Roger Peyrefitte

15 maggio 2006, Pride, n.18, dicembre 2000, con il titolo "E' morto il 'papa dei gay'"

Inesorabilmente, anno dopo anno, Roger Peyrefitte è stato archiviato come un "caso" letterario e di costume ormai tramontato. Per un lettore curioso sarebbe arduo trovare le sue opere se non rivolgendosi direttamente a remainders o bancarelle.

Eppure non sono passati che vent'anni dai tempi in cui ogni sua nuova uscita era un best-seller internazionale e consacrava sempre più il suo autore come immorale, provocatore, "scandaloso" e soprattutto demistificatore della realtà contemporanea.

All'inizio del mese scorso tutti i quotidiani hanno titolato la notizia della sua morte, a 93 anni, aureolandolo frettolosamente come: L'ultimo grande scrittore gay "maledetto".

Nato a Castres (Tarn) nel 1907, figlio unico in una famiglia molto ricca, il giovane Roger dopo studi di diplomazia riuscì, a 24 anni, a diventare uno dei più giovani attaché d'ambasciata. Nel 1933 fu trasferito ad Atene e lì rimase finché non esplose uno scandalo per una sua liaison con un giovane stalliere del più esclusivo circolo per gentiluomini della città.

Rispedito in Francia, la sua carriera si arrestò di nuovo nel 1940. era a Vichy e lavorava per salvare gli archivi di Stato in mano ai collaborazionisti nazisti. Accadde che incontrò per caso un ragazzo, forse anche troppo giovane, e senza preoccuparsi del clima poliziesco che regnava nella città lo invitò prima in pasticceria e poi ad accompagnarlo in albergo. Per strada fu fermato da due poliziotti e fu arrestato. Il ragazzo confessò tutto, ma siccome niente era stato consumato ne seguì solo un processo alle intenzioni. Peyrefitte fu costretto alle dimissioni per "collaboration spéciale avec la jeunesse".

Reintegrato nel 1943 in un incarico presso la Delegazione generale dei territori occupati, riuscì a mettere in salvo molti ebrei.

Nel frattempo aveva iniziato la stesura di Le amicizie particolari, il suo primo romanzo destinato a diventare uno dei "fari" dell'omosessualità, non solo in letteratura ma tout court nella cultura moderna. Fu stampato durante il governo collaborazionista di Pétain e restò un anno sui tavoli della censura. La sua prima edizione di 1999 esemplari fu in gran parte distrutta dai bombardamenti prima di finire nelle librerie.

Ma nel frattempo era diventato un libro di "culto" ed ebbe una ristampa a guerra finita, nel 1946.

Il libro descriveva, per la prima volta in maniera più che esplicita. l'amore tra due adolescenti in un collegio cattolico, e la tragica fine di uno di loro due.

Al di là d'ogni esplosione di curiosità, fu subito chiaro che il libro per le sue qualità innovative e stilistiche s'era imposto tra i pochi volumi che contavano nella letteratura francese contemporanea.

Le amicizie particolari è una condanna d'un sistema educativo fondato sulla menzogna e l'ipocrisia, che falsano il senso dei più alti valori della vita: amicizia, l'amore e la fede religiosa. Il vero pregio del romanzo fu aver trattato con estrema delicatezza e purezza un argomento all'epoca così scabroso, assorbendo nell'afflato poetico del racconto il fondo polemico.

La stampa cattolica si accanì ferocemente contro il libro. Furono molti però gli intellettuali che lo difesero. Per primo Jean Cocteau che scrisse: "Grazie per questo libro mirabile, che non assomiglia a niente di precedente".

Anche André Gide disse la sua e profetizzò: "Tra cent'anni si leggerà ancora Le amicizie particolari".

il romanzo è oggi considerato un classico, e il protagonista George de Sarre divenne il personaggio principale di molte opere di Peyrefitte e un vero alter ego del suo creatore. Accadde addirittura che nel 1964 il regista Jean Delannoy traesse con non poco scandalo un eccellente film da Le amicizie particolari.

Da noi Le amicizie particolari uscì nel 1949, tradotto per Einaudi, ma fu poi Longanesi che ebbe l'esclusiva di tutte le opere successive.

Peyrefitte iniziò così la sua lunga love story con l'Italia, dividendosi per lunghi mesi tra Capri e Taormina, l'una per divertimento e l'altra per lavoro.

In tutto Peyrefitte ha partorito diciassette libri durante i suoi soggiorni italiani, legandosi all'ambiente intellettuale del nostro Paese.

In Francia, con André Baudry, fu uno dei fondatori della rivista Arcadie cui prestò l'eloquenza della sua scrittura per far uscire l'omosessualità dall'oppressione cattolica e borghese.

Il suo non conformismo continuò con la pubblicazione di altri volumi a tematiche omosessuali.

