Assolutamente d'una strabiliante froceria le foto che il pittore inglese David Wilkie Wynfield (1837 - 1886) (foto 1) iniziò a scattare per diletto, intorno al 1860, ad amici e colleghi. Tutti ritratti in abiti di foggia antica che potessero nobilitare la posa, secondo capricci pittorici o seguendo la moda dei balli in maschera.
Ogni costume doveva rispecchiare la personalità del soggetto.
Amici che tra loro giocavano ad essere eleganti cavalieri di Re Artù, pronti a tutto per la Regina Vittoria.
Tutte persone dello stesso entourage artistico bohémien che, chi più chi meno, ruotavano intorno al rinnovamento dell'arte inglese inseguendo ispirazioni antiche dal Rinascimento italiano, sia pittorico che letterario.
Tra loro la confraternita Pre-Raffaellita (perché si rifaceva a tutta l'arte del '400 precedente all'avvento di Raffaello), capitanata dal poeta-pittore Gabriel Dante Rossetti, era considerata "sovversiva" dai puristi dell'arte vittoriana.
I moderni canoni estetici scivolavano verso simbolismo e sensualità inusuali, specialmente androgine.
In un'epoca pudibonda in cui, per esempio, i "piedi" erano ritenuti innominabili perché peccaminosi (si dovevano chiamare "l'estremità", in caso plurale "l'una e poi l'altra", non si sa perché), dipingere una Madonna scalza che riceveva l'Annunciazione da un angelo senza ali poteva scatenare un pandemonio. Tanto quanto un quadro cubista di Picasso ai primi del '900.
Tutti gli artisti sfoggiavano scandalosamente, come divisa ribelle, una barba incolta. Rasarsi voleva dire appartenere a professioni soggiogate dalla disciplina: come il militare, l'avvocato o il prete.
Si sublimavano, dietro principi artistici d'estetismo assoluto, tanti desideri inconfessabili. D'altronde, simili cose considerate "contro natura", erano pure contro la legge inglese. Fu solo dopo lo scandaloso processo a Oscar Wilde, nel 1898, che fu chiaro una volta per tutte al grande pubblico ciò che era omosessuale e ciò che non lo era affatto.
Molti artisti si sposavano per copertura, altri vivevano nella più assoluta discrezione i loro amorazzi.
Specialmente quando arrivavano ad estasiarsi in Italia, zona molto friendly e dalle grosse soddisfazioni. Non ultimo l'architetto William Swinden Barber (1855 - 1898), (foto 2) nella foto qui a lato, che veniva a spassarsela in comunella col famoso collega Samuel Pepys Cockerell (1833 - 1878) tra Roma e Firenze.
Gli inciuci tra amici, modelli e segretari "personali" erano infiniti e gestiti all'interno dei vari gruppi artistici.
Nella Londra di quell'epoca, ai nobiluomini, era facile trovare compagnia nei segreti bordelli maschili, nei bagni turchi o addirittura nei club privati dove ricchi soci potevano godersi la vicinanza di marinai e militari, assai contenti d'arrotondare il magro stipendio. Addirittura alcuni di loro divenivano pure modelli degli artisti. Ad esempio il bel giovanotto qui a lato, (foto 3) ritratto in armatura, era un Granatiere delle guardie a cavallo. Pubblicamente, poco trapelava. Ma ci fu anche chi se ne fregò altamente di tutte le convenzioni e pagò a caro prezzo.
Esemplare, in questo senso, è la vita del pittore Simeon Solomon (1840 - 1905), (foto 4) ritratto da Wynfield in vesti orientali forse perché fin troppo dedito all'oppio.
Nato da una ricca famiglia ebraica londinese, dal 1857 entrò in contatto con i pre-raffaelliti. Specialmente col pittore d'angeli androgeni Edward Burne-Jones (1833 - 1898) e col celeberrimo poeta Algenor Charles Swinburne (1837-1909).
Con quest'ultimo iniziò a condividere sfacciatamente i gusti sado-maso e a manifestare la più aperta effeminatezza ed omosessualità.
La cosa era vissuta come gesto etremo di ribellione sociale e culturale.
Un giorno, l'eterissimo Rossetti, s'arrabbiò oltre misura per averli sorpresi nel suo studio che si rincorrevano completamente nudi in preda alla più selvaggia ridarella!
Solomon fornì all'amico anche l' illustrazioni per il suo trasgressivo poema The End of a Month, pubblicata in The Dark Blue nel 1871.
Nel 1867 e nel 1870 partì anche Solomon per l'Italia, col suo amante Oscar Browning (1837 - 1923) che poi divenne un importante "classicista" e professore a Eton e Cambridge (tra i suoi allievi ebbe tutta l'intelligentia gay: E. M. Foster, J.M. Keynes, L. Wittgenstein, L. Strachey, ecc.).
