Il 17 maggio si aiutano gli omofobi a guarire

8 maggio 2009

Milano celebra la Giornata Mondiale contro l'Omofobia, domenica 17 maggio, momento in cui ricorrono in tutto il mondo inziative e attività, presidi e mobilitazioni non solo della comunità e del Movimento glbtq, ma di quella parte della società civile che dichiara la propria indignazione verso atteggiamenti che sono prassi in diversi paesi, anche quelli definibili appartenenti all'Occidente "sviluppato".


L'omofobia si presenta oggi come comportamento pericolosamente diffuso nella comunità, fenomeno culturale e sociale, e nell'ambito delle rappresentanze parlamentari e politiche. La manifestazione milanese, promossa da associazioni e collettivi che hanno dato vita da tempo a un Coordinamento, organizzatore della giornata, Milano contro l'Omofobia, ha inizio alle ore 17 con un sit-in fatto da volontarie e volontari imbavagliati e che distribuiranno volantini informativi sulla piaga che ancora incorre nel pianeta e, purtroppo, frequentemente in luoghi e situazioni a noi molto vicini. La mobilitazione si ispira ai "Day of Silence" di tradizione anglosassone, primi momenti pubblici di rivendicazione dei diritti civili da parte della comunità omosessuale. Ricordiamo Castro Street, il luogo principe dell'inizio di un grande movimento di massa che interessò la comunità glbtq di San Francisco, guidata dal leader Harvey Milk, dove venivano denunciate le continue violenze perpetrate dalle autorità istituzionali e di polizia ai danni di persone di orientamento omosessuale. La manifestazione il 17 maggio termina alle 19,30 con un presidio in Via dei Mercanti, sempre a Milano. E' una manifestazione unitaria cittadina che viene indetta in occasione di una giornata istituzionalmente riconosciuta contro l'omofobia da parte dell'Unione Europea, mentre, invece, la Regione ha ufficialmente rigettato la richiesta, avanzata da una proposta di mozione presentata da parte dei capigruppo dell'opposizione di centrosinistra, di adesione dell'Ente all'iniziativa.



Le motivazioni che sono state addotte da alcuni esponenti della maggioranza nel bocciare la proposta sono state espresse con toni non solo ideologici e integralisti, dalle allarmanti tinte omofobe, lesbofobe e transofobe, presupposti per istigazioni all'odio e alla discriminazione basata sugli orientamenti. Tutto questo avviene nel momento in cui l'Agenzia europea dei diritti fondamentali ha denunciato un aumento pericoloso e preoccupante di fenomeni di omofobia e di persecuzione di persone appartenenti alla comunità glbtq. Morten Kjaereum, direttore dell'Agenzia, ha sottolineato, a conseguimento della ricerca, che numerosi gay, lesbiche, bisessuali e transessuali ''sono vittime di discriminazioni, intimidazioni e molestie'' o addirittura di ''aggressioni fisiche, tavolta mortali'' nel contesto comunitario europeo. I luoghi dove vengono perpetrate azioni discriminatorie sono differenti: dai luoghi di lavoro ai luoghi di studio, per arrivare ai luoghi pubblici, locali, bar, ristoranti, a uffici della pubblica sicurezza, come commissariati di polizia, fino ai luoghi interni alle mura domestiche.



Nel rapporto si sottolinea che tali atti siano alimentati e originati, quasi "legittimati", da ostilità espresse e dimostrate da esponenti politici e di governo. Questo dato è un forte allarme ed è indice di una regressione culturale e sociale tale da incidere negativamente su un clima persecutorio esistente. Ricordiamo che molte manifestazioni vengono dileggiate, derise e ostacolate da azioni amministrative discriminatorie: dalle dichiarazioni del Ministro alle Pari Opportunità italiano, Mara Carfagna, in merito al Gay Pride nazionale, alle volontà di diniego del permesso istituzionale alla stessa manifestazione a Roma, espresso dal neo sindaco capitolino Alemanno, l'uomo festeggiato nella propria entrata al Campidoglio da una moltitudine di personaggi di inquietante entità con bracci destri tesi e accompagnati da vessilli che ricordano ideologie razziste, totalitarie e disumane. L'Italia, in merito, esprime una cultura istituzionale non solo poco attenta alle tematiche riguardanti l'omosessualità e alla promozione ed estensione dei diritti civili, ma anche, e soprattutto, ostile alla comunità stessa, tanto che alcuni esponenti invitano liberamente mettere alla garrotta gli omosessuali. A scuola, infine, episodi di bullismo e di molestie a danno degli omosessuali diventano ormai fatti drammaticamente quotidiani, spesso cause palesi di abbandoni scolastici da parte delle stesse vittime, fino a giungere ad atti estremi come il suicidio o autolesionismo, come è avvenuto a un ragazzo a Torino. La questione maggiormente preoccupante è il fatto che tali atti non vengano denunciati, perchè si teme una recrudescenza di atteggiamenti omofobici e discriminatori.



Nello stesso rapporto, infine, si legge che la Chiesa Cattolica è un vero ostacolo al raggiungimento dell'affermazione dei diritti per le persone glbtq, come testimoniano alcune posizioni espresse dalla stessa "autorità" su provvedimenti presi da organismi istituzionali. Esiste a livello europeo una direttiva che chiede affermativamente agli stati membri di condannare con fermezza i discorsi omofobici carichi di odio, vere e proprie istigazioni all'odio e alla violenza, e di garantire l'effettivo rispetto della libertà di manifestazione, ricnosciuta da tutte le convenzioni in materia di diritti umani. Nella stessa direttiva si invitano gli stati stessi a provvedere a disporre atti legislativi indirizzati a tutelare i diritti delle persone glbtq, nonchè a definire misure indirizzate a tutelare le stesse nel momento della denuncia di manifestazioni omofoniche a proprio danno. Un documentario del regista americano Dick Kirby, Outrage, dimostra come negli USA nelle stesse istituzioni si definiscano situazioni di omosessualità latente, funzionali a garantire ai non dichiarati maggiori consensi da parte delle varie chiese e religioni integraliste presenti. Troviamo, così, il governatore della Florida, Charlie Crist, che si oppone con moralismo ai matrimoni e alle adozioni; Ken Mehlman, abituale cliente di locali gay, ha determinato nell'omofobia il tema principe della campagna elettorale, da lui curata, di Bush jr nel 2004, accattivandosi gli appoggi di evangelici. Infine ricordiamo Larry Craig, senatore dell'Idaho, ricordato come promotore di atti restrittivi dei diritti civili, nonostante fosse stato sorpreso in dubbi atteggiamenti nei bagni di un aereoporto statunitense. In questi casi non si tratta di diritto alla privacy ma, bensì, di diritto all'ipocrisia, come denunciato nello stesso documentario da Barney Frank, uno dei pochi membri del congresso apertamente omosessuale.


Il 17 maggio diverse piazze di città nel mondo denunceranno una situazione insopportabile, spesso vissuta in silenzio, di angherie e soprusi nei riguardi di chi esprime un orientamento altro, differente da una omologazione sessuale pretesa e imposta da una sottocultura eterosessista e paternalista: si spera che non sia solo un'importante ricorrenza, ma inizio di un impegno universale di civiltà e di giustizia.

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