Rimbaud e Verlaine: passione e possessione

15 novembre 2006

Ha solo 17 anni Arthur Rimbaud, quando incontra per la prima volta Paul Verlaine.


È l'agosto del 1871 (anno segnato, in Francia, dall'esperienza della "Comune di Parigi") e il "ragazzo prodigio" (così verrà chiamato più volte il poeta maledetto) ha inviato ad uno dei più grandi poeti dell'epoca alcune sue poesie; sedotto, questo risponde con una lettera, con la quale invita il giovane a raggiungerlo nella capitale.


Qualcosa deve aver profondamente colpito Verlaine che, ventisettenne, scrive allo sconosciuto compositore: "Venite, cara anima grande, vi si chiama, vi si aspetta" ("Venez, chère grande ame, on vous appelle, on vous attend").


A metà settembre Rimbaud è dunque a Parigi, ospite presso la casa dove il poeta vive con i genitori della moglie, Mathilde Mauté de Fleurville; l'arrivo del giovane provoca un grande scandalo all'interno della famiglia, che vede di cattivo occhio l'amicizia del genero con un ragazzo scalmanato, un "dandy" come Arthur.


Tra i due nasce presto una relazione: Verlaine è profondamente colpito dallo charme del ragazzo, mentre quest'ultimo vede nell'omosessualità una tappa della sua ricerca della conoscenza universale.


Paul è un essere sottomesso, dibattuto tra l'amore che prova per la moglie, e la passione dilaniante per il giovane amico.


Così il poeta parla dell'amante, rievocando i primi tempi della non dichiarata relazione:

All'epoca relativamente lontana del nostro sodalizio, Arthur Rimbaud era un ragazzo tra i sedici e i diciassette anni, già in possesso di tutto il bagaglio poetico che il vero pubblico dovrebbe ormai conoscere (...)
L'uomo era alto, ben fatto, quasi atletico, con un viso perfettamente ovale da angelo in esilio, i capelli castani sempre in disordine e gli occhi di un inquietante azzurro pallido. Ardennese, oltre a un piacevole accento provinciale, troppo presto perduto, possedeva il dono di una pronta assimilazione tipico di quel luogo, - il che potrebbe spiegare anche il rapido inaridirsi della sua vena poetica sotto l'insipido sole di Parigi, per parlare come i nostri padri, il cui linguaggio semplice e diretto, in fin dei conti, non era sbagliato!". (P. Verlaine, I poeti maledettti, La Spiga, Milano 1995).

Ciò che colpisce, è la breve ma precisa descrizione della figura di Arthur, che nelle foto dell'epoca è spesso ritratto appunto con i capelli spettinati, e gli occhi chiari.


Interessante è anche notare come Verlaine sia rimasto profondamente scosso dalla relazione con il giovane Rimbaud: "inquietante" è infatti lo sguardo del fanciullo, che cambierà l'esistenza del grande poeta francese.


Agli inizi della relazione comunque le cose tra i due procedono bene: questi trascorrono gran parte del loro tempo assieme: frequentano il circolo dei poeti così detti "Zutistes", e collaborano alla stesura dell'album del gruppo.

La loro relazione è uno dei grandi scandali dell'epoca, e anche la vita familiare di Verlaine ne è turbata: vittima di maltrattamenti da parte del marito, spesso ubriaco, la moglie Mathilde finisce per scappare con il figlio.


A marzo il poeta promette di rompere con Rimbaud, e così la donna rientra a casa.


Deluso dal comportamento di Verlaine, che sembra preferire la vita di tranquillo padre di famiglia, il giovane amante sceglie di viaggiare in solitudine, ma prima di partire contatta Paul.


Convinto dalle parole di Arthur, i due fuggono assieme a Bruxelles, nel luglio del 1872.


Pur di riportare il marito a casa, Mathilde lo raggiunge fino in Belgio ma, rifiutata davanti alla stazione, ritorna a Parigi, dove chiede la separazione.


A settembre i due poeti sono a Londra, dove si stabiliscono in un appartamento in Howland Street 34.

È un periodo artisticamente fruttuoso per i due: Rimbaud compone infatti parte delle Illuminations, mentre Verlaine lavora alle Romances sans paroles.


Colpito però dalla richiesta di separazione delle moglie, e spesso violento a causa dell'alcool, Paul cade nello sconforto.


Su consiglio della madre, allora, Arthur rientra a Charleville a dicembre, abbandonando l'amante nella capitale inglese.

Solo e disperato, Paul invia una lettera, in seguito alla quale sua madre e Rimbaud lo raggiungono a Londra.


La vita, fatta di passeggiate, letture e discussioni, torna a poco a poco alla "normalità", e così la relazione tra i due.

Tuttavia il quattro aprile i due lasciano Londra, e si separano per un periodo.


Sarà di nuovo Verlaine a chiedere al giovane amante di perdonarlo, e di raggiungerlo. A luglio i due sono di nuovo a Londra, in un appartamento a Great College Street 8, a Tandem Town.


La loro relazione inizia a trapelare anche negli ambienti comunardi londinesi, dai quali i due vengono subito esclusi.


Verlaine riprende a bere, temendo che le voci raggiungano anche i giudici di Parigi, che stanno portando avanti il processo intentato dalla moglie.


Arthur è esasperato, e le liti tra i due sfociano sempre più spesso in risse, talvolta anche con coltelli.


A seguito di una litigata più feroce del solito Verlaine scappa a Bruxelles, dove scrive alla moglie, sperando in una possibile riconciliazione.


Scrive anche alla madre, alla quale parla di suicidio; costei allora scrive a Rimbaud, pregandolo di raggiungere il figlio.

Rimbaud si dirige dunque verso il Belgio, ma si stanca presto, e decide di ripartire per Parigi. Il 10 di luglio, vedendo che l'amante non ha intenzione di cambiare progetto, Verlaine gli spara due colpi di rivoltella, ferendolo lievemente.


Curato all'ospedale di Saint-Jean, il giovane si dirige poi verso la stazione; nel frattempo l'amante lo minaccia nuovamente, e Arthur è costretto a rivolgersi alla polizia, che conduce l'indomani il poeta alla prigione di Petites-Carmens.


L'8 agosto Verlaine è condannato a due anni di prigione e 200 franchi di multa, nonostante Rimbaud abbia alla fine deposto a suo favore.


In ottobre, dopo aver stampato Saison en enfer, Arthur porta una copia del manoscritto all'antico amante, che sta scontando il carcere.


È probabilmente uno degli ultimi incontri tra i due, segnato da una profonda ostilità.


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