Sarah Waters e il romanzo storico lesbico

6 aprile 2005

Il suo ultimo romanzo, Fingersmith (2002), è stato il primo ad essere pubblicato in italiano nel 2003 da Ponte alle Grazie con il titolo Ladra, nella traduzione di Fabrizio Ascari.

Era tempo che Sarah Waters, dopo aver miracolato la propria casa editrice Virago Press con un incredibile successo, venisse conosciuta e apprezzata anche nel nostro paese. Con Jeanette Winterson e Emma Donoghue, ha contribuito al fenomeno britannico delle scrittrici lesbiche "nel mainstream": autrici che, sin dal loro debutto, si sono imposte con autorevolezza sulla scena letteraria internazionale e sul mercato editoriale.

Winterson, che pure include costantemente nelle sue tematiche l'amore tra donne e non nasconde il suo lesbismo, ha però sempre invitato i critici a definirla una scrittrice senza aggettivi.

Sarah Waters, invece, non teme che l'etichetta di "lesbica" possa soffocare la dimensione di "scrittrice", facendola rientrare in una sorta di sottocategoria svalutata e svalutante: per lei entrambe queste parole sono qualificanti in positivo, e le rivendica nella sua autodefinizione.


Nata nel 1966 a Neyland, nel Galles, si è laureata in letteratura all'università di Canterbury con una tesi sulla narrativa gay e lesbica prevalentemente incentrata sul XIX secolo.

Durante la sua ricerca si era resa conto delle potenzialità del genere storico e, conclusa la fatica accademica, ha messo in pratica le sue teorie cimentandosi creativamente in questo settore.

Tipping the velvet (1998), il suo romanzo d'esordio, è ambientato nella Londra del 1890, e ne ricrea sapientemente l'atmosfera, i dettagli e lo slang, raccontando le avventure di un'eroina picaresca dallo spirito indomabile: Nan King, esperta di arte della sopravvivenza, s'innamora di Kitty Butler, una seducente artista di music hall travestita in abiti maschili, e dopo varie traversie esistenziali ed erotiche trova la felicità con Florence, una combattiva socialista.

Il libro è stato sceneggiato per un film televisivo, trasmesso nel 2002 dalla BBC e poi distribuito in home video.

Waters dichiara di essersi immensamente divertita durante la stesura del testo: "Avevo una specie di innocenza professionale, scrivevo solo per me stessa, quasi galoppando".


Con il suo secondo romanzo, Affinity (1999; in italiano Affinità, Ponte alle Grazie 2004), si è prefissa di sperimentare qualcosa di più "tenebroso".

La trama, carica di suspence, si svolge in un carcere femminile nello stesso periodo storico, che l'autrice trova affascinante perché "molto vicino a noi" nel suo decadentismo, ed è imperniata sulla figura d'una misteriosa spiritualista, Selina Dawes.

Anche questo libro ha unito la fortuna commerciale ad entusiastiche acclamazioni critiche, come quella della "grande signora" della narrativa inglese Margaret Atwood, ed ha imboccato la strada del cinema.


Ladra ha concluso la "trilogia vittoriana" puntando al melodramma. Ma si tratta di un melodramma ad alta definizione, di un raffinato congegno espressivo.

Esso prende avvio nel 1862 in una bizzarra e caotica comune londinese di borseggiatori e ricettatori alla Oliver Twist, dove è cresciuta l'orfana diciassettenne Susan Trinder.

Sue si presta ad un crudele complotto per espropriare della sua eredità un'altra giovane orfana, Maud Lilly, sequestrata da un dispotico zio bibliofilo in una sontuosa villa di campagna: ma presto, in questo calcolato intrigo, l'imprevisto diventa sovrano.

La complessità e i colpi di scena dell'intreccio ne fanno un giallo a scatole cinesi, una ragnatela narrativa in cui innocenza e corruzione, criminalità e onestà, verità e inganno si confondono fino a spiazzare completamente chi legge.

La vicenda è divisa in tre parti: la seconda ricomincia la storia da un altro punto di vista, svelando segreti e bugie della prima, mentre la terza rovescia quasi diabolicamente la situazione.

In questo "autentico falso" venato di ironia postmoderna, insieme al rapporto al tempo stesso essenziale e inaffidabile tra la parola e il piacere, tra l'apparenza e la realtà, il tema di fondo è il furto: d'identità, di fiducia, d'amore. E, in una intervista, l'autrice ha confessato:


"A metà libro ho rotto con la mia compagna in un modo piuttosto traumatico, e mentre piangevo sulla tastiera del computer ho avuto la curiosa sensazione che i miei personaggi si fregassero le mani, guardandomi e pensando: 'Heh, heh, ora è il tuo turno. Non è così simpatico dopotutto, vero?'".


Perseguitata dal paragone con Charles Dickens, Waters ammette esplicitamente di essersi ispirata al suo grande talento di cronista sociale e al grottesco dei suoi personaggi minori, così come ad altri narratori ottocenteschi, da Wilkie Collins a Elizabeth Braddon, che hanno proposto caratteri femminili trasgressivi e argomenti estremi:

"Al pari della protagonista del mio romanzo, ho la mano lesta... Di Dickens apprezzo il fatto che alcune sue opere riescono a superare il confine che separa la cultura alta da quella bassa, trasformandosi in vere e proprie soap opera".


Ma i suoi principali punti di riferimento emulativo sono la lesbian herstorical fiction contemporanea, da Sarah Dreher a Paula Martinac, e la notevole tradizione letteraria omosessuale inglese da Oscar­Wilde in poi.


I numerosi premi e riconoscimenti che si sono riversati sui suoi libri l'hanno colta impreparata:


"Mi sarei accontentata di avere una nicchia nel mercato lesbico, e l'idea di essere diventata un'icona mi mette piuttosto a disagio, anche se è delizioso che la gente trovi interessante ciò che scrivo.

All'inizio volevo soltanto creare un nuovo tipo di romanzo storico lesbico, e anche adesso il mercato non mi condiziona affatto, visto che riesco a scrivere solo cose che mi appassionano".


Il consenso e le vendite l'hanno convinta a lasciare l'insegnamento e a dedicarsi completamente al lavoro di scrittrice. Il romanzo è il suo elemento naturale, come si può constatare dalla mole dei suoi libri, in media di circa cinquecento pagine:


"Per questa dimensione ho bisogno di una routine, di darmi l'obbiettivo di almeno mille parole al giorno...

Se aspettassi l'ispirazione, potrei aspettare per sempre!".


E la storia è il suo universo inventivo: colleziona vecchie cartoline postali, è un'accanita frequentatrice di biblioteche e archivi.


Per il prossimo libro ha deciso di cambiare epoca, per "trovare un altro idioma". Ha abbandonato l'Ottocento per traslocare negli anni Quaranta, prima e durante la seconda guerra mondiale:


"Sarò più impressionistica, farò a pezzi l'intreccio per approfondire i rapporti tra le donne e le loro vite.

Forse mi piacerebbe restare nei Quaranta per un altro libro, ma anche i Cinquanta cominciano ad esercitare un certo fascino su di me, così mi sto lentamente muovendo in avanti".

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