Fumetti porno italiani, atto II: Isabella

7 settembre 2013

Isabella è la seconda delle infinite serie prodotte dal mercato del fumetto pornografico italiano. Nata a distanza di un mese soltanto da Goldrake, inaugura un filone completamente diverso, quello dell’avventura storica. Isabella segue infatti le imprese dell’eroina eponima e di alcuni suoi compari nella Francia di Richelieu e Luigi XIII, con peregrinazioni in vari altri paesi.

È ad esempio in una fantasiosa Albania del 1617 che è ambientato il novantunesimo episodio, uscito nel luglio 1970 e intitolato Nel terzo mondo (che non è quello povero bensì quello del “terzo sesso”, espressione allora ancora in voga). Anche Isabella deve vedersela, come già Goldrake tre anni prima, con un complotto omosessuale, ordito questa volta dal diabolico medico Caraculis, il quale dopo vent’anni di studi è finalmente riuscito a ideare un intruglio d’erbe in grado di ipnotizzare qualsiasi maschio quanto basta a renderlo mansueto e docile ai suoi desideri (insomma, in metafora ha distillato l’alcol…). Col tempo, i «bei vagazzi» di cui si bea l’effeminato Caraculis (cui non manca nemmeno la erre moscia), si assuefanno «a una vita assolutamente edonistica», cioè in sostanza dimenticano definitivamente l’eterosessualità e si trasformano in omosessuali, completi di tutto il repertorio che quasi sempre li distingue in questi fumetti (mollezza, imbecillità, svenevolezza, impressionabilità, dissolutezza, ecc.). Nell’ex convento in cui ha costruito il suo ritiro isolato, Caraculis ha già radunato decine di giovani aitanti che, con l’aiuto di un fedele paggetto, tiene bene in forma e tra i quali trasceglie quotidianamente il suo favorito per la notte. Ma fra questi ragazzotti è finito anche un compare di Isabella, la quale ovviamente si incaricherà di mandare all’aria i piani del medico. Viscido, sadico e misogino, Caraculis finirà arso vivo, come si conviene a un sodomita del Seicento. Isabella, del resto, è nota per i modi spicci ed è generosa nel dispensare violente vendette almeno quanto lo è nel mostrare le sue grazie.

Isabella ha conosciuto un ottimo successo commerciale e molte sono state le imitazioni (senza contare lo spin-off di Jacula, dedicato all’omonima vampira che compare per la prima volta in questa serie). Questo episodio in particolare, tuttavia, interessa solo come conferma di una certa visione ansiosa dell'omosessualità, che sovente caratterizza questi fumetti sino ai primi anni Settanta ed è insita nella metafora stessa del contagio, di cui nondimeno è sufficiente ridere dall’alto di una presunta “normalità”.

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