Amis & Amile: storia di un’amicizia

18 settembre 2004, Ompo, n. 222, 15 settembre 2001

Edward Carpenter
1917

Introduzione di Edward Carpenter

La storia di Amis e Amile è una leggenda medievale, tradotta da William Morris (ed anche da Walter Pater) dalla Bibliotheca elzeviriana. Si tratta di un'opera molto attraente e avvincente nel suo supernaturalismo e nella sua stravaganza stile vecchio mondo. Di questa storia Mr. Jacobs, nella sua introduzione alla versione di Morris, dice: «Amis e Amile erano i David e Gionata, o se preferite gli Oreste e Pilade, del mondo medievale».

Ci sono almeno trenta versioni di questa leggenda «in quasi tutte le lingue dell'Europa Occidentale e Settentrionale» - con la loro "ineguagliabile amicizia" che ha guadagnato loro un posto tra i santi medievali. (Vedere anche Old French romances, sempre per la traduzione di William Morris, Londra, 1896).

 

AMIS E AMILE


Amis e Amile era amici intimi, gemelli nell'aspetto e nella vita. In una occasione, allontanati l'uno dall'altro, non ebbero possibilità di vedersi per ben due anni. Quando, infine, si incontrarono di nuovo, "scesero dai cavalli e si abbracciarono e baciarono l'un l'altro, e ringraziarono Dio per essersi ritrovati. E si giurarono perpetua fedeltà e amicizia e cameratismo sulla spada di Amile, nella quale c'erano delle reliquie". Dopo di che, insieme, andarono alla corte di "Carlo, re di Francia".

Qui, ben presto Amis preso il posto di Amile in un torneo, salvò la sua vita da un traditore, e vinse per lui la figlia del re, che ne divenne la moglie. Ma accadde che, non molto tempo dopo, lui stesso venne colpito dalla lebbra e portato sulla soglia della casa di Amile.

Quando Amile e la sua regale sposa seppero di che si trattava, ne furono dolorosamente afflitti, lo fecero entrare e lo adagiarono su di un comodo letto, e misero tutto quello che avevano a sua disposizione.

Una notte accadde che «mentre Amis e Amile stavano nella stessa stanza senza altra compagnia, Dio mandò ad Amis il suo angelo Raffaele, il quale così disse:

'Dormi tu, Amis?'

Ed egli, credendo che fosse Amile a parlargli, rispose:

'No, non dormo, mio dolce bel compagno'.

Allora, l'angelo continuò:

'Tu hai risposto giusto, perché tu sei il compagno dei cittadini del paradiso, ed hai seguito in pazienza l'esempio di Giobbe e di Tobia. Ora, io sono Raffaele, un angelo del nostro Signore, e sono venuto ad informarti su di una medicina buona per guarirti, poiché Lui ha ascoltato le tue preghiere. Devi dire al tuo compagno Amile di uccidere i suoi due figli e lavarti nel loro sangue, e di conseguenza il tuo corpo sarà sanato'.

Amis fu scioccato all'udire queste parole, ed in un primo momento rifiutò di parlarne ad Amile. Ma quest'ultimo aveva, anche lui, sentito la voce dell'angelo, e lo spinse a parlargliene. Così, quando seppe la novità, pure lui ne restò dolorosamente afflitto. Ma, alla fin fine, decise dentro di se di non risparmiare i suoi bambini per amore dell'amico, e si diresse segretamente nella loro camera, dove li sgozzò e, prendendo con sé un po' del loro sangue, ci lavò Amis - che immediatamente ne fu guarito.

Dopodiché vestì Amis con i suoi abiti migliori e, dopo essere andati insieme in chiesa per rendere grazie, incontrarono la moglie di Amile che (non essendo al corrente di quanto era accaduto) si felicitò anche lei.

Ma Amile, tornando di nuovo e da solo nella camera dei bambini per piangere sulla loro sorte, li trovò a giocare sopra il letto, con solo un segno dal colore rosso accesso attorno alle loro gole, per ricordare quello che era stato fatto!

Più tardi, i due cavalieri caddero insieme, uccisi nel corso della stessa battaglia, "perché anche se Dio li aveva uniti insieme in buona armonia durante la loro vita, così neanche nella loro morte vennero divisi".

Ed un miracolo si aggiunse ai numerosi già visti, perché anche se erano stati seppelliti lontani tra loro, durante la notte le loro due bare saltarono l'una verso l'altra e, la mattina dopo, vennero ritrovate l'una accanto all'altra.

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