Nel 1949 uscì Eccentrici amori (biografia del fotografo Von Gloeden), nel 1959 L'esule di Capri(ricostruzione romanzata della vita dell'eccentrico barone Fersen), nel 1963 La natura del principe (romanzo storico ai tempi dei Gonzaga), nel 1966 Giovani prede, l'anno successivo Il nostro amore, nel 1973 La Muse garçonniere, nel 1978 L'Enfant de coeur ed infine i tre volumi biografici Alessandro il Grande usciti tra il 1977 e 1981.

Ma molti libri di Peyrefitte hanno "fatto storia" ben al di là di quanto accada a qualsiasi autore del giorno d'oggi. Con la sua vena descrittiva al vetriolo inaugurò la stagione del "romanzo bomba". Favorito dalla sua fama iniziò a scandagliare temi considerati "proibiti".

Dopo la pubblicazione di Le chiavi di San Pietro (1955), in cui venivano svelati intrighi in Vaticano (il libro fu immediatamente ritirato in Italia, dove tornò in circolazione molti anni dopo grazie ad un'amnistia) e fu fatto pedinare giorno e notte dalla polizia.

Il quotidiano "Paese Sera", nel 1959, pubblicò le foto di questi perenni inseguimenti , e questa prova della collusione tra Polizia e Vaticano provocò una grave crisi nel Governo italiano. Ma anche il cardinale Tisserant dovette ammettere: "Peyrefitte colpisce forte. Vedrete che un giorno i suoi scritti faranno luce a quelli che vorranno comprendere la nostra epoca."

La lotta di Peyrefitte con l'ipocrisia della Chiesa fu incessante. Nel 1964 ricevette su un giornale gli insulti dallo scrittore cattolico François Mauriac a causa del film tratto da Le amicizie particolari. Peyrefitte rispose con un pamphlet in cui denunciava pubblicamente l'omosessualità di Mauriac. La cosa costò i funerali di Stato a Mauriac quando questi morì, sei anni più tardi!

La comparsa di I cavalieri di Malta nel 1957 fece invece rinunciare al Vaticano all'idea d'impossessarsi dei beni dell'ordine dei beni dell'ordine cavalleresco, mentre La fine delle ambasciate nel 1953 costò la presidenza della Repubblica a George Bibault, presidente del Consiglio.

Con I figli della luce (1961) rese noti i legami tra Massoneria e politica, mentre con Gli ebrei (1965) gettò sconcerto generale "dimostrando" che sia il Papa che Hitler erano d'origine ebraica.

Ma chi solleva troppo polverone finisce per seppellirsi da solo sotto una spessa coltre d'inaffidabilità e Peyrefitte ben presto perse molta della sua credibilità.

Le sue boutades, anche se sorrette da solide prove, finirono per essere screditate e ridicolizzate dai suoi nemici.

Non ci fu nessuno dei suoi libri che non ebbe lunghi strascichi giudiziari, e si sa che niente più dello "scandalo" finisce ben presto assorbito dalla cultura popolare.

I detrattori di Peyrefitte ne scoprirono così il lato debole e riuscirono lentamente a neutralizzarlo.

Verso la fine degli anni Settanta Peyrefitte scrisse La sottana rossa che non trovò un editore in Italia perchè parlava del fraudolento Monsignor Marcinkus, del giornalista Pecorelli assassinato perchè in prima pagina aveva pubblicato la fotocopia d'un assegno di Andreotti, del suicidio Calvi e dei rapporti col Kgb.

L'editrice Inge Feltrinelli gli rispose: "Vuole che io venga assassinata?".

Continuò a scrivere numerosi libri di successo fino al 1980, ma il suo ultimo e grande fuoco d'artificio lo fece esplodere nel 1976 dichiarando sulla rivista francese "Lui" (poi tradotto in Italia ne "L'Espresso") l'omosessualità di Paolo VI in risposta alle sue condanne ai gay.

In qualità di "Papa dei gay" Peyrefitte disse che quando Giovanni Battista Montini era l'Arcivescovo di Milano aveva amato l'attore Paolo Carlini...da cui prese in suo onore il nome quando fu eletto pontefice.

La Domenica delle Palme, dal suo balcone, Paolo VI addolorato denunciò: "Le cose calunniose e orribili che sono state dette sulla mia santa persona...". Le chiese di tutto il mondo organizzarono veglie per mondare con la preghiera tali accuse.

Peyrefitte rispose: "Sono rattristato che la Chiesa si intrometta in affari che non la riguardano, perché non credo che l'omosessualità metta in pericolo la Chiesa cattolica, ma sono anche commosso perchè io penso che per Sua Santità sia stato un modo indiretto di fare una confessione pubblica".

Peyrefitte ricevette molte più onorificenze all'estero di quante ne ebbe in patria. Messo al margine e dimenticato dal mondo intellettuale e letterario francese, scrisse di questa sua situazione ne L'Innominato, del 1989. Ma quando espresse il desiderio d'essere un giorno seppellito nel cimitero di Alet, la cittadina ribattezzò immediatamente la più bella promenade del villaggio a suo nome. Onore mai concesso ad una personalità ancora in vita.

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nomeprofessioneautoreanni
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