Divine

3 settembre 2004

"Essere considerata un sex simbol ha i suoi vantaggi. All'aeroporto, ad esempio quando mi aprono le valigie, io gli sbatto davanti questo paio di tette e puoi star sicuro che non controllano più niente. Se solo lo volessi, potrei perfino fare il contrabbando di eroina!". Chi parlava così di se stessa, era 1a più famosa attrice del cinema underground americano, la Divine, morta nell'88 in una stanza d'albergo a Los Angeles, soffocata nel sonno. Era l'unica bomba erotica emersa negli anni '80, anche se, quando si pensa ad un simbolo del sesso, si è più portati ad immaginare Marilyn Monroe o Jane Mansfield piuttosto che un eccentrico travestito di 150 chili!

Perché all'anagrafe, in effetti, la Divine risultava di sesso maschile, ed era registrata con il nome di Harris Glenn Milstead, nato a Baltinore, nel Maryland, nel 1946. Eppure, le madri di famiglia che compravano fiduciose ai loro bambini il libro pieno di sue immagini da ritagliare ed incollare, non sospettavano di certo che questa donna prosperosa, formosa ed 'eccessiva' in tutti i sensi fosse, in realtà, un uomo timido, introverso e un po'... pelato.

La sua carriera ebbe inizio con il film di John Waters, "Pink Flamingos", ("Fenicotteri Rosa") del 1972, che venne proiettato per la prima volta a New York, a mezzanotte, presso il cinema Elgin e come riempitivo dopo un film ben più importante, qual'era "El Topo" di Jodorowskj. In breve, il film divenne oggetto di quello straordinario fenomeno culturale tipicamente newyorkese che è il cinema underground notturno e per otto anni di seguito venne proiettato a Los Angeles e New York. Perciò oggi, in America, tutti sanno chi era la Divine, ma ben pochi sanno perfino che esiste Jodorowskj.

Ma cosa aveva la Divine di tanto attraente? Perché piaceva a tutti?

La sua specialità erano le donne perverse, eccentriche e spietate, di una volgarità eccezionale, scurrili, dal trucco pesante ed il seno esagerato. In "Pink Flamingos", alla fine del film si mangiava anche un po' di cacchina del suo cane (e la mangiava sul serio!). Su "Polyester", il primo film in "odorama", lei è una povera disgraziata maltrattata da un.marito scoreggione (e per 'gustarsi' meglio il film bisogna sollevare l'adesivo che copre una chiazza dov'è conservata la puzza corrispondente). Amiche invidiose le mandano pizze andate a male con aglio e cipolla, e sullo schermo appare il numero dell'adesivo da togliere per sniffare l'atroce "profumo". Il figlio, per metà punk e per l'altra metà maniaco sessuale, è il famoso violentatore di piedi femminili: si apposta di fronte ai supermercati e, preso da raptus, "zac!", calpesta con una scarpa chiodata i piedi delle sventurate clienti. La figlia, da parte sua, è ninfomane e tossicodipendente ma verrà redenta da un commando di monache guerrigliere. La madre è una ladrona matricolata che le sfila i soldi dal borsellino e che, alla fin fine, fuggirà in Florida con il marito della figlia! E durante tutto il film, la Divine sbatte le sue tette a destra e a manca, piangendo, lamentandosi, passando da un gabinetto ad una sala da letto ad una camera da pranzo: è, insomma, una donna normale che vive la normalita della vita, fatta di tradimenti coniugali, liti in famiglia, dispetti idioti, problemi etilici e complicazioni filiali. Nonostante queste sue vergognose e oltraggiose interpretazioni femminili, queste sue parti "svaccate" e piene anche di organi genitali esibiti un po' dappertutto, uno si accorge che in questi film il sesso è del tutto assente. Al contrario, si è travolti dallo schifo, ma è uno schifo bonaccione, goliardico, casalingo, che piace e che sarebbe da stupidi rifiutare.

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