna tutte le notti dal 1914 al 1918), l'ungherese Katà Levy, l'amabile Melanie Rie, ecc., oltre a Lou Andreas-Salomè e Marie Bonaparte. Ma vi erano anche altri personaggi: sua cugina, Martha, illustratrice di libri per bambini, soprannominata "Tom", che vestiva come un uomo, ed Eva Rosenfeld, nipote della cantante Yvette Guilbert (amica/amante della Duse), che sarà dichiaratamente gelosa di dell'americana Dorothy Tiffany Burlingham.

Quest'ultima, che nel 1925 aveva portato i figli a Vienna per curarli dei loro problemi psicologici, conobbe Anna, ed una volta conquistata, non la lasciò più: insieme vissero una relazione che durò 54 anni.

Anna si vergogna dei suoi sentimenti possessivi per Dorothy, e non ne parla a "Papa" Sigmund, approfittando del fatto (o facendo in modo che) la sua seconda ed ultima analisi con lui finisca quello stesso anno. Anna adesso sprizza gioia da tutti i pori e comincia a comportarsi in modo per lei inconsueto: lascia il padre malato in clinica per andare in vacanza con Dorothy, lavora meno, e per la prima volta festeggia con piacere il suo compleanno. I compleanni dovevano essere per loro ricorrenze importanti se Dorothy teme che Anna, forse arrabbiata con lei, per rappresaglia non le mandi gli auguri, e se Anna nel 1946 ha un incubo in cui Dorothy si dimentica del suo compleanno.

Nel 1928 Dorothy si trasferisce con i figli in un appartamento sopra quello dei Freud, con un citofono che collega le due stanze da letto. Qualche anno dopo Anna e Dorothy comprano insieme una villetta nel Sommering, dove vanno il mercoledì pomeriggio per prendere latte e verdure e dove passano i fine settimana.

Le due famiglie si mescolano, tanto che "Papa" Freud fa pressioni sull'analista del marito di Dorothy (a Budapest) per tenerlo lontano da Vienna ed addolcisce le sue posizioni sull'omosessualità, scrivendo nel 1935 alla madre di un ragazzo che "certo essa non è un vantaggio, ma non è nulla di vergognoso e non può essere classificata come una malattia".

Nel 1936 Anna pubblica il suo testo più importante, "L'io e i meccanismi di difesa", dove parla anche della "resa altruistica", un sistema di bontà eccessiva che protegge dai desideri proibiti, che vengono proiettati all'esterno, su persone prima invidiate con le quali avviene l'identificazione. Per questo meccanismo (che trova simile a quello degli omosessuali passivi), cita Cirano (che cede Rossana a Cristiano), un esempio la cui somiglianza con quello di Stephen, l'eroina de Il pozzo della solitudine (Radclyffe Hall, 1928), che generosamente lascia Mary a Martin, non può non colpirci, e farci domandare se anche lei avesse letto questo libro.

L'anno successivo Anna e Dorothy aprono un asilo per bambini poveri, ma poco dopo, nel 1938, Hitler invade l'Austria ed i Freud (ebrei) sono costretti a lasciare Vienna per stabilirsi nella più sicura Londra, dove abiteranno in Maresfield Gardens 20. Nel 1939 viene dichiarata la guerra, ed il 23 settembre 1939 muore Sigmund Freud.

Negli anni '40 aprono a Londra l'Hampstead War Nursery ed altri asili e scrivono saggi sui bambini senza famiglia o traumatizzati dalla guerra. Nel dicembre del 1941 si vestono entrambe da Babbo Natale, ed ai bambini dell'asilo Anna dice che ha portato con sè il suo "fratello gemello" (nel 1939 aveva affermato che tra loro c'era un legame simile a quello delle gemelle monozigotiche). E nel 1952 Dorothy scriverà un saggio sui gemelli.

Anche in Inghilterra prendono una casa in campagna per i weekends e l'estate, e poi una villetta in Irlanda, dove Dorothy dipinge ad acquerello ed Anna legge libri gialli. Pensano insieme e sono sempre insieme, nei viaggi negli Stati Uniti e nelle cene ufficiali come nelle vacanze, o dai suoceri di Dorothy, e dal 1951, dopo la morte della madre di Anna, abitano finalmente nella stessa casa. Sempre attivissime, nel 1958 (Anna ha 63 anni e Dorothy 67), noleggiano una barca e passano 5 giorni nei Norfolk Broads, viaggiano all'estero, lavorano e tengono i corsi per analisti dell'infanzia.

Il 19 novembre 1979, ad 88 anni, muore Dorothy, ed anche se la cosa non avvenne all'improvviso Anna ne è inebetita: si isola perchè "non crede nelle compagnie sostitutive" (per avere la casa meno vuota prenderà un cane chow-chow), mette le ultime foto di Dorothy sulla scrivania, ne indossa i maglioni, decide di vendere la casa in Irlanda.

