Sono passati 30 anni dall'uscita del libro Porci con le ali.
Pubblicato nel luglio 1976 da Savelli, recensito con entusiasmo da Giuliano Zincone sul "Corriere della Sera", fu subito ritirato dal commercio per contenuto osceno. Dissequestrato, divenne ben presto un best seller.
Io la mia copia me la comprai, ricordo bene, nel dicembre dell'anno dopo. Avevo solo 14 anni ed ero in prima superiori. Se ci ripenso ora m'assale un imbarazzo inaudito. Specie se mi confronto, al giorno d'oggi, con la seriosità di mio nipote quattordicenne che oltre a studi scolastici e video games non va. Eppure comprarsi un libro simile, di rottura e di "sinistra", era ai miei tempi un gesto di disinvoltura culturale quasi del tutto normale. Erano i tempi in cui gli echi della contestazione sessantottina arrivavano da ogni dove, il sesso era discusso ovunque, le femministe e il Partito Radicale erano al top con clamore. Si parlava d'aborto e pillola, se ne facevano pure temi a scuola. La rivoluzione sessuale era un dato di fatto... o almeno così ce lo immaginavamo in provincia. Sapevamo che, da qualche parte, qualcuno faceva quel cavolo che voleva in tutta libertà. Del Vaticano non ce ne importava un ciuffolo e si parlava apertamente di masturbazione.
Contestare ogni imposizione era un dovere di moda. Informarsi e fare esperienze un diritto. Rubavo la rivista giovanile di sinistra "Doppiovù", edita niente di meno che da Mondadori, dalle mani di mia sorella più grande. Su "Ciao 2001" leggevo turbato la rubrica "Psic & Sex" in cui apparivano le prime lettere di ragazzini alle prese con la loro omosessualità.
E fu un fatto piacevolmente scioccante scoprire che un capitolo di Porci con le ali riguardava il protagonista sedicenne, l'eterissimo Rocco, destreggiarsi fiero con tali esperienze. Raccontate nei minimi dettagli, anatomici e psicologici, in prima persona. Cosa che non avrei mai più dimenticato. Addirittura c'era una confessione che lo riguardava quattordicenne, al mare, alle prese con un suo compagno di banco. Cose che tutti i miei amici avevano fatto di sicuro, ma non avrebbero mai confessato. Io invece avrei voluto farl,e ma non capitò mai l'occasione. Proprio mai. Tra i compagni di classe dell'epoca, tanti anni dopo, almeno quattro si sarebbero scoperti dichiaratamente gay. Molti altri se ne sono restati nel loro limbo.
Eppure la realtà degli adolescenti di quel tempo s'era già evoluta, precipitosamente, ed era molto più complessa da quella descritta in Porci con le ali. Avevo una formazione culturale di "sinistra" ma a ben vedere ero cresciuto in un ambiente estremamente cattolico e provinciale. Però avevo anche una sfrontata attrazione verso la provocazione e rottura delle convenzioni. Ma le vicende degli innamorati Rocco e Antonia, raccontate in prima persona nel libro, erano cose da moderni ragazzi di città, intrisi di politica e dal linguaggio sciolto. Con genitori permissivi, intellettuali e alto borghesi. Gli ambienti descritti nel libro erano di sicuro quelli del 1975, anno in cui il libro fu scritto a quattro mani dalla femminista Lidia Ravera (oggi famosa scrittrice) e Marco Lombardo Radice (morto nel 1989, dirigente di Lotta Continua e neuro-psichiatra, ha ispirato il film Il grande cocomero della Archibugi), che poi però lo pubblicarono con gli pseudonimi dei due protagonisti.
