Sidonie Gabrielle Colette, detta "Colette" (1873-1954)

Qualcuno pensa che la scrittrice Colette fosse una etero che visse alcuni episodi lesbici; altri, in mala fede, non si ricordano nemmeno più di questi ultimi; secondo me Colette era una lesbica che ha vissuto alcuni lunghi periodi etero.
È vero, si è sposata tre volte (e non erano finti matrimoni!), senza contare le diverse altre avventure maschili. Ma ormai sappiamo che matrimonio e lesbismo non sono affatto in contraddizione, né allora né tanto meno oggi. E poi ci sono indizi che non lasciano dubbi.


Nel 1940, la sua amica Renée Hamon (ribattezzata da Colette "il Piccolo Corsaro") vuole sapere cosa leghi la scrittrice e il suo terzo marito, Maurice Goudeket, più giovane di lei di sedici anni.
Colette risponde:

"È la mia virilità. A volte lo urto, ma può vivere soltanto con me.
Quando ha voglia di scopare, sceglie una donna molto femminile; riesce a circondarsi di simili donne, ma non sarebbe capace di vivere con loro".
E poi l'amore, l'interesse di Colette per il corpo femminile.
Oltre a scrivere romanzi, racconti, cronache varie, Colette fu per un periodo lunghissimo critica teatrale per diversi quotidiani (testi in parte raccolti in La jumelle noire).
Lo spettacolo che più l'affascina è il music-hall, in ricordo del periodo in cui si guadagnava da vivere facendo la mima.
In 20 anni scrisse 250 resoconti di spettacoli vari, e se gli attori maschi vengono citati per la loro abilità, la loro fisionomia, non vengono mai nominati per il loro fisico.

Negli articoli della scrittrice la fisicità che domina indisturbata è quella della donna e del suo corpo e Colette non è certo avara di particolari: fronti, cosce, natiche, seni prosperosi, ventri muscolosi, braccia ben disegnati, tutte le parti del corpo femminile vengono descritte con gusto.

Colette preferisce i corpi femminili in carne, ben proporzionati, forti, come era lei quando recitava sui palchi del "Moulin Rouge" nel 1907 assieme a Missy, la sua compagna per cinque anni.
In tutte le cronache dove è protagonista il corpo femminile, Colette mostra la sua natura di donna golosa. Golosa di tutti i piaceri che il corpo poteva procurarle: il cibo, il contatto con la natura, il contatto con la pelle, il piacere sessuale che amava chiamare "voluttà" e non ultimo il piacere di guardare, ammirare, toccare con gli occhi i corpi delle donne qualora non potesse toccarli con le mani.

Nel 1943 pubblica Nudité, ancora un inno alla bellezza della donna nuda, un poema in prosa sensuale illustrato con i nudi di Carlègle. Sono le donne delle Folies-Bergère che Colette innalza a capolavori della natura e traspare di nuovo l'intenso piacere che la scrittrice prova nel plasmare con la scrittura le loro forme.

Le sue donne? Quelle di cui non si discute più: Georgie Raoul Duval, che Colette descrive sotto le vesti di Rezy in Claudine à Paris [trad. it.: Claudine a Parigi]; Natalie Barney, l'Amazzone a cui Colette perdonò difficilmente il fatto di averla trattata come una delle sue tante conquiste di passaggio, la marchesa Mathilde de Mornay, detta Missy, presente nell'opera di Colette oltre che in Le pur et l'impur [trad. it.: Il puro e l'impuro], anche in alcuni racconti/poesie di Les vrilles de la vigne.


Colette era una donna intimamente libera. Perciò rimane per me una donna intimamente lesbica.

Nel 1922, dopo la separazione dal primo marito e la vita in comune con la marchesa di Mornay, scoppia uno scandalo nazionale, alimentato anche dal fatto che una nobildonna recitasse sul palcoscenico di un music-hall.
La coppia Colette-Missy viene presa di mira dalla stampa, ma anche quella formata da Willy (il primo marito, Henri Gauthier-Villars) e la di lui amante Meg, con i quali le due donne continuano a vedersi amichevolmente.
Stanca di fare da bersaglio, Colette scrive, con ironia, al quotidiano "Le cri de Paris" (la lettera viene pubblicata dal giornale il 22 dicembre 1922):

"Leggo i vostri trafiletti con piacere, un piacere frequente, poiché da qualche tempo mi state deliziando. Che peccato però che abbiate intitolato uno dei più divertenti "In famiglia"! Questo titolo ci dà, a Willy, che rimane un mio amico, alla marchesa e a me, e a quella dolce e tranquilla ballerina inglese che Willy chiama Meg, un'aria di losco condominio [...]
Non collegate così... intimamente nella mente dei vostri numerosi lettori due coppie che hanno sistemato la loro vita nel modo più normale che io conosca: quello che a loro pare e piace."
Per un punto di vista meno parziale e decisamente più ampio, consiglio l'ottima biografia di Claude Pichois e Alain Brunet, Colette, tradotta presso Bollati Boringhieri nel 2000.
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