Brevissima storia delle lesbiche italiane

10 aprile 2005, Bonnie Zimmerman (cur.), "Lesbian history and cultures: an encyclopedia", Garland, New York 2000, voce "Italy". Traduzione italiana rivista ed aggiornata per "CulturaGay.it"

Un'ipotetica storia lesbica dell'Italia potrebbe cominciare dalla presenza di Saffo in Sicilia nel 596 a.C. e potrebbe continuare con le cortigiane romane nominate nei classici latini.

Dopo la caduta dell'impero romano, parecchi secoli dopo, la penisola è suddivisa in una miriade di signorie, principati e staterelli ognuno con una sua legislazione autonoma.

Nel 1300 la condanna per sodomia è esplicitamente estesa alle donne negli statuti di diverse città (Ferrara, Firenze), ma non è sicuro, data la poca chiarezza nella definizione del reato, se le leggi si riferissero ad atti etero od omosessuali.


Invece all'inizio del 1400 Sant'Antonino (1363-1451) nelle sue prediche nomina chiaramente la sessualità tra donne come l'ottava di nove forme di lussuria, ed anche fra' Girolamo Savonarola (1452-1498), alla fine del secolo, è altrettanto deciso nel condannarla.


Nel 1534 Annibal Caro (1507-1566) usa, forse per la prima volta nella lingua italiana, la parola "tribadi" di Lesbo ("lesbica" come sostantivo apparve solo alla fine del XX secolo, in testi letterari); nel 1574 a Treviso le donne colpevoli di questo reato erano condannate ad essere bruciate fuori dalla porta della città.


Lo scrittore francese Pierre de Bourdeilles (1540-1614), abate e signore di Brantôme, descrivendo la vita delle dame di corte, sostiene che questo sia un "modo portato dall'Italia da una dama di qualità che non nominerò".

Le donne che potremmo considerare lesbiche in quel periodo erano dunque cortigiane e suore: nel 1626 Benedetta Carlini (1590-1661), badessa di un convento, farà 35 anni di carcere, accusata tra l'altro di avere sedotto una novizia, Bartolomea Crivelli, utilizzando, per fare questo, l'identità maschile dell'angelo Splenditello.

Ma altre donne erano intellettuali, e all'ombra del neo-platonismo riescono a nascere le prime poetesse che cantano altre donne; questo quando i giuristi dell'epoca avevano incluso i rapporti sessuali tra donne tra i reati da condannare.


Il XVIII secolo sembra invece quello delle aristocratiche: a Torino nasce Maria Teresa di Savoia Carignano (1749-1792), che diventerà principessa di Lamballe, e sarà indicata dai contemporanei come l'amante della regina di Francia, Maria Antonietta; anche la sorella della regina decapitata, Maria Carolina, regina di Napoli (1752-1814), ebbe almeno un'amante, Emma Hamilton, ufficialmente legata all'ammiraglio Nelson (1758-1805).

Ma guardando ad altre classi sociali, nel 1739 a Reggio Emilia una donna viene processata come strega e accusata di avere provato i diletti della carne con un'altra donna; a Roma viene scoperta ed inseguita fino a Siena, dove era fuggita con la sua innamorata, la giovane Catterina Vizzani (1719-1743) che per otto anni aveva vissuto travestita da uomo.


Una volgare satira accusa nel 1800 alcune donne veneziane, molte delle quali ebree, di tribadismo. Contemporaneamente, sulle isolate montagne del Pollino, ai confini tra Calabria e Basilicata, vivevano alcune lesbiche virili, chiamate "sbraie", alle quali venivano attribuiti poteri magici.


Dopo l'unificazione dell'Italia in un solo stato nel 1861, nel 1889 vengono aboliti gli articoli del codice penale che condannavano l'omosessualità (tra uomini).

Famose artiste ed attrici ebbero relazioni omosessuali: l'attrice Eleonora Duse (1858-1924) ebbe numerose amanti donne, e nel 1913, a 55 anni, si fa notare a Viareggio insieme a Isadora Duncan (1878-1927); la scrittrice Sibilla Aleramo (1876-1960) negli anni '10 conosce e si innamora perdutamente di Lina Poletti.

Sodalizi ferrei e più o meno casti anche tra le femministe dell'epoca, ad esempio Armida Barelli (1882-1952, proposta per la beatificazione) e Teresa Pallavicino, Giacinta Pezzana (1841-1919) e Alessandra Ravizza (1846-1915), Giorgina Saffi (1827-1911, moglie di Aurelio).


Molte le straniere che abitarono in Italia, cominciando dalla regina Cristina di Svezia (1626-1689), che dopo aver abdicato nel 1654, venne a vivere a Roma ed è sepolta nella basilica di San Pietro; l'attrice americana Charlotte Cushman (1816-1876) e la sua compagna Emma Stebbins (1815-1882) insieme alla scultrice Harriet Hosmer (1830-1908) e ad Edmonia Lewis (1843-1911), fecero parte di una colonia lesbica romana.


Evangeline Marss Simpson (Whipple) e Rose Elizabeth Cleveland (sorella del presidente degli Usa), nel 1910 lasciarono l'America per vivere in una cittadina toscana, Bagni di Lucca, dove sono sepolte in due tombe gemelle datate 1930 e 1918; Vernon Lee (pseudonimo di Violet Page, 1856-1935), eminente scrittrice vittoriana, visse a Firenze dal 1873 al 1935.

