Basta guardarla

19 marzo 2020

Meriterebbe un saggio monografico l’utilizzo, nel cinema, della figura dell’omosessuale in qualità di “fata madrina” o di demiurgo del personaggio femminile principale. Un esempio piuttosto celebre si trova ne Il diavolo veste Prada, nella persona dell’art director Nigel (Stanley Tucci): pur essendo acido e intransigente, svela la tenerezza del proprio cuore rivoluzionando il look da bibliotecaria della protagonista Anne Hathaway, permettendole di salire nella considerazione della gorgonesca direttrice della rivista di moda Runway, Miranda Priestly (Meryl Streep).

Una funzione analoga è svolta da un Pippo Franco prima maniera, ancora non sciupato dalla satira asinina dei film del Bagaglino, in un amabile omaggio al moribondo genere dell’avanspettacolo, diretto con mano leggera da Luciano Salce. Si tratta di Basta guardarla, che – nonostante il sonoro tonfo al botteghino – è diventato col passare del tempo, al pari del coevo Splendori e miserie di Madame Royale, un’enciclopedia di battute per i gay di numerose generazioni.

Avete presente la celeberrima battuta «Sparecchiavo…» con cui, in Amici Miei - Atto II°, la figlia di Ugo Tognazzi spiega elusivamente il fatto di essere stata fecondata contro la propria volontà? Ebbene, a un etero cinefilo che citi questa frase, un omosessuale ben istruito potrà rispondere col non meno evocativo: «M’avessero fatto uno scherzo mentre che stavo a caccia’ le patate?», frase pronunciata all’inizio di Basta guardarla da una rustica collega – scopertasi gravida – della protagonista Richetta (Maria Grazia Buccella), quando quest’ultima è ancora un’irsuta bracciante ciociara, ignara del proprio potenziale di diva del varietà.

È appunto il personaggio di Pippo Franco, Danilo, candido coreografo omosessuale, a trasformare la forastica fanciulla – ceretta dopo ceretta – in una passabile entraineuse, permettendole l’ingresso nella compagnia dell’impomatato canzonettista Silver Boy (Carlo Giuffrè, in uno dei suoi ruoli più brillanti). Qui Richetta troverà sia l’amore che l’affermazione professionale… entrambi ovviamente contrastati, come nella miglior tradizione fotoromanzesca, cui la sceneggiatura (di Jaja Fiastri, Steno e Luciano Salce) si rifà parodisticamente, facendo saltare in aria, con i più catastrofici calembour, le frasi fatte che sono il pane di questo genere letterario minore. Gli unici a raggiungere risultati superiori, compiendo un’operazione lessicale analoga, sono stati forse Age & Scarpelli (più il regista Dino Risi) nel classico della commedia all’italiana Straziami ma di baci saziami, del ’68.

Rispetto al film di Risi, però, Basta guardarla è un film più corale, e sfido a indicare un personaggio scolorito o men che memorabile. Abbiamo una Mariangela Melato nei panni di una sedicente (più che seducente) ballerina spagnola, Marisa, amante gelosissima di Silver Boy, che esprime la propria furia battendo i tacchi in una sottospecie di codice Morse. La sua catchphrase è: «Lo mato», o «La mato», a seconda di chi vuole uccidere. Naturalmente il suo bersaglio principale è la povera Richetta, ribattezzata Erika dal pigmalione Silver Boy. Ma gli strali dell’ispanica tanghera non risparmiano nessuno; ne fa le spese infatti anche il mite Danilo: «Tu eres checca, e capisci solo le Forze Armate» lo fredda con una pesante allusione alla (poco originale) propensione del coreografo per gli uomini in divisa.

Tra i personaggi curiosi incontrati da Richetta – ennesima “oca” della carriera della Buccella, ma che conquista una statura eroica più di tutti i suoi ruoli precedenti – spicca inevitabilmente la decadente coppia di vecchi leoni della scena: il demenziale capocomico Farfarello (Luciano Salce), dal lessico più dissestato di quello di Luca Giurato, e la di lui moglie, l’anchilosata soubrette Pola Prima. Costei, per il giubilo di (gay) grandi e piccini, è interpretata da Franca Valeri, platinatissima e spalmata sadicamente di fondotinta, e per giunta con la mimica paralizzata in un inquietante rictus a trentadue denti. Insomma, un avatar povero e artritico dell’irraggiungibile Wanda Osiris, di cui Pola Prima scimmiotta il classico Sentimental nel suo esilarante cavallo di battaglia in salsa egizia Piramidal, firmato da Franco Pisano. Il risultato è un kitsch al quadrato che fa subito cult-movie.

Date le componenti fin qui elencate (e potrei continuare), appare subito evidente la rilevanza, anzi, la pregnanza di Basta guardarla in questa sede, che va ben oltre rispetto alla divertente caratterizzazione di Pippo Franco. In un cinema piuttosto avaro di situazioni camp come quello italiano, il film di Salce è un esemplare raro, da custodire caramente.

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