recensione diOlivia Pinto
Favole per adultere(re). Umorismo e teatro lesbico
Per gentile concessione di Roberta Calì e del sito librilesbici.it.
Favole per adulte? Favole adulterate? Diverse sono le possibili letture dell'opera prima di Giusi Di Rienzo: nove racconti e due commedie il cui spirito può essere riassunto dall'immagine sulla copertina del libro, disegno che raffigura due donne (dell'antica Roma?) abbracciate, rilassate, giocose e ridanciane.
Spaccati ironici di vita lesbica, dunque: impossibile non sorridere su "TOR - Tribunale Onirico Risolvente", a cui l'inconscio dell'io narrante fa appello per sciogliere l'equazione [io e lei + (lei e lei) + io e l'altra] o su "Parole gemelle", diari in parallelo di due gemelle lesbiche, romantica, mistica e "civilizzata" l'una, sciupafemmine, festaiola e "selvatica" l'altra.
Ho riso di gusto leggendo "Belmarra e Zaraska", la "Causa del lesbismo internazionale", che dalla loro dimora celeste intervengono nelle faccende terrene infilando "nell'orecchio di ogni bimbetta un granello di squillante verità", seme che dorme, finché non viene risvegliato dalla carezza di un'altra ragazza o da qualsiasi altro segno che lasci intuire la possibilità d'amore di una donna per una donna.
Ma in questo libro c'è qualcosa in più della semplice risata: c'è il particolarissimo rapporto tra una donna anziana e una bambina e c'è il dilemma tardoadolescenziale di Ambra, giovane lesbopunk che non trova il suo posto, sospesa com'è tra ambienti omosessuali frivoli e centri sociali politicamente attivi, ma incapaci di spostare lo sguardo oltre il conflitto di classe e di accogliere le differenze delle persone reali: "Una vecchia lesbica senegalese potrebbe riassumere ventiquattro cartelle dattiloscritte alla volta, se a qualcuno interessassero le persone, invece dei proclami".
Le due commedie che chiudono il libro, qualora fossero rappresentate, porterebbero sicuramente una bella dose di allegria a un auditorio lesbico, che potrebbe facilmente identificarsi nei caratteri.
Giudizio positivo, dunque, per il primo lavoro della Di Rienzo, per autodefinizione, schizoide gatta metropolitana che sogna piazze in rivolta e la Prima Internazionale Sorellista delle Donne e che, se racconta del suo gatto, va in estasi, neanche lo avesse partorito lei.
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Qui di seguito la presentazione in quarta di copertina:
Chi ha detto che il lesbismo è una cosa seria? Non certo l'autrice dei racconti e delle due commedie raccolte in questo volume. I problemi della relazione fra due donne sono qui affrontati con decisione, ma sempre con senso dell'umorismo.
I racconti sono frammenti di vita, storie di persone qualsiasi, descritte in aperta polemica con l'immagine della lesbica-vamp, "chic" e disimpegnata, proposta dalla società eterosessuale, ma anche dall'immagine grigia e monocorde della lesbica politically correct.
Tutti i personaggi di questi racconti hanno una caratteristica: vogliono vivere, essere se stesse, cambiare il mondo... amare ed essere amate.
Con straordinaria partecipazione umana, Di Rienzo spazia da un prosaico (ma poeticissimo) amore in fabbrica a una vicenda fantasy di donne guerriere e amanti, sino a favole vere e proprie... Per adultere, naturalmente.