Come fosse un diario vero, scritto a quattro mani. Infatti il sottotitolo recitava: diario sessuo-politico di due adolescenti. Rocco e Antonia li vedevo già come persone troppo grandi, parlavano come adulti di Democrazia Proletaria. Pallosità politiche che non sopportavo. Su di loro, "impegnati", sembravano sempre gravare i destini del mondo intero. Il sesso era l'unico escamotage per evadere dalla grigia realtà. Nel libro non c'era accenno all'eroina, cosa che di lì a poco avrebbe spazzato via tutta quella generazione. Io invece nel mio diario scolastico dell'epoca, conservato sino ad oggi con cura, vedo incollate foto che riguardano il fenomeno punk dei Sex Pistols, i Chrisma, le Sorelle Bandiera lanciate da Renzo Arbore, Amanda Lear nuda su "Playboy". Poi tante foto e annotazioni di film di Pasolini che guardavo in televisione, abbinate con Guerre stellari e Incontri ravvicinati del terzo tipo. C'è pure Nanni Moretti in Ecce Bombo a fianco di John Travolta in La febbre del sabato sera. Film, questo, che avrebbe cambiato tutto il mondo, col "disimpegno" della disco-music e lo scatenarsi dei gay in altro loco. Stranamente non trovo traccia di Renato Zero, per cui impazzivo...
Ed è lo stesso miscuglio culturale che ho scoperto in un numero di "TV Sorrisi Canzoni", pubblicato da Rizzoli, del giugno 1977, con in copertina Mike Bongiorno e poster centrale del cane Rin-Tin-Tin. Dentro figurano ben cinque pagine dedicate all'uscita del film tratto da Porci con le ali, con un'inchiesta dal titolo "Oggi porci con le ali, nel 2000 papà con figli a carico". Roba che a leggerla ora mi crea fastidio e panico, benché non fosse poi stata tanto preveggente.
La realtà politico-sociale, oggi, supera ogni più cupa fantasia dell'epoca. Eppure nell'articolo c'è un'intervista all'autrice Lidia Ravera, dedicata alla masturbazione e omosessualità maschile e femminile. è pubblicata pure la parola "scopare". Libertà oggi impensabile in una rivista per famiglie.
Basti vedere che adesso sul settimanale "Di Più", diretto dal conformista frou-frou Sandro Mayer, è sempre usato, nella rubrica della posta delle casalinghe, la perifraqsipudibonda "dare la gioia a mio marito". Ma il direttore dell'epoca, Gigi Vesigna, faceva del suo meglio per essere "moderno". Non come oggi che tiene una rubrica di spettacolo su "Famiglia Cristiana". Fu lui a trasformare "TV Sorrisi" nel settimanale più letto d'Europa, poco prima che fosse venduto, nei primi anni '80, a Berlusconi, e diventasse foglio di "regime" dell'imbecillità Mediaset.
Ed è proprio così liberi che io ricordavo quegli anni '70 sul finire. Prima che nel 1978 il rapimento Aldo Moro creasse angosce ad ogni livello o che la bomba fascista (nell'agosto 1980) alla stazione di Bologna mettesse una pietra tombale sul decennio. Il film Porci con le ali, diretto da Paolo Pietrangeli (figlio di un famoso regista, documentarista e autore di canzoni politiche di protesta), dopo aver partecipato al Festival di Berlino ottenne il visto di censura italiano, il 29 maggio 1977, ed uscì nelle sale vietato ai minori di 18 anni. Ci fu un enorme trambusto. La Democrazia Cristiana iniziò l'opera di boicottaggio per mezzo dei suoi magistrati, su denuncie anonime di "offesa al pubblico pudore, turpiloquio e oscenità". A Roma la pellicola fu sequestrata al secondo giorno di programmazione su ordine del procuratore della Repubblica Claudio Vitalone. Colui che fu poi processato insieme a Giulio Andreotti per l'omicidio del giornalista Pecorelli del 1979 (assolti entrambi nel 2000 ma per Vitalone emersero prove di rapporti con la malavitosa Banda della Magliana). Il provvedimento aveva valore su tutto il
territorio nazionale. Il regista dichiarò: Sembra di assistere alla presentazione di un copione brutto e noioso. Questa volta c'è un elemento di novità: i giudici si contraddicono a vicenda. Il film, infatti, è stato già approvato in censura, regolarmente denunciato ad Avellino, per fortuna assolto a Napoli, riesaminato a Venezia - non si sa mai, poteva essere sfuggita qualche cosa - assolto ed ora risequestrato.Alla fine la casa distributrice decise di tagliare le scene incriminate e il film uscì di nuovo, il 2 settembre, ma vietato ai minori di 14 anni. Ecco perché io riuscii a vederlo all'epoca. E non mi piacque per niente. La carica provocatoria del "romanzo"
non esisteva più, la narrazione sconnessa a causa dei tagli censori.
