Sukia: se il fumetto porno si scopre militante...

24 settembre 2013

I fumetti porno italiani non hanno mai conosciuto una effettiva segmentazione del mercato e hanno pertanto sempre flirtato con ogni pratica sessuale, omosessualità inclusa. Dovendosi però riferire principalmente a un pubblico di maschi eterosessuali, le incursioni nell’omosessualità maschile sono state abbondanti quanto spesso titubanti, stereotipate nei risultati e non di rado sprezzanti nella forma (per quanto potesse essere solo pretestuosa al fine di giustificare comunque la rappresentazione). È quanto accade persino in una serie come Rolando del Fico, in cui il personaggio gay è protagonista.

Le eccezioni però non mancano e si direbbe che gli autori (capeggiati al solito da Renzo Barbieri) abbiano almeno in parte imparato dal fallimento di Rolando. Trascorso qualche anno e interessati a non farsi sfuggire un segmento di lettori sempre più visibile, oltreché già corteggiato con esperimenti più spregiudicati della media quali De Sade e Karzan, l’ammiraglia di questo mercato (la Edifumetto) ci riprova sfornando Sukia, ennesima variazione del fumetto horror-erotico con protagonista un’avvenente vampira, in questo caso di stanza nella New York contemporanea e con le fattezze di Ornella Muti (quanto meno sulle copertine). Sukia è affiancata dal maggiordomo Gary, che entra in scena nella quinta avventura, Il vampiro della sauna blu, dove quella del titolo è una sauna per soli uomini (e nei precedenti episodi si erano già visti una coppia di marinai gay e una giovane marchetta al lavoro). Nemmeno ventenne, Gary si intrufola in casa di Sukia per rubare qualcosa ma viene subito sorpreso. Date le opportune spiegazioni (il ragazzo era stato licenziato dalla precedente padrona che lo aveva trovato a letto col marito), Sukia lo prende in simpatia e lo assume.

Gary rappresenta un personaggio decisamente innovativo per questo genere di fumetti e tenta di correggere la formula di Rolando. L’esperimento ripaga bene, perché Sukia gode di un successo che non ha premiato gli altri protagonisti gay più stereotipati (compreso quello del successivo Batty e Gay) e non solo si protrae per diversi anni, adattandosi presto all’evoluzione del genere (passando cioè gradualmente dal soft all’hard a cavallo del 1980), ma fa il giro del mondo: anzitutto in Francia, dove la Edifumetto aveva una succursale (Elvipress) che rieditava molte delle sue storie, sia pure spesso scorciandole, rimontandole e censurandole, ma anche in altri paesi europei e in Sudamerica.

Gary scopre presto che Sukia è una vampira, ma le rimane fedele, le salva la vita già nel nono episodio e poi collabora con devozione a tutte le sue imprese, basate (come accade con tutti gli eroi neri dei fumetti) su un senso della giustizia alquanto discutibile e su una disinvolta semina di morti. Sukia, dal canto suo, non ha nessun problema con l’omosessualità di Gary, anzi si diverte di cuore a sentir raccontare le sue imprese erotiche e se di tanto in tanto si dispiace è solo perché sotto sotto ha un debole per lui. Del resto, nei flashback che ne rievocano il passato, si viene a sapere che, cresciuta segregata da un padre che farebbe scolorire Vlad Dracul, quando finalmente era riuscita a fuggire aveva scoperto la sessualità (e la differenza fra maschi e femmine) osservando di nascosto proprio due soldati… in un momento di pausa.

Pur impressionabile e incline agli svenimenti, Gary è un po’ meno effeminato dei suoi predecessori di carta e nel tempo diviene anche più mascolino (sia nel fisico che negli atteggiamenti), forse anche per avvicinarsi a un nuovo stereotipo di gay che andava diffondendosi nell’immaginario e che avrebbe trovato pieno sfogo qualche anno dopo nella serie Macho. Inoltre Gary ha tutta una serie di virtù inedite: è coraggioso, altruista, sagace e ha un senso dell’umorismo che non si ferma alla solita leziosaggine. In questo modo ribalta nettamente i luoghi comuni imperativi nella maggior parte dei fumetti precedenti (e in molti di quelli successivi): non si tratta di un personaggio ridicolo offerto alla derisione del lettore, bensì di un deuteragonista brillante e degno di rispetto.

