recensione diVari
Marcia trionfale
Questa volta l'operazione dissacrazione non è riuscita minimamente a Marco Bellocchio ed il film che si prefiggeva di condannare duramente l'istituzione esercito si lascia vedere, non permettendo allo spettatore nulla di più di una critica senza mordente e che non si addice affatto alla cinematografia alla quale ci aveva abituato Bellocchio.
Recitato pessimamente da Franco Nero e Michele Placido - troppo caricati entrambi (e con perizia dalla giovane attrice francese Miou-Miou), la pellicola si perde troppo in spunti che nulla hanno a che fare con l'ottusità e la volgarità e la violenza della vita in caserma, per dare libero sfogo ad una scontatissima storia d'amore nella quale la vicenda primigenia (la contestazione dell'esercito) sia vede via via ridotta a semplice palcoscenico invece di assurgere a protagonista principale.
Così perdono significato gli atti di protesta dei militari che sembrano soltanto capaci di emettere peti oltraggiosi, perdono significato i tentativi di democratizzazione di una parte della truppa ridotta a tirarsi addosso il rancio, perdono significato i problemi sessuali che ogni giovane incontra andando sotto le armi (una prostituta ed un omosessuale sintetizzano lo squallore di quell'aspetto della vita militare) ed in questo continuo perdere di significati si perde il film, che in ben altro modo avrebbe dovuto essere condotto.
Dispiace trattare duramente un autore cinematografico caro ad una generazione (il suo I pugni in tasca ha fatto fremere le sale cinematografiche nel 1968) ma occorre ribadire che Marcia trionfale è un pessimo esempio di quello che si intende per accostamento di un regista politicamente e socialmente valido al consumismo: ancora una volta quest'ultimo ha avuto ragione del primo ed i troppi soldi hanno inaridito le idee dell'autore.
Un vero peccato anche considerando che nello scorso anno Bellocchio ci aveva dato uno splendido film sulla condizione manicomiale italiana - Matti da slegare - pieno di rigore e di pulizia, estremamente rigoroso e duramente polemico nei confronti dell'istituzione sanitaria italiana, documentario dei migliori mai girati: un vero peccato, è proprio il caso di dire - e scusate se è una frase fatta - dalle stelle alle stalle.