Vogue (Madonna, 1990).

Madonna è sempre stata un'antenna ricevitrice sintonizzata su tutto quanto fosse nuovo in fatto di mode e tendenze, capace di farlo suo e rilanciarlo con perfetto tempismo e comunque sempre un attimo prima delle sue rivali.

Nei suoi vagabondaggi notturni per New York, alla ricerca di trend e tendenze, la sua strada ha incrociato un giorno quella del vogueing, un fenomeno nato nella sottocultura dei gay non-bianchi, specie neri e ispanici, di quella città. Da questo incontro sono nati questa canzone e questo video, intitolati "Vogue".

A voler essere pignoli non è corretto parlare genericamente di "gay", dato che il fenomeno nacque in uno spicchio ben preciso della realtà omosessuale, cioè il settore di quelle che noi in Italia definiremmo le "dolcegabbanate" o le "checche Armani", ovvero le "sfrante" che vivono in funzione della moda, e che hanno per unico sogno entrare a far parte di quel mondo, fosse pure solo come commesse da H&M.

Alcuni gruppi di queste persone avevano preso l'abitudine di ritrovarsi per celebrare assieme il rito della sfilata di moda, un sogno dal quale erano destinate a rimanere escluse per sempre per il colore della loro pelle (i fotomodellazzi americani, se ci fate caso, sono quasi tutti bianchi, e preferibilmente biondi e con occhi azzurri, nonostante i "non-bianchi" stiano ormai per diventare la maggioranza della popolazione statunitense).
Si dividevano in gruppi che portavano il nome di celebri case di moda, denominati "houses" (parola che in inglese sta per "casa di moda", ma anche per "casata nobiliare") e si sfidavano in gare di portamento e posa (per questo Madonna nella canzone continua a ripetere "strike a pose", "mettiti in posa").

La musica accompagnava le esibizioni (come del resto accade nella "vera" passerella), e quindi arricchire con gesti di danza l'esibizione fu del tutto naturale.

Questo insieme d'atteggiamenti e danza fu battezzato per l'appunto "vogueing" ("vogue" al presente indicativo e all'imperativo, come nel titolo della canzone) prendendo il nome dalla celeberrima rivista di moda "Vogue".

Madonna ha creato questa canzone come omaggio a quel mondo e a quella moda.
Sulla pista da ballo del vogueing, dice il testo della canzone,

non fa differenza il fatto che tu sia bianco o nero,
che tu sia ragazzo o ragazza:
se la musica pompa ti darà una nuova vita;
sei una superstar, sì, questo è ciò che sei, lo sai.

(e in questa frase c'è un'allusione al carattere omosessuale del vogueing, dato che di ragazze biologiche non se ne vedeva l'ombra, quindi l'"essere ragazza" di cui parla Madonna va inteso in senso psicologico e non biologico).

In questo video l'omaggio s'estende ulteriormente alla stessa rivista "Vogue" e ai fotografi dei suoi mitici "anni d'oro" (quelli a cavallo del secondo conflitto mondiale: i quadri della pittrice lesbica Tamara de Lempicka datano con più precisione agli anni Trenta), in particolare il fotografo gay Horst P. Horst.
Il filmato, girato in un elegante bianco e nero, è infatti una specie di gigantesco "omaggio a", nel quale una posa su due ripete quella di qualche grande fotografo di moda e di celebrità hollywoodiane di quel periodo (in particolare l'attrice bisessuale Marlene Dietrich). Madonna canta addirittura, a un certo punto, un elenco di nomi di celebrità che si sono meritate d'assurgere al ruolo d'icone per il fatto di avere "stile e grazia" (per puro caso, tutte gay/lesbiche, o "icone gay").

Nel video, cantato e ballato splendidamente da una Madonna al massimo della forma, appaiono anche alcuni ballerini selezionati dalla divina in persona sulle passerelle del vogueing, che si esibiscono nelle loro tipiche pose, e passi di danza.

Certo, a meno di conoscere le circostanze di nascita del vogueing il carattere al 100% gay di questa canzone e di questo video passano inosservati, e così accadde in effetti in Italia nel 1990, quando solo qualche gay ben avvertito riuscì a percepire le implicazioni omosessuali di "Vogue".
Resta il fatto che Madonna produsse questo video come deliberato e cosciente omaggio a una parte di quel mondo gay che si dimostrava sempre più entusiasta di lei... che da parte sua non l'ha mai tradito ricambiandolo con dichiarazioni omofobe, come invece han fatto in Italia le indegne "icone gay" quali Patty Pravo, Ornella Vanoni e compagnia cantante.

E come ci insegnano i grandi stilisti, la differenza tra l'avere "stile e grazia" e il non averne sta tutta nei dettagli. Per esempio, questo.

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