Ovviamente Gary rimorchia ovunque (in sauna, al cinema, per strada, in spiaggia, nei parcheggi dei camionisti) ed è ossessionato dal sesso, al punto da potersi adattare facilmente persino con mostri lagunari (in vari episodi) e con alieni (nel 122° episodio, E.C., ne trova uno capace di mutare forma e pensa bene di mostrargli la foto del suo modello porno preferito…). Ma questo non dipende dal fatto che è gay, perché fa né più né meno quello che fanno tutti in questi fumetti, come in ogni racconto porno che si rispetti (benché commenti spesso con rassegnazione l’insaziabilità del suo aiutante, Sukia non è da meno). Inoltre, l'attrazione è sempre reciproca, al punto che Gary riesce a sedurre anche gli eterosessuali più incalliti (nel n. 83 è il caso nientemeno che di Dracula). Vero è che talvolta questa erotomania lo distrae e interferisce con i suoi doveri. Nel 55° episodio (Il travestito e la travestita), Sukia deve eliminare una persona che ne sospetta le reale identità. Avendo scoperto che l’uomo in questione ha una passione per i travestiti, toccherà a Gary farsi rimorchiare e uccidere l’uomo. Solo che nel mezzo del lavoro ci prende gusto e dimentica lo scopo dell’impresa, sicché dovrà rimediare Sukia in persona. Talvolta accade però il contrario: nel 21° episodio (In due a Sexyland), i nostri eroi sono in vacanza in una sorta di Las Vegas del sesso dove ci sono quartieri adatti a tutti i gusti, compreso ovviamente il quartiere gay dove si installa Gary. Questa volta sarà lui, benché sfinito dall’incessante attività sessuale, a prendere l’iniziativa salvando Sukia, vittima inconsapevole di un complotto. I morti non si conteranno.

Oltre a ciò, Gary è a tutti gli effetti un personaggio militante. Ha cioè piena e appagata consapevolezza della propria identità sessuale, la difende, vi si riconosce, manifesta solidarietà con chi la condivida e lotta a modo suo per difendere la comunità gay e migliorarne la situazione sociale. Gary è a tal punto felice e orgoglioso della propria omosessualità (come da dettami della militanza dell’epoca) da non essere disposto a rinnegarla nemmeno per Sukia, di cui accetta qualsiasi richiesta e incarico, purché non comporti l’andare a letto con donne. Vero è che in un paio di occasioni diventa eterosessuale, ma solo temporaneamente. La prima volta accade a causa di un virus tropicale (91° episodio, Gary supermaschio), e Sukia ne è talmente contenta da sposare il suo assistente. Ma Gary torna presto “normale”: «Sono di nuovo finocchio, felice e beato…» commenta al risveglio, dopo aver fatto le necessarie verifiche con il barista dell’albergo. Se diverte la sotterranea associazione tra eterosessualità e malattia di questo episodio, il 105° (La clinica antichecca) gioca invece sulla più tradizionale convinzione della guaribilità dell’omosessualità, ma solo per sconfessarla. A “convertire” Gary è infatti questa volta una costosa terapia pagata dalla vampira nella speranza di riavere il marito che le piaceva tanto. Ma la cura dura poco e per tornare stabilmente e felicemente gay a Gary basta essere violentato, due numeri dopo (Gary ci ricasca), da alcuni bruti reduci di un esperimento nucleare sull’isola di Pasqua (dove Sukia e Gary sono finiti in seguito a un naufragio, e gli autori paiono essersi completamente dimenticati di averceli già mandati alcuni episodi prima…).

Quando poi le avventure coinvolgono altri personaggi gay o trans, Gary diviene protagonista (ma non è raro che anche altrove rubi la scena) lasciando trapelare un suo istintivo attaccamento alla comunità omosessuale pari almeno a quello che prova per Sukia. È quanto accade ad esempio nel 63° episodio (Dentro), in cui viene eletto vicesegretario di una nuova associazione per i diritti gay, il Dentro (omaggio, più che parodia, al Fuori), ovvero Diritti Elementari Non Trascurabili Riferiti Omosessuali. La sua prima missione è quella di andare a manifestare a Mosca, attraversando nudo la Piazza Rossa con scritto sul petto: «Giustizia per i gay russi». E l'entusiasta Gary viene promosso da Sukia: «Si sente un eroe… e forse ha ragione: la causa dei gay è simile a quella di altre minoranze perseguitate in Urss come in Usa e altrove!»

Più indiretto ma altrettanto significativo è il n. 45, I transessuali. Insospettiti dall’aumento di episodi criminali con protagonisti dei gay, Sukia e Gary scoprono che tutto ruota intorno a una clinica per il cambio di sesso. Il piano è che Gary vi si faccia ricoverare per raccogliere informazioni. Gary fraintende, temendo che Sukia voglia farlo operare, e bofonchia la sua ennesima dichiarazione di orgoglio omosessuale (ovviamente nei modi consoni a un fumetto porno): «Io… Io ci tengo troppo al mio uccello. Sai bene che io sono attivo e passivo, anche se prediligo una certa passività. Insomma, sto bene come sono». Quando Sukia gli fa notare che nessun altro può vendicare i tanti giovani gay sfruttati e uccisi, Gary cambia subito idea e si presta al sacrificio in nome della comunità. «E che il cielo salvi il mio uccello!», chiosa. Il cielo ascolterà la sua preghiera.

