I ragazzi dell'arcobaleno

Adolescenze gay nella recente narrativa angloamericana

23 marzo 2005, "Aut", n. 65, gennaio 2005, pp. 18-23

Adolescenti silenziati, raggelati, sospesi nel vuoto, resi invisibili dal conformismo dominante: che li coccola come consumatori, e poi nega loro piena cittadinanza quando infrangono sul serio i canoni sessuali. Ragazzi che sperimentano il loro eros precariamente, "part-time", ma preferirebbero amarsi a tempo pieno, alla luce del sole. A volte storditi e umiliati, mai domati, in lotta con il bullismo dei coetanei, con la latitanza o il rifiuto di famiglie e istituzioni, con una normalizzazione sessuofobica che azzera ogni differenza nel suo abbraccio "ecumenico". A scuola, sul lavoro e per le strade del mondo: ragazzi con l'irreprimibile necessità di amare persone del proprio sesso, lasciati pressoché soli a decifrare i primi turbamenti per un vicino di casa, la tenerezza struggente per un compagno di banco.

"Chi si innamora di una persona dello stesso sesso si accorge ben presto che questo nuovo sentimento, che gli appare ad un tratto come il più forte e il più importante della sua vita, porta con sé il pericolo di compromettere gravemente la sua immagine sociale e di distruggere il suo tessuto di relazioni. Il suo bisogno di nascondersi diventa allora tanto forte quanto la sua paura di essere scoperto.

A poco a poco, un'ansia sottile ed una dolorosa preoccupazione si impadroniscono di lui, fin quasi a soffocarlo", annotano Barbagli e Colombo in Omosessuali moderni (il Mulino 2001, p.54).


Fa loro eco Palomba ne Il punto "g" (Croce ed. 2004, p.44): "Gli adolescenti gay fanno più fatica a riconoscersi, comprendersi, definirsi, raccontarsi. Nascondere significa anche togliere, sottrarre, quindi non permettere al proprio Sé di dispiegarsi. Chi ne paga le conseguenze è l'autostima...".

Ragazzi: con un sacrosanto bisogno che non può essere inchiodato ad "una fase passeggera", una fame di carezze ancora impunemente bastonata dall'idiozia religiosa del "contro-natura", balla escogitata da padri-padroni per scippar loro il diritto alla felicità. "Resistendo a psicologi e confessori, a totalitarismi di ogni colore, a sedicenti tolleranti e a fondamentalisti mortiferi, gay e lesbiche hanno dimostrato come anche nelle situazioni più avverse è solo l'impegno in prima persona ad assicurare sopravvivenza e qualità della vita", ricorda Rigliano in Amori senza scandalo (Feltrinelli 2001, p.173).


Paure e ansie, gioie e piaceri, rabbia e fierezza degli adolescenti gay sono stati intercettate in quest'ultimi trent'anni dalla complice penna di molti scrittori angloamericani.

Alcuni loro recenti romanzi smontano a regola d'arte le macine del pregiudizio e dell'oscurantismo, rintracciano la genesi dell'esclusione, scavano nella soffocante cappa di un mondo che pare una sterminata provincia, nei sistemi "educastrativi" pilotati dalla follia integralista che abita i palazzi del Potere.

Sono libri che, nel sondare le misteriose contraddizioni del desiderio, svelano la profonda bellezza della fatica di vivere. Manuali di sopravvivenza, bussole insostituibili nei labirinti delle emozioni e delle iniziazioni amorose omosessuali, spesso più illuminanti di una qualsiasi ricerca sociologica. Salvaguardando diversificazioni di epoca, di ambiente, classe e linguaggio, ci fanno assaporare dei reality bites, senza per questo rinunciare ai diritti dell'immaginazione.

La tessitura delle infinite trame di queste giovani esistenze riesce a catturare sulla carta "i loro sentimenti fuggitivi, come un proiettore che si muovesse all'impazzata. Una via di scampo miracolosa", parafrasando Edmund White in E la bella stanza è vuota (1988; Einaudi 1992, p. 226).

