La sessualità tra fantasia e realtà

1 dicembre 2003

Ricerca condotta dalla Unità socio Sanitaria Locale n° 75 a Milano nel 1988. I tre ricercatori (Barbara Bertani, Antonella Castelbarco, Ornella Furlani) relazionano alcuni incontri sulla tematica della sessualità tenuti ad adolescenti di alcune scuole superiori. Scontati i risultati che esprimono tutta l’ignoranza dei giovani in tema di sessualità, e che spaventa soprattutto quando concerne le malattie sessuali. Il saggio mi ha colpito perché le ricercatrici dicono che c’è la necessità di parlare di omosessualità nelle scuole: "in quanto è un fenomeno largamente diffuso che può in taluni casi suscitare comportamenti intolleranti in coloro i quali non possiedono una sufficiente informazione sull’argomento". Inoltre l’omosessualità suscita imbarazzo negli adolescenti e non è chiaro ai giovani da dove derivi. L’omosessualità femminile è ancor meno conosciuta e comprensibile. I giovani non ricevevano, a differenza di oggi, alcuna informazione sull’omosessualità dalle famiglie, e i maschi soprattutto tendevano a parlarne tra loro in modo scherzoso e superficiale. Il gruppo oggetto di indagini ha individuato in un omosessuale la persona migliore per parlare di omosessualità nelle scuole. Dal 1990 in poi si sono avuti i primi timidi tentativi di gruppi Arcigay di tenere conferenze. Altri giovani non volevano un omosessuale convinti che sarebbe per lo stesso ingiusto dover giustificare le ragioni del proprio comportamento. Alla fine i giovani hanno individuato in medico e psicologo le persone adeguate a parlare di omosessualità.
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