Fu talmente ispirato dal Mediterraneo che ne scrisse un poema in prosa, A Vision of Love Revealed in Sleep, incentrato sulla difesa delle relazioni omosessuali.
Pubblicato privatamente nel 1871, fu acclamato dal critico John Addington Symonds (1840 - 1893) che all'epoca era ancora sposato e in preda a gravi crisi di nervi, ma che solo qualche anno dopo avrebbe raggiunto idilli erotici inimmaginabili grazie ai generosi gondolieri veneziani.
Solomon era divenuto un artista da "culto" nella sua ristretta cerchia di amici. Oltre alle innumerevoli mostre "ufficiali" circolavano segretamente i suoi disegni esplicitamente gay. Oscar Wilde, in seguito, ne divenne un grande collezionista.
Ma il declino era in agguato.
L'11 febbraio del 1873 Solomon fu arrestato in un gabinetto pubblico mentre stava trafficando tra le brachette calate di un sedicenne di nome George Roberts, di professione garzone di stalla.
Fu accusato di "sodomia" e dopo aver passato due settimane in prigione fu rilasciato su cauzione.
Dopo un mese fu processato e condannato alla multa salata di cento sterline e a diciotto mesi in galera ai lavori forzati.
Grazie all'intervento di un ricco cugino, ben introdotto politicamente, riuscì a far commutare la sentenza in una libertà vigilata.
Al povero Roberts non andò così bene.
Solomon iniziò a dare i numeri e a darsi al bere.
Tutti i suoi più celebri amici lo evitavano come la peste per paura d'essere travolti nello scandalo. Lo stesso Swinburne, con la coda di paglia lunga un chilometro, esortava tutti gli altri artisti a togliergli il saluto, ad ogni costo.
Così, appena possibile, Solomon decise di fuggire in Francia.
Ma il lupo non aveva certo perso il vizietto e fu beccato di nuovo in flagranza di reato il 4 marzo 1874.
Stava dentro un pissoir di strada, genuflesso su un diciannovenne il cui nome non è stato a noi tramandato. Fu, pure qui, multato e condannato a tre mesi di prigione.
A Londra anche il suo amico Oscar Browning era incappato in un brutto guaio che gli stroncò la carriera accademica.
Nell'ottobre 1875 gli fu tolto l'insegnamento ad Eton, a causa della travolgente relazione amorosa, presumibilmente platonica, col suo "pupillo" sedicenne George Curzon marchese di Kedleston (1859 - 1925), colui che poi sarebbe divenuto grande statista e Viceré delle Indie dal 1899 al 1905.
Intanto Solomon era tornato a casa e cercava di ricucire i rapporti con galleristi e ambiente artistico. Inutilmente.
Le commissioni erano tutte private, da parte di pochi amici e parenti, mai più avrebbe esposto in pubblico le sue opere.
Il suo ex-compagno d'arte Frederic Leighton (1830 - 1896) (foto 5), invece, era riuscito molto bene a rimanere scapolo, secretare i suoi amori con i modelli, nascondere la vecchia tresca che aveva avuto in gioventù con l'aristocratico anzianotto Henry Greville e soprattutto a diventare ricchissimo in qualità di pittore preferito, niente po' di meno che, dalla stessa Regina Vittoria. La quale, entusiasta, lo fece addirittura baronetto nel 1896 ( anche se però per un giorno solo...dato che dall'emozione Leighton morì d'infarto il giorno appresso).
Simeon Solomon, nel frattempo, era caduto in depressione peggiorando il suo rapporto con l'alcool.
Escluso dal ballo dei "velati che contano", colpito da lutti familiari, continuò comunque incessantemente a dipingere.
Anche se i temi affrontati erano cupi e intrisi di tormento, senso di malattia e morte.
Dal 1885, a causa dell'alcolismo, finì internato alla St Giles Workhouse, una casa per i poveri dove chi ne era in grado doveva mantenersi lavorando.
Ma spesso si riduceva a vagabondare per strada come un barbone.
Il suo stile pittorico era fuori moda, addirittura ridicolo. Quasi tutti i compagni pre-raffaelliti erano già, fisicamente, morti.
Dopo varie crisi cardiache, aggravate da bronchite, si spense il 14 agosto 1905 anche Solomon.
Ci sono voluti quasi cent'anni perché fosse rivalutato e i suoi quadri giustamente ammirati nei musei. Oltre ai contemporanei, pure per i posteri, l'ardua sentenza s'è fatta sin troppo aspettare.