Ultimo mare

19 aprile 2005, Babilonia, dicembre 2003, pp. 78-79

Nichi Vendola ha pubblicato la prima raccolta di versi (Prima della battaglia) nel 1983, quando aveva 25 anni.

Successivamente è stato assorbito dalla politica e dal lavoro di parlamentare, ma la poesia ha continuato a praticarla e nel 1997 ha pubblicato una seconda raccolta (La debolezza), a cui ha fatto seguito nel 2001 una terza silloge (Lamento in morte di Carlo Giuliani).

Questo nuovo libro, Ultimo mare, riunisce in un unico volume le tre raccolte precedenti, con l'aggiunta di quattro poesie nuove, che "sono come un estremo approdo, un punto della geografia emozionale in cui riprende la navigazione e la significazione medesima del 'viaggio'", con la speranza che il rumore globale non cancelli "le voci e i silenzi".

La prima impressione che si ha leggendo ora tutte insieme le sue poesie è che Vendola non è un parlamentare che scrive anche versi, ma un poeta autentico che sa distillare dalle sue esperienze pubbliche e private parole che riescono a cogliere della realtà aspetti che solo la poesia sa leggere.

I versi di Vendola rappresentano angeli e dissipazioni, sogni, corpi e "gesti vani" e parlano spesso di sconfitta e di debolezza, ma si tratta di una sconfitta che è un dato di conoscenza da cui partire per rifondare nuovi progetti, e di debolezza che diventa paradossalmente una forma di forza perché è svuotamento dei luoghi comuni e appassionata ricerca di verità.

I modelli di questa poesia sono i poeti dell'inquietudine e della contraddizione, da Pier Paolo Pasolini a Dario Bellezza a Federico Garcia Lorca e anche quando Vendola diventa più esplicitamente "politico", quello che prevale non è mai la retorica o il trionfalismo che caratterizzano spesso la "poesia civile", ma la ricerca, il dubbio, il dolore, un dolore che si fa lamento con ritmi nuovi che attingono alla ballata popolare, alla filastrocca infantile o al rap, ma non è mai rassegnazione.

Nella rabbia e nello sgomento anche il lamento può diventare inappellabile giudizio umano e politico:


"Ti miro

sentinella

ad occhi chiusi:

io gli abusi non dico.

Antico è il mio sospiro

eclissi d'ogni pianto.

Ti giudico

Non canto".

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