Anche la musicista inglese Ethel Smyth (1858-1944) ci passò qualche anno e Gertrude Stein (1874-1946) insieme ad Alice B. Toklas (1877-1967) nel 1910 furono ospiti di Mabel Dodge Luhan (1879-1962) a Fiesole.

La scrittrice inglese Radclyffe Hall abitò a più riprese a Firenze negli anni '20 e '30 con Una Troubridge (1887-1963) e Souline, l'ultima donna di cui si innamorò.

Natalie Barney (1876-1972) e Romaine Brooks, italiana di nascita (1874-1970), lasciano la Francia per l'Italia durante la seconda guerra mondiale; Naomi Ellington Jacob visse a Sirmione dal 1930.

Una colonia di celebri donne e uomini omosessuali prosperò a Capri negli anni '20.

Dal 1955 fino alla sua morte, Violet Trefusis (1894-1972), l'amante di Vita Sackville West (1892-1962) e per questo ritratta come Sasha nell'Orlando di Virginia Woolf, passò autunni e primavere a Firenze. Indubbiamente esisteva una rete di relazioni tra straniere ed italiane e questo risulta dalle lettere, dalle visite che si scambiavano e dagli ambienti comuni che le espatriate frequentavano.


Il primo caso italiano di "inversione sessuale" viene descritto nel 1883 e riguardava una donna; a cavallo del secolo infatti molte informazioni sulle donne "anormali" ci sono pervenute grazie ai resoconti di scienziati, criminologi ed antropologi della scuola positivista, che oltre alle storie, alle descrizioni minuziose di prostitute, folli, collegiali e carcerate, hanno pubblicato anche lettere d'amore di infermiere e studentesse, sentenze di separazione tra coniugi causate dalla tribadia della moglie ecc.


Durante il fascismo sappiamo che il lesbismo sopravvisse nei collegi e nelle accademie di ginnastica (ad Orvieto), che ci furono donne accusate di tribadia e condannate al confino politico (almeno un caso nel 1928). Ma sorprendentemente in pieno fascismo, nel 1930, fu tradotto e pubblicato in Italia Il pozzo della solitudine, censurato invece nella assai più libera Inghilterra.


In Italia le donne votano per la prima volta nel 1946, ed il dopoguerra è dedicato alla ricostruzione. Così negli anni '50 e '60 gli unici spazi per le donne sono la casa e la chiesa.


Il movimento omosessuale dei primi anni '70 non ebbe molto seguito tra le lesbiche, che preferirono allearsi con le femministe nella lotta per l'aborto e per questo si definirono "separatiste".

Negli anni '80 il movimento romano coniò per sé il termine di "lesbofemminista" e dette vita al CLI (Collegamento tra Lesbiche Italiane), che dal dicembre 1981 ha pubblicato "Il bollettino del CLI," diventato nel 1991 "La bollettina," estinta nel 2004.

Nello stesso periodo, un influente gruppo milanese teorizzò il pensiero della differenza, che pur basandosi sul concetto di relazione tra donne, non considerava il lesbismo una categoria politicamente utile.

Nonostante questa accusa di insignificanza, gruppi separatisti e non separatisti organizzarono convegni (fondamentale quello del 1987), settimane lesbiche (1990, 1996, 1998), rassegne di cinema (Immaginaria, 1993-2003).


Negli anni '90 la diminuzione di spazi teorici e politici rende possibili nuove alleanze e l'epidemia di Aids ricostruisce una categoria più inclusiva, quella di "gay", che ad opera della maggiore associazione per i diritti omosessuali, nel tempo subirà numerosi scivolamenti semantici. Alla sua nascita (1985) infatti l'Arci Gay comprende anche le donne; la loro specificità verrà riconosciuta nel 1989 con l'Arci Gay Donna, mentre nel 1994 si creano due associazioni separate: Arcilesbica e Arcigay, per poi indicare infine, nel convegno del 2005 il ritorno ad una associazione mista.


Sempre negli anni '90, con l'avvento di internet nascono le prime comunità online: nello stesso anno, il 1996, vedono la luce la mailing list LLI (Lista Lesbica Italiana) ed il primo sito lesbico italiano (Pagine Lesbiche, successivamente confluito in elleXelle, www.ellexelle.com).

Sostituendosi agli ormai rarissimi luoghi reali, quelli virtuali costituiranno nei primi anni del nuovo millennio la principale fonte di informazione, socializzazione e comunicazione delle lesbiche.

Nonostante i pareri negativi espressi dalla Chiesa per la concomitanza con l'anno giubilare, al World Pride di Roma (1-9 luglio 2000) partecipano diverse decine di migliaia di persone, ma l'evento è segnato da troppe polemiche, dubbi e problemi irrisolti per avere una reale ricaduta sul movimento lesbico italiano.


La situazione in Italia potrebbe comunque apparire relativamente favorevole alle lesbiche, ma evidentemente non lo è ancora abbastanza; un importante indicatore in questo senso è la visibilità: nessuna donna "famosa", scrittrice, attrice, regista o cantante, ha dichiarato pubblicamente di amare o di aver amato una donna, e quelle che, sull'onda del primo femminismo l'avevano fatto, come Dacia Maraini, hanno poi smentito.

In pratica quindi non si può citare il nome di una lesbica italiana vivente senza essere querelate e questa "reticenza" riguarda anche i lesbian studies, che con rare e lodevoli eccezioni, sono ancora completamente assenti dalle Università e dalla ricerca in genere.

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