Studiò giurisprudenza a Perugia e a Bologna e, dedicatosi alla carriera ecclesiastica, divenne arcivescovo di Siponto e, dopo aver ricoperto varie cariche politiche nello Stato della Chiesa, fu creato cardinale nel 1536.
Fu eletto papa nel 1550 perché le sue posizioni politiche sembravano garantire equidistanza fra l'Impero e la Francia, ma di fatto la sua politica fu condizionata dalle esigenze, e minacce, imperiali.
Fu però uomo di cultura e mecenate: protesse Michelangelo e Palestrina e potenziò la Biblioteca vaticana e l'Università della Sapienza di Roma.
Costruì per sé la suntuosa Villa Giulia, oggi sede di un importante museo.
Giulio III causò il peggior scandalo omosessuale della storia del Papato.
Già da cardinale le pasquinate [1] lo additavano insistentemente come sodomita, ma lo scandalo esplose quando, nemmeno quattro mesi dopo la sua elezione al papato, nominò cardinale il suo amante diciassettenne Innocenzo Del Monte (1532-1577), che aveva già fatto adottare dal fratello Baldovino. (Per questo oggi gli storici eterosessuali occultano lo scandalo dicendo genericamente che fece cardinale "un figlio").
Dal Monte aveva conosciuto tredicenne Innocenzo (che prima dell'adozione si chiamava Santino) quale figlio d'un suo servitore. Il cardinale se ne innamorò perdutamente e barattò la connivenza del padre con consistenti favori.
A premio di tale prostituzione anche il ragazzo ottenne a quattordici anni redditizi benefici ecclesiastici e infine l'adozione da parte di Baldovino Del Monte.
La nomina cardinalizia fu il premio supremo della sua compiacenza.
Tale nomina, contro cui protestarono invano i cardinali più sensibili alla necessità di riformare i costumi della Chiesa per contrastare la Riforma protestante, suscitò ampio rumore nelle Corti europee:
"L'ambasciatore veneto Matteo Dandolo scriveva che il Dal Monte "era un piccolo furfantello", e che il cardinal Del Monte "se lo prese in camera e nel proprio letto, come se gli fosse stato figliuolo o nipote. (...)
Onofrio Panvinio, riferendosi alla vicenda del Del Monte, scriveva di Giulio III che era "eccessivamente dedito con intemperanza alla vita di lussuria e alle libidini" (...) e, ancora più esplicitamente, lo definì "puerorum amoribus implicitus" [invischiato in amori per ragazzi, NdR] [2].
La lista dei commenti scandalizzati dell'epoca è lunghissima.
E nonostante una voce "benevola" che circolava per Roma spiegasse beffardamente la nomina come premio del fatto che il ragazzo era... custode della scimmia del papa (e fu quindi soprannominato "Bertuccino"), per i protestanti non ci furono dubbi sul fatto che il cappello cardinalizio fosse ricompensa delle prestazioni sessuali del ragazzo, o al più per entrambe le cose, come propone il poeta francese Joachim du Bellay (1522?-1560):
"(...) ma vedere uno staffiere, un bambino, una bestia,
un furfante, un poltrone diventare cardinale,
e per aver saputo accudire bene a una scimmia,
un Ganimede avere il [cappello] rosso sulla testa
(...)
questi miracoli, Morel, accadono solo a Roma" [3].
Come se ciò non bastasse, Innocenzo si rivelò uno dei peggiori cardinali che la Chiesa abbia mai avuto: rimasto libero di sé a 23 anni (Giulio III morì nel 1555) fu coinvolto in una catena di stupri (eterosessuali), violenze e perfino omicidii [4].
Ebbe però sempre punizioni molto blande, a riprova del fatto che il Potere è sempre molto indulgente verso i propri esponenti, anche quelli palesemente indegni.
I corpi di Giulio III e di Innocenzo sono sepolti nella "Cappella Del Monte" della chiesa di san Pietro in Montorio a Roma.