Noia imperante. In più i protagonisti mi sembravano già fuori moda, ciarloni e vestiti in maniera antiquata. Il film fece ugualmente buoni incassi (nel gennaio del 1978 era ancora nono in classifica con 410.828 spettatori, distribuito in 16 città, subito dietro "Una giornata particolare" di Scola con Mastroianni nel ruolo di un gay) ma le critiche non furono molto incoraggianti, specie da Sinistra. Su "Rivista anarchica", ottobre 1977, Paolo Zaccagnini scrisse: Credo sia l'esempio migliore di come non fare cinema e di come soprattutto fare cinema di destra pensando fermamente di fare un film di sinistra, forse estrema.
Il film non piacque perché i personaggi erano pieni di dubbi esistenziali, ciò che all'epoca si chiamava "il privato", che la politica non era riuscita a guarire, o perché il finale era girato in chiave surreale e cinica. Il regista Pietrangeli in realtà fu lungimirante, centrò in pieno l'atmosfera di confusione dell'epoca in quegli ambienti giovanili. Ci fu, poi, chi nella realtà estremizzò dandosi alla droga o alle Brigate Rosse. Le scene sulle esperienze omosessuali dei due protagonisti suscitarono incomprensioni e fastidi ovunque. Ci fu chi le definì gratuite e girate male, chi epitetò il regista come trentenne represso e guardone. Il Corriere della Sera, nella sua apparentemente benevola recensione, scrisse: Il pudore del regista, diventa un po' sommario e sbrigativo solo quando riguarda le esperienze omosessuali. Dai momenti teneri e delicati si passa allora a qualche ingenuità.
Benché il film fu etichettato come Neo-Neorealista in realtà non lo era affatto. Citava atmosfere alla Bertolucci, Miklós Jancsó e molto cinema francese. Non dimenticando che proprio nel 1977, in Italia, la destra riuscì a far bruciare tutte le copie esistenti di Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci per motivi politici. Il regista Pietrangeli adottò lo stile del romanzo originale, auto-ironico e intriso di nostalgia, con usi lessicali e di sintassi mai visti prima. In pellicola inserì scene, molto ben riuscite, di sogni e fantasie per illustrare i pensieri dei protagonisti. Descrivendo personaggi estremamente coraggiosi, nonostante le molte paure, Pietrangeli non fu certo privo di una punta di cattiveria nei confronti degli adolescenti. I personaggi sono sempre spontanei e candidamente innocenti, quanto sinceri nelle emozioni. Proprio come nel libro, vero e proprio manuale di sopravvivenza quotidiana. Li si vede continuamente in cammino, a discutere e cantare. Anche la parola e il pensiero sono mezzi rivoluzionari. Rocco e Antonia vanno avanti, vivono solo nel presente. Il film Porci con le ali, oggi è rarissimo ma ho avuto la fortuna di trovarne una copia usata per pochi euro.
Sono rimasto di stucco, perché la cassetta messa in commercio nel 1990 dalla Mondadori Video è quella integrale un-cut. Il film, visto oggi, mi è sembrato davvero splendido. Unico nel panorama italiano, proprio quanto il libro da cui era tratto. La fotografia di Dario Di Palma è notevole, le musiche di Giovanna Marini noiose ma azzeccate (ho saputo che fu poi riadattato anche un musical dal film), nei titoli di testa c'è pure come comparsa la futura attrice Francesca Reggiani. La vera scoperta è nelle scene di sesso che furono censurate. Il diciottenne che interpreta Rocco, Franco Bianchi, è un attore debuttante strepitoso, che per la maggior parte delle scene è nudo o con il membro di fuori, senza vergogna alcuna. C'è, ad esempio, una lunga scena in cui si masturba su un letto, un'altra in cui l'attrice-culto Susanna Javicoli (morta lo scorso anno dopo un'importante carriera di doppiatrice) mentre recita gioca col pene eccitato di Rocco.