Traspare il rischio che i ragazzi incappino nelle sabbie mobili di nuovi stereotipi, mentre i gay più grandi brillano spesso per assenza (ingiustificata): un'assenza - e una perdita di memoria e cultura gay - che aggrava l'afasia dei più piccoli e rischia di frantumare il sogno di una comunità solidale, specie con gli indifesi.


Cominciamo allora la nostra rassegna con Rainbow boys (2001; Playground 2004, p. 15) di Alex Sanchez: "Fin da piccolo Kyle sapeva di essere diverso, anche se non avrebbe saputo spiegare come. E mentre rideva con i suoi compagni di scuola per le barzellette sui finocchi e sull'Aids, in fondo si sentiva umiliato e spaventato. Solo i telegiornali della sera gli davano qualche speranza, quando mostravano omosessuali che non erano quelli delle caricature ...Madri lesbiche che lottavano per tenere i loro bambini. Persone che manifestavano davanti al Congresso per ottenere fondi contro l'Aids... uomini con tacchi alti e costumi complicati che ridevano e sfilavano al Pride".

Siamo in un istituto superiore assai simile nella sua apparente, inscalfibile "normalità" a quello di Columbine (che ha ispirato sia M. Moore che Gus Van Sant in Elephant).

Lezioni, allenamenti e attività dei gruppi si susseguono in un'apparente, monotona calma: ma la scuola cova pregiudizi e paure, e genera tensioni e rifiuto. Ne fanno le spese (ma impareranno a difendersi) tre studenti dell'ultimo anno, tre stili e modi diversi di percepirsi, essere e diventare gay. Kyle - che non ha fatto coming out - è intimo di Nelson, il quale segretamente lo desidera e non nasconde il proprio orientamento (sua madre è in prima linea nell'equivalente Usa dell'Agedo), subendo per questo continue aggressioni e molestie, senza che nessuno si senta in dovere di prenderne le difese.

Il bel Jason, campione della squadra liceale di pallacanestro, sente che non può più fingere con se stesso e con la sua ragazza, riguardo alle emozioni sempre più lancinanti che gli procurano le sue represse pulsioni omoerotiche. Con la scusa di un aiuto in matematica, fa amicizia con Kyle, che intanto "si dichiara" a casa (dopo che la madre gli ha scoperto una rivista sotto il letto). Tra i due nascerà una forte attrazione, cementata dalla comune lotta all'omofobia, coronata dalla creazione di un collettivo gay/lesbico al liceo. Chi ama Queer as folk, specie la serie americana, riassaporerà le stesse tematiche "impegnate", miscelate con ritmo e dialoghi serrati: la scoperta di sé, l'iniziazione, farlo "protetti", l'incontro con l'Hiv, il pestaggio da parte di altri ragazzi, la ribellione al padre, la solidarietà delle donne.

Da manuale la prima carezza, poi il bacio, infine la prima volta tra i due adolescenti, lungo il percorso ad ostacoli dell'ostilità di famiglie e coetanei: "Le labbra di Jason toccarono delicatamente le sue. Milioni di microscopiche cellule vibrarono nella sua pelle e nei suoi muscoli, avvamparono nel suo sangue e presero il volo nel suo cuore. La lingua gli scivolò dolcemente tra i denti, e per un istante sentì il calore della bocca di Jason. Voleva rimanere così per il resto della sua vita" (p.115).


Jamie O'Neill in Due ragazzi, Dublino, il mare (At swim, two boys, 2001; Rizzoli 2003) narra l'attrazione tra due sedicenni, complice la passione per il nuoto e il progetto di raggiungere lo scoglio di Muglins, "terra promessa" dove celebrare la loro unione e piantare la verde bandiera, simbolo della liberazione irlandese. Mentre l'Europa si dilania nella Prima guerra mondiale, a Dublino covano le tensioni indipendentiste che sfoceranno di lì a poco nella "Pasqua di sangue".

