recensione diStefano Bolognini
A scuola di accettazione (colloquio con l'autore)
Il tuo romanzo Il puzzle della ATIV è una storia sulla diversità. La tua diversità di dislessico innanzi tutto. Ci spieghi cos'è la dislessia?
La dislessia, scientificamente, è un disturbo che causa difficolta' nella capacita´ di leggere e scrivere in modo corretto e fluente.
Per me la dislessia è omettere o invertire le lettere o numeri e difficoltà nell'imparare tabelline, nella lettura, nella scrittura e nella compitazione. Aggiungi che uso le dita per fare semplici calcoli ho scarsa concentrazione e difficoltà nell'elaborazione veloce del linguaggio. In più faccio confusione tra destra e sinistra. Piu’ che confusione non 'ho il concetto' di destra e di sinistra… per questo non posso avere la patente. Inoltre ho una distorsione spazio-tempo, parlo spesso al presente perché non capisco il concetto del tempo che passa se non figuratamene.
Oltre alla dislessia è un'altra diversità a caratterizzarti......in effetti da adolescente dovetti fare i conti con un’altra diversità: la mia omosessualità.
Come ti sei scoperto gay?L’ho sempre saputo, fondamentalmente. Da piccolino giocavo di nascosto con la barbie di mia sorella. Poi quando per la prima volta fui portato in una discoteca “gay” e un ragazzo si avvicinò e mi fissò negli occhi un diapason vibrò interiormente.
La mia era una navigazione controvento, lo era sempre stata.
Nel romanzo racconti la tua 'doppia' diversità. Ci puoi anticipare le esperienze che più ti hanno segnato?Potrei fare un elenco sommario: vivere una diversità molto spiccata durante gli anni dell’infanzia, il difficile rapporto con i miei amici, il forte complesso di inferiorità che provavo e poi, mettiamoci anche la presa di coscienza della mia omosessualità.
Quali sono gli ostacoli che hai incontrato nella tua esperienza di omosessuale dislessico?Ne ho incontrati tanti… Uno dei primi è stato quello del rapporto-confronto con gli altri, cioè da chi mi percepiva “diverso”, infatti quando ero più piccolo spesso la mia dislessia veniva scambiata per mancanza di intelligenza. Questo ha innescato in me un forte complesso di inferiorità. Mi isolavo e mi vergognavo di parlare in pubblico. Provate a pensare per un attimo essere trattati come uno stolto. A penserci mi viene ancora la pelle d’oca.
Poi mi scontrai con un’altra mia diversità la mia omosessualità, e li fu molto piu’ dura. Soprattutto perché non accettavo io, in prima persona, la mia omosessualità.
Come ti sei accettato?Ho accettato le mia diversità attraverso un percorso non facile. Riflettendo sulla mia condizione ho elaborato una filosofia di vita e cioè: "Qualsiasi cosa, che è diversa da una collettività formata da elementi uguali si può definire speciale!".
Non sono diverso, sono speciale. Oggi, credo di aver acquisito una sorta di equilibrio interiore. Questo mi ha portato all’accettazione nella mia globalità e all’accettazione di ogni singolo individuo nel suo essere diverso percependolo come irripetibile e unico.
Certo che per un dislessico scrivere un romanzo deve essere stata un'impresa...Infatti magari finirò, non so, nel libro dei colmi dei colmi!
Comunque anche in questo non sono andato contro la mia natura… Il mio è un romanzo scritto da una mente dislessica e all’interno dello scritto troverete, la poesia, il racconto, la fiaba, il romanzo, la cronaca, utilizzando una forma stilistica non lineare ma intrecciata dagli elementi che ho descritto sopra. Speriamo che il risultato non sia deludente, sicuramente sarà diverso da un comune romanzo e questo a me basta…
Forse scrivendo hai dimostrato che "Non ci sono limiti e, che, comunque, se ci sono, sono solo creati da noi". E' una frase presa dal tuo sito e può essere considerata la tua prospettiva sulla vita. Come ci sei riuscito?Si esattamente è il mio "modus vivendi". Il mio segreto è credere in quello che faccio e perseverare verso un obiettivo. E' necessario non scoraggiarsi mai.
E oggi, come vivi la tua diversità di omosessuale dislessico?Sentendomi due volte speciale! Vivo la mia diversità nella più totale normalità e non rappresenta un problema. Forse lo è per gli altri ma non di certo per me!
Per concludere perchè hai intitolato il libro Il puzzle della ATIV?ATIV nasconde la parola Vita. C'è vita, per me, in ciò che non si vede in ciò che non riusciamo mai ad ammettere.