Ma la cosa più pazzesca riguarda il côté omosessuale di Rocco, ben più esplicito che nel libro. Nel film, nonostante il suo amore per Antonia, è uno degli amanti fissi dell'intellettuale Marcello, interpretato da un caricaturale e odioso Lou Castel (appositamente doppiato con accento sgraziato dal regista Marco Bellocchio).
Addirittura c'è una scena, mai vista prima, con Rocco, infelice per amore di Antonia, che cerca affetto nel suo grazioso coetaneo Roberto: stesi sul letto, gli sbottona candidamente la lampo, gli estrae l'uccello e glielo bacia con affetto. Cosa che nessuno ha mai più osato girare in Italia.
Antonia, invece, è interpretata dalla splendida Cristiana Mancinelli (nientepopodimenoché che contessa Mancinelli Scotti, figlia della diva Elsa Martinelli). Nel film ha un rapporto con una sua amica femminista e per lei lascia Rocco. Ma le scene di sesso tra donne erano già straviste al cinema, a cominciare dai film commerciali con Catherine Spaak. Inoltre all'epoca era credenza comune,che le femministe fossero tranquillamente tutte lesbiche.
Sia la Mancinelli che Franco Bianchi, visto lo squallore del nostro cinema, oggi sarebbero degni d'un David di Donatello. All'epoca, invece, furono considerati solo due debuttanti allo sbaraglio. Franco Bianchi ebbe un ruolo pure nel film successivo di Paolo Pietrangeli, poi scomparve. Vale davvero la pena riscoprire questo film, che ebbe la sfortuna d'uscire in un momento cruciale e destinato, immediatamente, ad essere "fuori moda".
Il libro Porci con le ali, che ormai considero come Il giovane Holden della mia adolescenza, potete trovarlo in una riedizione Mondadori del 2001. Oppure aggiudicarvelo per pochi spiccioli su Ebay, nella versione originale con la celebre copertina realizzata dal pittore Pablo Echaurren. Intanto, eccovene qui un estratto ad hoc, con le confessioni di Rocco ad un suo amico immaginario, dal quinto capitolo del libro:
Allora... che imbarazzo. Dunque, ti avevo parlato di quel tipo, Marcello, che è venuto a fare un dibattito a scuola nostra e con cui poi sono diventato abbastanza amico. La cosa ha avuto sviluppi nuovi.
Sessuali. (...) In realtà non è che teoricamente mi sconvolga tantissimo il fatto d'avere rapporti omosessuali (in realtà mi sturbo anche solo a scrivere la parola), però in pratica questa storia mi fa un po' strippare.(...) Per me era diventato un fatto molto importante quello di andare ogni tanto a trovarlo, parlargli dei cazzi miei, sentire lui. Avevamo parlato più volte di come fosse giusto "sessualizzare" anche i rapporti di amicizia fra persone dello stesso sesso, che il rapporto sessuale dovrebbe completare qualsiasi rapporto veramente bello, e tutte queste cazzate che sai benissimo anche tu e su cui siamo tutti d'accordo (in teoria). E fra noi un po' alla volta erano cadute molte inibizioni, per esempio ci abbracciavamo (a dire il vero lui mi abbracciava) e ogni tanto ci eravamo baciati. E la cosa mi andava benissimo, mi sembrava estremamente giusta e rivoluzionaria (si fa per dire). Poi un giorno è successo questo. Stavamo seduti vicini su un divano, sentendo un disco e chiacchierando molto bene. A un certo punto, senza dir nulla, anzi continuando il discorso, Marcello mi tira fuori dai pantaloni la camicia e la maglietta e mi infila una mano sul petto, carezzandomi. Prima dappertutto, poi i capezzoli, poi la pancia. è andato avanti per un po' mentre continuavamo a parlare (a dire il vero io mi sforzavo disperatamente di non smettere di parlare). Poi ha tirato fuori la mano, l'ha posata sul bottone dei jeans e ha detto con aria tranquillissima:"Vorrei carezzarti anche lì. Ti dispiace?". Io ho biascicato un no. In realtà quello che mi sconvolgeva di più era che mi si fosse rizzato, e che avrebbe capito che le carezze mi avevano eccitato. Sempre continuando il discorso (pazzesco) mi ha sbottonato il bottone, ha tirato giù la lampo, ha fatto scavalcare all'elastico delle mutande il pisello duro e lo ha preso in mano. Lo carezzava da tutte le parti, davanti dietro in punta, poi i peli e le palle fin dove arrivava la mano, e continuava a parlare! Solo che a quel punto non ce l'ho fatta più e mi sono ammutolito. Allora ha smesso di parlare anche lui, ha posato la testa sul mio torace e mi ha masturbato con dolcezza. (...)
