Finora non avevo letto nulla di Mathieu Lindon, figlio di Jerôme, il creatore delle
Editions de Minuit, benché abbia pubblicato parecchi libri, qualcuno anche caratterizzato da un certo
succès de scandale. Finora per lo più aveva fatto uscire opere di narrativa; questo è invece uno scritto autobiografico, centrato soprattutto sugli anni della prima giovinezza e sulla relazione con
Michel Foucault ed Hervé Guibert. Con Foucault, di parecchio più anziano, Lindon si sentiva in rapporto quasi di filiazione, o perlomeno di filiazione intellettuale, anche perché nel frattempo col padre vero era spesso ai ferri corti, non si sa se per carattere poco piacevole di questi o per fiducia scarsa che il figliuolo gli suscitasse: ipotesi, questa, più probabile, considerato lo stile di vita decisamente bacchico tenuto dal giovane, con abusi di eroina e LSD. Il rapporto con Guibert era invece più strano e sfuggente, in pratica un rapporto d'amore molto intenso senza manifestazioni sessuali: cosa un po' strana, se si tien conto che Lindon è gay (com'erano Foucault e Guibert, del resto) ed anche piuttosto promiscuo; ma l'amore ha molte declinazioni possibili. L'opera mi sembra un po' discontinua: dal punto di vista storico è senz'altro interessante quale spaccato di vita d'un certo ambiente intellettuale parigino di qualche lustro fa; le parti nelle quali l'autore tratta del rapporto con suo padre suonano un po' impacciate, mentre più sciolte ed anche gradevoli, pur con qualche lungaggine, sono quelle che dipingono il mondo degli amici molto intellettuali e parecchio tossici, e gli effetti stessi delle varie sostanze sulla psiche del protagonista. Nel complesso, ad ogni modo, si tratta d'una prosa gradevole che scorre via senza troppe ambagi, anche se quella certa voluttà verbosa nello sceverare le proprie sensazioni e i proprî pensieri, nel rievocare un passato che ormai pare molto distante, e nel raggelare le sfrenatezze di allora in quadri soffusi d’ironia, cercando invece nel contempo di dare foggia a sentimenti proteiformi e impalpabili, suona probabilmente meglio in francese che in traduzione italiana.