Amore e (omo)sessualità negli autori latini

26 settembre 2006

Nell'Introduzione a questo volume, e nel suo primo capitolo (In principio era l'eros, pp. 7-31), Luca Canali (latinista di vaglio, scrittore e poeta, professore universitario di Letteratura latina a Pisa, espulso dal PCI nel 1948 per 'revisionismo', in quanto animatore di «Città aperta», prima rivista del dissenso) ricorda preliminarmente come la poesia latina sia stata, elettivamente, poesia erotica, e come essa fu infinitamente più libera della nostra in questa materia. Catullo, Orazio, Virgilio, Tibullo, Properzio cantarono in tutta libertà le intimità dei loro incontri amorosi, eterosessuali o omosessuali che fossero; e per quanto anche nell'antica Roma esistesse una forte corrente di moralisti (facente capo a Catone il Censore), nessuna condanna o censura penale colpì mai scrittori o poeti per ragioni di 'decoro'. In tempi moderni, e non troppo lontani da noi, si è assistito invece persino a processi contro scrittori giudicati osceni, e incarcerati. L'esempio emblematico, nota l'A., è (l'omosessuale) Oscar Wilde, ma l'elenco di coloro che ebbero noie con la giustizia comprende anche Flaubert e Lawrence, e potrebbe continuare con Pier Paolo Pasolini - senza dimenticare, ci permettiamo di aggiungere noi, Radclyffe Hall, la prima scrittrice lesbica della modernità, il cui libro fu vietato alla vendita dai giudici inglesi.


Per quanto l'intento dichiarato del libro sia «documentare come i massimi autori latini cantassero l'amore e la sessualità senza timore di rappresaglie del potere, e come quei temi costituissero per loro argomento di alta poesia, o di violenta satira» (pp. 4-5), l'analisi libera e non pregiudicata delle pagine di quegli autori finisce con il mettere in luce, di necessità, quanta larga parte ebbe, nella loro espressione poetica, l'amore omosessuale. E non è guadagno da poco, se si pensa che la presentazione dei poeti latini veicolata anche dalle più recenti Storie della letteratura latina e dalle correnti Antologie scolastiche finisce per dare di loro un'immagine essenzialmente, se non esclusivamente, eterosessuale, tagliando o relegando nell'oblio tutto ciò che non rientri in questo quadro: quadro, appunto, «eterosessuale» (nel senso dei Cultural Studies), e spesso omofobico. Canali si preoccupa invece di sottolineare la presenza nei costumi sessuali, e poi nell'espressione poetica, dei suoi autori dell'amore e dell'attrazione di uomini per uomini e ragazzi, e questo fin dagli esordi della letteratura latina. Addirittura Gaio Lucilio (poeta di spicco del cosiddetto circolo degli Scipioni) non solo accosta eros eterosessuale ed eros omosessuale, ma giustifica la suo attrazione per una ragazza mettendo in luce come ella sia, in realtà, simile a un ragazzo:


[L'amo] perché è snella, una pernice, dal petto levigato,

perché è simile a un ragazzo...

[Amo] quod gracila est, pernix, quod pectore puro,

quod puero similis... (Saturae, VIII, tr. it. mia).


E un autori di mimi, probabilmente Novio, scrive:


Non sai che un ragazzo è più attraente di una donna (mulieri praestare)?

Non sai quanto sia meglio chi ha la voce di un galletto,

e il ramo che s'indurisce (cuius iam ramus roborascit)?

(O. Ribbeck, Comicorum Romanorum fragmenta, Lipsia 1898, tr. it. mia).


Canali si preoccupa anche di dissipare un equivoco, o meglio di denunciare quella falsificazione storica tendente ad accostare, se non proprio ad assimilare, amore pederastico e pedofilia (pp. 26-27). Quando infatti il latino parla dell'amore di un adulto o anche di un coetaneo per un «puer», si riferisce, con quest'ultimo termine, a un maschio di età compresa tra i 12 e i 17 anni, età, quest'ultima, in cui il «puer» libero assumeva la toga virilis. L'esatta traduzione di «puer» non è dunque fanciullo, ma «ragazzo», o ancor meglio, nota Canali, «giovinetto» (ma per il diciassettenne mi sembrerebbe del tutto legittimo parlare di «giovanotto»). La stessa Lesbia è, per Catullo, «puella» (e Lesbia aveva dieci anni più di Catullo; il che ci fa capire, tra l'altro, anche se Canali non lo nota, che sia «puer» e «puella», sia il corrispettivo greco di «puer», pais, avevano, o potevano avere, un uso ampio, connotato affettivamente - uso che per pais è già stato documentato da Boswell): ma nessuno ha pensato mai di assimilare l'amore di Catullo per Lesbia a una forma di pedofilia. Purtroppo, però, molte delle traduzioni di poesie latine riportate nel libro non essendo opera di Canali, ma di suoi collaboratori, vi si trova reso il più delle volte proprio con fanciullo il termine «puer»: il che ingenera una qualche confusione nel lettore che non abbia presente l'opportuna precisazione di Canali.


Dove invece non sono d'accordo con Canali è quando egli scrive che «alla tolleranza dell'eros omosessuale con pueri, quasi paradossalmente corrispondeva il disprezzo se tale eros fosse praticato tra adulti» (p. 29): ma l'A. non fornisce nessun texte à l'appui di tale apodittica asserzione (che è, peraltro, moneta corrente). Di fatto, l'esempio che egli reca, la arcinota bisessualità di Cesare, che suscitò battute ed eventualmente battutacce, non prova disprezzo per l'omosessualità; e in questo contesto il discorso di Canali si fa troppo generico, così come troppo scarsa è la documentazione allegata per chiarire un tema delicato e complesso come questo.


I capitoli successivi all'Introduzione, e al capitolo preliminare, dal 2° all'11°, sono dedicati, rispettivamente, a Lucrezio, Catullo, Virgilio, Orazio, Tibullo, Ovidio, Properzio, Petronio, Giovenale e Marziale, cioè ai massimi poeti della latinità, e di ognuno di essi Canali riesce, in non moltissime pagine, a caratterizzare la personalità poetica, nonché il peculiare modo in cui visse e rese poeticamente il gioco del sesso e dell'amore. Il linguaggio adottato nell'esposizione è chiaro e incisivo; ampia anche la scelta di esempi poetici, riportati in latino e in traduzione italiana. L'A. riesce anche a far avvertire e comprendere al lettore la superiorità morale di una letteratura e di una società che, come quelle latine, furono assai più libere e schiette, nell'espressione dell'amore e della sessualità, di quanto non lo siano, salvo eccezioni, quelle dei nostri tempi, dove standard puritani, temi 'casti', espressioni colpevolizzanti, e francamente omofobe, sono fin troppo spesso espressione di una società sempre più corrotta.


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