Anna muore l'8 ottobre 1982, ad 87 anni. Le sue ceneri e quelle di Dorothy sono conservate nella cappella dei Freud al Golders Green Crematorium, in due urne identiche. Avevano sicuramente predisposto le proprie cerimonie funebri, perchè lo stesso pezzo di Mahler ("Das Lied von der Erde") fu suonato al funerale sia dell'una che dell'altra [1]. Insomma, Dorothy ed Anna avevano deciso di rimanere insieme per l'eternità.

Anna Freud pubblicò oltre 200 articoli [2], fece innumerevoli conferenze e lezioni, lavorò con bambini ed adulti, e fu definita da Marie Bonaparte una 'vestale', non sappiamo se per definirne la verginità od il ruolo di custode della scienza paterna.

Secondo la sua biografa "ebbe una vita familiare ricca e piena, sebbene non abbia avuto, negli anni Venti o dopo, una relazione sessuale con Dorothy Burlingham o con qualsiasi altro" [3]. Negli ambienti psicoanalitici circolava però la voce che le due amiche fossero lesbiche, ed Anna si preoccupava molto, perchè non voleva essere considerata omosessuale. Certo è che Dorothy la assorbiva e la appagava completamente. Nella vita fantastica e nei sogni si immedesimava con personaggi maschili e questo aspetto doveva essere facilmente percepibile, se nel 1932 una paziente di Helene Deutsch sogna Anna vestita da uomo [4].

Certo la figura di Anna non ne esce bene, nè se il suo fosse stato solo un casto rapporto sostitutivo di una famiglia, nè se avesse incluso anche rapporti sessuali. In quest'ultimo caso possiamo pensare ad una strategia di sopravvivenza che separava il pubblico dal privato, e che comunque le consentì di vivere pienamente la sua storia con Dorothy. D'altra parte la sua biografa ufficiale si basa solo su determinate fonti, e rintraccia solo le lettere di Dorothy del 1939-1940 (Anna scriveva a mano le lettere private perciáoá di queste non ci sono copie).

Dell Richards la include tra le dodici lesbiche che hanno cambiato il mondo [5], ma Anna non mostra una particolare comprensione nè per gli omosessuali maschi nè per le donne. Dopo aver preso in cura quattro uomini riflette sulla passività maschile, secondo lei dovuta all'identificazione col partner attivo, che rappresenta la loro mascolinità perduta (chi nel comportamento è passivo, sarebbe invece attivo dal punto di vista delle fantasie inconscie). I suoi pazienti "reagirono alla situazione analitica come se fosse una minaccia di castrazione", e rimasero 'emotivamente impotenti' (incapaci di accettare l'amore). E scoprì che l'accettazione della propria preferenza sessuale da parte dell'omosessuale era un grosso ostacolo per la terapia psicoanalitica, e questa resistenza la irritava particolarmente.

I suoi risultati sembrano spesso autonalitici, ma la sua posizione pubblica nei confronti dell'omosessualità fu assai rigida: sostenne che non è bene ammettere "persone con anormalità sessuali" (omosessuali) alla professione di psicoanalista; chiese ad una giornalista di non pubblicare la lettera "tollerante" del padre del 1935; rispose ad un pediatra affermando con sicurezza che l'uso delle supposte nei maschietti favorisce l'omosessualità. Infine sostenne che per un ragazzino cercare solo i maschi e disprezzare le femmine è il contrassegno del futuro eterosessuale (poi si lamenta che le femministe non accettano la psicoanalisi!), mentre il futuro omosessuale si tradirebbe giocando come le bambine e dando un nome femminile all'orsacchiotto [6]...

Sospetti rapporti tra teorie freudiane e biografie appaiono anche in altri casi: Anna non era laureata (avrà la prima laurea honoris causa nel 1950) e lei ed il padre sostennero la tesi che anche i non medici potessero accedere alla professione di analista; da piccola le insegnarono a lavorare a maglia (vi dedicáoá moltissimo tempo anche da adulta) e da qui sembra derivare la tesi del padre, che il tessere sia l'unica attività storicamente attribuibile all'inventiva femminile, causata dal desiderio inconscio delle donne di creare una copertura per il "difetto del genitale". Sigmund Freud, che non sarebbe l'unico ad essersi interessato di omosessuali perchè padre di uno di loro (vedi l'americano Charles Socarides, accanito repressore dell'omosessualità, il cui figlio Richard è dichiaratamente gay) scrisse "Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile" e "Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia ed omosessualità" proprio durante la sua prima analisi di Anna (1918-1919); mentre dopo la seconda (1924-1925) scrisse "Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi", e tutti questi saggi alludono ad aspetti simili a quelli della figlia.

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