Come un dessert (2007). Gabriella Grasso insegna come gustare la propria amata.

Di fronte a una canzone con un testo esplicito quanto questo, nel quale la cantante dichiara alla donna amata che vorrebbe gustarla "come un dessert", il regista a cui ci si è affidati per il videoclip ha tre scelte: o far finta di nulla (e fino a poco fa i videoclip italiani prediligevano questa scelta), o assecondare il testo limitandosi a tradurlo in immagini, o rilanciare, superandolo in audacia o in fantasia.

Il regista di questo clip ha (ed era ora!) scartato decisamente la prima ipotesi: anzi, il testo della canzone non specifica il sesso della persona amata, ed è quindi solo dalle immagini del clip che scopriamo che si tratta di una donna!
Non ha però scelto con decisione fra la seconda e la terza ipotesi, parcheggiando così il video in un limbo a metà strada fra le due (e con una preferenza visibile per la seconda).

Da un lato infatti traduce in immagini, compiacendosi di farlo nel modo più letterale possibile, i suggerimenti dati dalle parole della canzone, mostrando una bella donna mentre fa il bagno... nel caffè, o addirittura stesa su un tavolo mentre la cantante la cosparge di crema e la guarnisce di fragole, panna, e... petali di rosa bianca.
Dall'altro ambienta l'episodio all'interno di una féerie un po' surreale, con un gruppo di amici (sia donne che uomini) riuniti per una cena molto elegante, dove oltre al dessert "anomalo" vien loro servito un liquido sciropposo che suscita calori e pruriti, e che li spinge a manifestare un certo disagio. Da parte sua, la donna che serve questa pozione amorosa civetta seducente con lo sguardo con tutti loro, sia uomini che donne.
Alla fine il regista scioglie l'enigma mostrandoci come tutto fosse in realtà una fantasia erotica della cantante, che spegne la radio che stava ascoltando e si alza per andare ad aprire agli ospiti (o all'ospite) in arrivo.

Il video si segnala per una conduzione diligente, che è il suo pregio ma anche il suo limite. Il regista ha scelta deliberatamente di non "strafare", e mantiene in modo ferreo la narrazione lungo i binari prudenti dell'allusivo e del surreale.
Daltro canto è innegabile che questo video definisca in modo esplicito quale sia il tipo di amore (lesbico) che aveva in mente l'io narrante. E lo fa senza le contraddizioni e le reticenze d'un video come Gino e l'alfetta, che è dello stesso anno (ed è orribile).
Dopo tutto, se l'esito finale è surreale, ciò si deve anche al testo della canzone, basato interamente sulla metafora del "mangiare" la donna amata!

Tutto considerato, allora, questo è un video che merita d'essere visto, anche per la bravura della cantante e l'allegria della musica.
Certo, si sarebbe potuto fare di più, con il materiale e i talenti a disposizione, ma anche così si tratta pur sempre di un buon videoclip, ben riuscito. Non un capolavoro, ma un buon prodotto, una spanna avanti a certi prodotti italiani di quel periodo.
Consigliato.

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