E poi si è messo a parlare d'altro. Questa è stata la prima volta. Me ne sono andato via un po' sconvolto, ma in fondo non tanto e anche un po' contento. La cosa però è continuata. Non sempre, sia chiaro. A volte. Una volta lui era seduto e io in piedi davanti a lui, perché stavo andando via. Ha detto "aspetta un momento" e prendendomi per i fianchi mi ha avvicinato a lui. Mi ha tirato giù i pantaloni e le mutande e lo ha preso in bocca che era ancora moscio ed è diventato duro dentro la sua bocca. Con una mano mi accarezzava le palle, un dito dell'altra me lo ha infilato nel culo, e mi ha fatto un pompino. Un'altra volta ha detto (tranquillissimo, porco dio) "vorrei far l'amore con te, ma vorrei vederti nudo". E io mi sono completamente spogliato, ci siamo stesi su un letto e mi ha baciato dappertutto, prima davanti i capezzoli l' ombelico la piega delle gambe l'uccello, poi mi ha aperto le coscie e mi ha fatto mettere a quattro zampe e mi ha baciato la schiena le chiappe e addirittura mi ha leccato il buco. Come potrai capire queste cose mi piacciono anche, parecchio direi, certe volte che a me andrebbe e lui non fa niente, quasi mi ci incazzo. Però ci sono varie cose che mi sturbano proprio.
Per cominciare, io continuo a essere semiparalizzato, lascio fare tutto a lui e non mi passerebbe mai per la mente di essere io a proporlo. Fra l'altro io a lui non faccio niente, solo una volta si è tirato fuori il coso e mi ha preso la mano e ce l'ha messa attorno (sempre molto dolcemente) e io l'ho masturbato mentre lui masturbava me. Io però non farei mai nulla, anzi mi sconvolge parecchio l'idea di toccarlo o altre cose, non capisco bene il perché Marcello ha detto che è perché finché sono passivo non devo accettare fino in fondo la mia "componente omosessuale". Sarà, ma non capisco. Poi a volte mi sembra di essere in suo potere, che faccia con me quello che vuole lui senza che io possa decidere niente, e in questi momenti mi viene per lui un odio incredibile. E magari passo qualche giorno senza andare a trovarlo. Però poi alla fine prevale il fatto che per me è veramente un amico, che mi piace star con lui e sento che è una delle poche persone, forse l'unica, che mi vuole veramente bene. So benissimo che se gli dicessi che non mi va di darci al sesso, lui smetterebbe e continuerebbe lo stesso a
essere mio amico. Però mi pare sbagliato chiedere una cosa del genere, vorrei risolvere questo casino, non sfuggire. E poi in fondo anche il sesso mi piace. Ma mi sturba. Che sarà? Tu che dici? Chissà se ti manderò questa lettera. Se dovessi farlo cerca di non lasciarla sul comodino di tua madre (...).Conto (ben poco) sulla tua riservatezza. Per favore mandami parole di comprensione, amore e consiglio. Ti bacio il pisello (o non posso più scrivertelo?), tuo Rocco.