Jim si lega a Doyler, un ragazzo povero ma combattivo, che diventerà la sua "patria".

I due cementano sempre più il loro rapporto nelle lunghe, quotidiane nuotate, col sogno dell'agognata meta in mezzo all'oceano.

La piena maturazione dei loro sentimenti - ostacolata da un ambiente ostile, dove repressione religiosa e omofobia dominano tra adulti e coetanei - viene favorita dal "tutoraggio" di Anthony - un esule condannato a due anni di lavori forzati per sodomia (stesso destino di Wilde) - e dai suoi racconti di cameratismo omoerotico nell'antichità.

Doyler parte volontario, ma non dimentica il suo amico del cuore nemmeno quando, dopo aver fatto sesso con un giovane inserviente, confida: "Lui è sempre con me, giorno e notte. Lo vedo in certi posti dove non è mai stato: in mezzo a una folla, lo vedo (...) e ammattisco dalla voglia di stringermelo. Non mi sento neanche un uomo se lui non è vicino a me".

Siamo così coinvolti nella storia dei due ragazzi da non accorgerci che solo a pagina 533 l'autore lascia che, una volta approdati alla loro isola, si uniscano l'un l'altro anima e corpo: "Poi Jim riprese: "Non so come si chiama. Lo farai insieme a me? Se mi sdraio, ti sdraierai sopra di me?".

"Mi piacerebbe. Farà un po' male forse".

...La sentì da lontano, l'intima ricerca di dita estranee. Poi Doyler spinse contro di lui. I suoi occhi si strinsero e ogni sensazione tremò... era su di lui e dentro di lui, e anche nel suo respiro, tutto attorno. Il suo corpo si irrigidì più che poteva per incontrare il corpo soprastante. Lui non pensava a nulla, i suoi pensieri appiattati dietro le quinte della mente, o dentro il mare che la circondava. Adesso avevano questa cosa in comune. Avevano la loro isola". Ma la Storia è in agguato per troncare ogni speranza di futuro: verranno travolti dalla lotta irredentista.

La loro fine riecheggia il sacrificio delle coppie di amanti del Battaglione Sacro di Tebe e l'"amore dei compagni" cantato da Whitman durante il massacro della Guerra Civile americana, più volte evocati da Anthony, loro maestro di vita.


Sheri Joseph in Portami con te (Bear me safely over, 2002; Mondadori 2003) pone al centro dell'universo domestico di due tipiche famiglie americane - che stanno per imparentarsi - Paul, un ragazzino "in rivolta", che quando può scappa a battere nei cessi e nei parcheggi, fino a farsi cogliere in fragrante dai "tutori" dell'ordine patriarcale.

Ecco la scena della seduzione nel fienile di Kent da parte del vulcanico pischello: "Attraverso il contatto, abitanti di un mondo cieco, divennero altro: un incontro di corpi, di bocche, e poi solo la bocca di Paul sulla sua gola, sul petto e sul ventre. Così lenta e attenta, persino affettuosa, come se si conoscessero" (p. 216).


Willy Russell in Il ragazzo sbagliato (The wrong boy, 2000; Rizzoli 2002) dà la parola al piccolo Raymond, che vive nella periferia inglese con la mamma separata. Tutto scorre placidamente fino al giorno in cui, a dieci anni, viene accusato di aver "istigato" dei compagni a giochi erotici lungo il fiume.

La piccola comunità lo trasforma così in un ragazzo "sbagliato': viene ritenuto responsabile di "stupro", imprigionato in una scuola speciale (dove incontra due scatenati amanti minorenni), mandato da uno psichiatra, fino ad essere espulso dal paesino.

Inizia allora un suo tenero viaggio picaresco, narrato nelle lettere indirizzate al suo idolo musicale Morrissey (ex leader degli "Smiths").


Paul Golding nel fenomenale L'indicibile variante dell'amore (The abomination, 2000; Marco Tropea 2003) rievoca infanzia e adolescenza di Santiago, che cresce tra una madre solare e piena di glamour, ed un padre freddo e autoritario.

