Sal Mineo (1939-1379)

11 aprile 2004, Babilonia n. 87, marzo 1991

C’era un ragazzo che si chiamava Salvatore Mineo e che il destino volle rendere famoso in tutto il mondo.
Figlio d’immigrati siciliani, nacque il 10 gennaio 1939 nel Bronx e a otto anni era già un teppista di strada che veniva regolarmente espulso dalle scuole cattoliche del quartiere. Sua madre per distoglierlo dalle cattive amicizie decise d’iscriverlo a una scuola di danza e fu così che Sal venne marchiato dai bulli locali come un sissy (checca).
Per salvare la propria reputazione Sal li sfidava sui campi di football, il massimo tra gli sport da "macho" in America. A dieci anni era divenuto l’eroe sportivo della propria strada ma un giorno compì l’imprudenza di regalare a tutti i compagni di squadra divise sportive per un valore di 5000 dollari.
Poco dopo venne scoperto un furto in un’agenzia di pompe funebri (suo padre fabbricava bare!) e tutto fu palese. Le autorità gli concessero due chances: la prima era quella d’essere internato in un collegio, correzionale e la seconda consisteva nell’iscriversi ad una highschool per aspiranti attori.
Fu così che scoprì per caso la sua vera vocazione artistica. La scuola non la terminò perché a undici anni incominciò a recitare direttamente sul palcoscenico. Venne ingaggiato per il ruolo di un bambino italiano per la prima rappresentazione a Broadway de La rosa tatuata di Tennessesse Williams ed in seguito restò impegnato per due anni nel musical Il re ed io a fianco di Yul Brynner.
Nel 1955, a sedici anni, approdò a Hollywood e Nicholas Ray l’ingaggiò per il ruolo di Plato in Gioventù bruciata a fianco di James Dean.
L’incontro con Dean restò fondamentale per tutta la sua vita. Entrambi erano bisessuali e riprodussero sullo schermo il rapporto che intrattenevano nella realtà. Gioventù bruciata era un film che richiese una ridefinizione del concetto di virilità: veniva riprodotto l’amore che i ragazzi della stessa "banda" nutrivano tra di loro nella ricerca di un affetto alternativo a quello delle famiglie.
Vi veniva rispecchiato un rapporto omosessuale tipico dell’adolescente definibile come "fase del guerriero", cioè d’un amoreammirazione per un coetaneo in una situazione in cui i rapporti sessuali con donne sono ancora distanti a venire.
Plato era il classico bersaglio sissy che non aveva ancora la barba e nascondeva nell’armadietto scolastico una foto dell’attore Alan Ladd, all’opposto c’era il personaggio interpretato da Dean ben disposto a rinunciare alla popolarità pur di proteggere l’amico più debole.
Il binomio risultò esplosivo per tutta una generazione ed entrambi vennero candidati all’Oscar quello stesso anno.
Con la faccia da ragazzino, gli occhi neri e sentimentali, Sal Mineo portava con sé una parvenza tragica. Tipico figlio degli anni Cinquanta, insicuro, scontento, represso, si sentì perduto fuori da quel particolare periodo.
La carriera successiva, sebbene costante e piena di continui successi, non consentì a Mineo di sfruttare al massimo le sue capacità, e i ruoli di qualità cominciarono a farsi sempre più rari con il sopraggiungere della maturità.
A trent’anni, nel 1969, ebbe l’unica possibilità d’essere attore e regista teatrale con la pièce In disgrazia alla fortuna e agli occhi degli uomini, che trattava della violenza omosessuale all’interno di un carcere.
Ebbe successo, ma soprattutto perché vi appariva lui nudo in scena.
L’ombra di Dean perseguitava ancora Mineo che, non a caso, fece stampare questa dedica sul programma di sala: "Jimmy: in memoria della tua amicizia e ispirazione, io dedico a te questo spettacolo".
La carriera di divo cinematografico aveva soffocato la sua vita privata e in nome di questa aveva dovuto più volte rinnegare le sue tendenze e convinzioni. Ricevendo gli attori per l’assegnazione dei ruoli diceva: "Benvenuto nella tua prigione. Anch’io sono imprigionato, il successo l’ha fatto troppo presto per me".
Tra i 257 ragazzi esaminati c’era anche il giovane Don Johnson (19 anni) con un passato di teppismo e poi d’attore non molto dissimile da quello di Mineo adolescente.
Johnson venne prescelto per uno dei ruoli più importanti: quello di un bellissimo detenuto di nome Smitty soggiogato da un carcerato più anziano (interpretato da Mineo) che poi si ribella violentando il suo "padrone".
Sul palco c’erano scene di sesso e il finale consisteva in una masturbazione simulata da parte di Don Johnson.
Lungi dallo scandalizzarsi Johnson compì il suo dovere fino in fondo, d’altronde aveva già posato nudo per la rivista gay "Climax" a soli sedici anni.
Nel 1971 sarebbe stata realizzata una trasposizione cinematografica della commedia ma i ruoli che erano stati di Mineo e Johnson furono interpretati dagli sconosciuti attori Zooey Hall e Wendell Burton.
Mineo nel frattempo perse una buona occasione registica con L’ultimo spettacolo (1971) che lasciò a Peter Bodganovich. E fu proprio quest’ultimo che in seguito commentò il debole di Mineo per rituali sadomasochistici dichiarando: "Sal aveva gusti strani. È possibile che molti di questi abbiano a che fare con la sua tragica morte".
Il destino ancora una volta aveva portato a termine i suoi giochi e la notte del 12 febbraio 1976 Sal veniva assassinato con una coltellata davanti al garage della sua abitazione.
In un primo momento la Polizia pensò ad un tentativo di furto ma il portafoglio di Sal era ancora sul cadavere.
Poi si pensò anche alla possibilità che un "ragazzo di vita" potesse essere l’assassino. La polizia interrogò centinaia di persone, tra cui anche Don Johnson, ma il caso della morte di Mineo resta a tutt’oggi insoluto.
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