Nell'episodio 148 (La grande paura) si parla anche di Aids: nei mesi dello scandalo che travolge Rock Hudson, gli autori pensano bene di mettere un riferimento alla malattia nel numero che arriva in edicola proprio a ottobre, quando la morte dell'attore riporta il caso su tutte le prime pagine. La questione è al centro di una breve scena nella quale Sukia scusa il nervosismo di un Gary ormai intrattabile pensando:

Gary è sempre più isterico… ormai non si può chiedergli più nulla! E io conosco la causa del suo nervosismo, comune a tutti i gay di New York… Sono costretti a vivere castamente, cioè a non prenderlo in culo, né a fare altri giochi, e questo per paura dell'AIDS. La malattia che priva l'organismo delle possibilità naturali di difendersi dalle malattie!

Come vademecum di prevenzione lascia un po' a desiderare, ma se ne apprezza lo sforzo di non dare fondo ai luoghi comuni circolanti sull'epidemia rispecchiando piuttosto una paranoia che si riflette anche nella soluzione pensata dalla vampira, e cioè portare Gary a fare una vacanza in «un luogo dove non esistano uomini che lo tentino».

Di tanto in tanto capita anche in Sukia che gli omosessuali siano antagonisti, con avventure che riprendono stereotipi già sfruttati da altre serie, ma sempre riadattati alla nuova prospettiva più politicamente corretta, in cui Gary basta a compensare. Nel 13° episodio (Api assassine), il villain è un apicultore poco piacente che, rifiutato da una prostituta e violentato da una banda di motociclisti, si vendica usando a comando le sue api (di cui ha appreso il linguaggio). La quantità di morti misteriose insospettisce Sukia, e siccome lo stupro ha permesso all’apicultore di scoprirsi gay, toccherà a Gary incastrarlo e fargli saltare la testa, con l’aiuto di due prostituti sacrificati sul campo, ai quali se non altro è concessa un’ultima notte insieme sotto lo sguardo approvativo di Gary. La loro morte non ha comunque nulla di omofobo: semplicemente, le comparse (etero o omo che siano) non contano nulla nel mondo del fumetto pornografico, che non ha mai rinnegato l’eredità violenta del fumetto nero da cui è generato.

Lo stesso si può dire dell’episodio 88, Il virus della frociaggine, che rispolvera l’intreccio basato su un complotto gay, già sfruttato da altre serie precedenti. In questo caso Sukia è preoccupata da un amico di Gary che ha scoperto un virus capace di trasformare chiunque in omosessuale, mediante il quale vuole vendicarsi di un pestaggio di cui era rimasto vittima ai tempi della gioventù. Anche qui la novità è palese: l’antagonista gay non è solo un essere ridicolo e megalomane, sadico e risibile nella sua effeminatezza incontrovertibile, come accadeva con il Supremo in Goldrake, con Caraculis in Isabella o con De Calbolis in Playcolt: è invece una persona con un trauma alle spalle rievocato con comprensione da Gary (che gli è amico) in un lungo flashback. Per quanto Sukia si debba incaricare di porvi rimedio, l’antagonista è anzitutto presentato come una vittima dell’omofobia della società e il lettore è invitato a capirne le ragioni e a condannare per prima cosa proprio quel tipo di perfidia che trionfa invece consacrata in molti altri fumetti. «Che gente retrograda!» commenta Sukia a beneficio del lettore; «Sono gli stessi che linciano i negri!» le fa eco Gary. Dello stesso tenore erano – nel 27° episodio, Chi ha paura del culo mannaro? – i commenti di Sukia, del giornalista allora suo compagno e persino del narratore quando Gary era finito in ospedale dopo essere stato massacrato da un uomo che lo aveva rimorchiato credendolo una donna (l’aiutante della vampira indossava abiti rubati alla prima venuta essendosi risvegliato nudo nel parco dopo una crisi di licantropia dovuta al morso di uno zombi…). La vendetta di Sukia, come sempre, sarà spietata.

Gli episodi non sono certo tutti allo stesso livello e nei disegni di Flavio Bozzoli (e di chi di tanto in tanto lo sostituisce) infastidisce un po’ la cura alterna delle tavole, talvolta sbrigative, e la tendenza a disegnare i volti maschili giovanili più o meno sempre allo stesso modo, sicché non è raro che entrino in scena comprimari che paiono gemelli di Gary, creando qualche momentaneo spaesamento. Comunque, nell’insieme e nel suo genere si tratta di un buon prodotto, decisamente meno sguaiato di tanti altri, mentre dal punto di vista della rappresentazione dell’omosessualità è quanto di meglio il fumetto erotico-pornografico italiano abbia saputo produrre nella sua storia pluridecennale, peraltro questa volta (a differenza di casi precedenti) senza ripensamenti né titubanze.

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