A dieci anni, per scampare ad un ambiente soffocante, si dà al suo insegnante.

Incorreggibilmente snob, il nostro Pinocchio non ha molto a che spartire coi suoi famelici seduttori, che non a caso si chiamano Wolfe e Fox.

Distacchi e perdite segnano la sua crescita: dall'abbandono della tata al tradimento dell'amico Clifford, al finale rifiuto della madre - che intuisce nell'eccentricità del figlio una carenza di "mascolinità" - e del padre che, in un'ultima lettera, lo inchioda alla condanna di "abominio", biblicamente riservata ai sodomiti.

Tra fantasmi erotici e riti sadomaso, Santiago proseguirà da grande nei suoi "spostamenti progressivi del piacere" omosessuale, con la dolorosa consapevolezza di dover approdare ad un'identità non più artificiale, in cui mente e corpo siano infine riconciliati.


Karl M. Soehnlein ne Il mondo dei ragazzi normali (The world of normal boys, 2000; Baldini Castoldi Dalai 2004) fissa la provincia americana alla fine degli anni Settanta con gli occhi limpidi e coraggiosi del tredicenne Robin alle prese con una pubertà "diversa" - lontana dai modelli maschili dominanti, consapevole di quanto sia splendida e amara l'avventura dell'esistenza, con l'esaltante e dolorosa esperienza dell'amore e della morte.

Robin cerca di stringere amicizie, dedicarsi ad uno sport, trovarsi una ragazza, fare a cazzotti: tutto quel che serve per essere all'altezza dei coetanei e rompere la solitudine.

Ma in fondo il nostro eroe è una specie di Harold (sì, quello del film Harold & Maude), un geniaccio che non può far a meno di interrogarsi sul senso della vita, alle prese con un ambiguo universo di ragazzi "normali".

Robin rischia forse di apparire troppo maturo per la sua età, con quella ansia di coniugare rispetto di sé e ricerca di un amore autentico, che vada al di là dei "giochi" a cui lo iniziano i suoi amici "etero", ma è comunque stufo di rimuovere - come fanno loro per paura e ignoranza - il suo profondo desiderio di un compagno.

A Scott, suo vecchio amico/amante che non ha coraggio e reclama il diritto ad avere una vita "normale", il nostro piccolo saggio dirà: "Quando la gente che normale non è tenta di avere una vita normale non funziona mai" (p. 393). Corre alla mente la poesia di Penna: "Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / essendo egli comune".


Osserva Paterlini (Io Tarzan, tu Jane. Manualetto d'amore e di sesso, Zelig 1995, p. 74): "Tutto vi potrà capitare - traumi, dolore, blocchi emotivi, paura, le cose peggiori della vita - ma non che diventiate diversi da quello che siete ed eravate già".

In questi romanzi nel liberare la "diversità" adolescente dalle prigioni dell'omertà e del silenzio, nel disincagliarla dalle secche della nevrosi e della disistima, abbiamo trovato non a caso in prima linea altri "ragazzi selvaggi", preziose guide e compagni di fuga, vegliati - di rado! - da persone a cui è capitato di pagar duro per le proprie convinzioni e stili di vita.

Infatti, la richiesta di felicità "se sinceramente espressa, aggrava il conflitto con una società che ammette soltanto una felicità controllata, e lo smascheramento dei tabù morali estende il conflitto fino a farlo diventare un attacco contro gli strati protettivi vitali della società": Marcuse dixit (Eros e civiltà, 1955; Einaudi 1967², p. 254 ).


Amici complici amanti, piccoli uomini che sopportano con coraggio sonore batoste, e insistono caparbi nella ricerca d'una loro piena realizzazione, di una condivisione d'amore e progetti con un "compagno segreto" (cfr. Conrad, maestro della "linea d'ombra" adolescenziale): un angelo di carne e sangue che li ancori alla Terra, lo sguardo rivolto all'Arcobaleno.


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