Rolando del Fico, prematuro eroe gay del fumetto porno

14 settembre 2013

Rolando del Fico è uno dei fumetti più sorprendenti della moltitudine prodotta per il mercato erotico-pornografico italiano (nato nel 1966 con Goldrake). Non certo per la qualità, bensì per il suo precoce protagonista gay. All’interno delle sue molte serie, la Segi e le altre creazioni di Renzo Barbieri (il principale ispiratore di questa industria) avevano già sfornato avventure con occasionali personaggi omosessuali, ma si trattava sempre di comparse (perlopiù marchette) o di antagonisti (brutali criminali lesbiche o deliranti propagatori del “terzo sesso”). Barbieri, o chi per lui, era però evidentemente attento alle evoluzioni del mercato e della società in materia sessuale e deve aver orecchiato subito il potenziale insito nel progressivo organizzarsi della comunità gay italiana, la quale cominciava a rendere visibile un’appetibile fetta di mercato. Rolando del Fico rappresenta un primo tentativo di corteggiare quel mercato senza perdere quello tradizionale, ovviamente più solido, consistente e garantito. Tentativo però troppo titubante e maldestro per andare a segno: Rolando è un’innovazione decisamente azzardata e sperimentale, ma è concepito, disegnato e offerto al divertimento anzitutto del tradizionale lettore eterosessuale, nella speranza di poter agganciare anche quello gay.

Rolando è un facoltoso, celebre e aitante attore romano, che lavora sempre con un regista dal nome inequivocabile (Seghini), perdutamente innamorato di lui, e interpreta ruoli romantici e avventurosi. Fuori dal set è però effeminatissimo, imbranato, perennemente arrapato, veste biancheria femminile ed è protagonista di avventure a tal punto risibili e inconsistenti da doversi moltiplicare all’interno dello stesso numero.

Nel settimo episodio (Culatello nostrano), ad esempio, Rolando viene rapinato da un autostoppista (che ovviamente sperava gli si concedesse subito), quasi incornato da un toro e poi quasi fucilato da un marito geloso (per un equivoco che ha fatto finire sua moglie nel letto di Rolando, con ovvio disgusto dell'interessato). Dopo essere stato brevemente coinvolto in un traffico di denaro falso, Rolando utilizza il finto bottino per rimorchiare un giovane avvenente, il che non gli impedisce subito dopo di finire a letto con un cameriere d’albergo. Infine, dopo una breve giornata di lavoro, si lascia sedurre dal duca Smorza nel mezzo di una festa organizzata dal nobiluomo nella sua villa di San Siro.

Come si vede, si tratta perlopiù di banali passaggi da un letto all’altro che suscitano la gelosia di Seghini, o di frequentazioni del jet set gay della capitale, eventualmente in trasferta vacanziera in Sardegna (come nell’ottavo episodio, epicamente intitolato Vacanze nel tucul). Rolando si muove così tra nobili nullafacenti, artisti sopravvalutati e onorevoli dalle inclinazioni inconfessabili, dove tutti si parlano al femminile ma perdono la testa per maschi ipervirili (che si concedono per soldi o interesse), inscenano addirittura gravidanze isteriche e organizzano feste orgiastiche in ville appartate.

Il punto di vista è sempre pesantemente derisorio ed esplicitato non solo dalla ridicolaggine di Rolando e di tutti gli omosessuali che riempiono queste vignette esasperanti, ma anche dalle battute insultanti e dalle reazioni schifate della maggior parte dei maschi che incrociano il protagonista e i suoi accoliti, si tratti dei tecnici di Cinecittà, di fan che scoprono la reale natura del loro idolo o di semplici spiantati che si vendono per qualche lira. Rappresentanti, in ogni caso, del lettore eterosessuale cui si strizza l’occhio.

Difficilmente un personaggio simile poteva conciliarsi con le esigenze dell’emergente comunità gay, mentre la penuria di donne nude fra le pagine del fumetto è tale da rendere insufficiente, come compensazione per il tradizionale pubblico eterosessuale, il poter ridere del protagonista e dei suoi amici. Di conseguenza il fumetto resistette solo un anno e chiuse all'inizio del 1973, dopo appena 14 numeri e due supplementi, senza rammarico per nessuno.

Barbieri però non si diede per vinto e i suoi fumetti iniziarono a fare spazio a rappresentazioni dell’omosessualità in forme di varia ambivalenza, fino a ritentare con un deuteragonista gay di maggior successo qualche anno dopo nella serie Sukia. In parallelo cercò anche di riproporre le avventurine di Rolando in tre volumi doppi pensati come supplementi di altre serie (Lando e Fumetti Folk), intitolati Belli di notte e usciti rispettivamente nel 1978, nel 1980 e nel 1981.

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