recensione diMauro Giori
Anthony Perkins
Il sottotitolo del libro la dice già tutta sull'essenza drammatica che sostanzia la vita di Perkins secondo l'autore, specialista di biografie di personalità del cinema (suoi, tra l'altro, volumi biografici dedicati a registi come Coppola, Ejsenstein e Renoir e a star come Hoffman e la Hepburn).
Con queste premesse era inevitabile che si scavasse nell'intimo delle sue relazioni sentimentali, dove si coagulavano tutti i drammi irrisolti della sua esistenza, derivanti anche da un'omosessualità mai accettata che lo ha portato a trovarsi nel mezzo di situazioni piuttosto complesse, tra relazioni con uomini e donne, più o meno di copertura, con frequenti sovrapposizioni. La sua lunga relazione con Grover Dale non gli ha impedito di legarsi infatti anche, a volte per anni, con altri uomini, da Alan Helms al giovanissimo fotografo Christopher Makos, a sua volta già legato a un altro uomo, nonché con altre donne (arrivando a sposarsi e a mettere su famiglia) nel tentativo di reprimere la propria omosessualità, mentre in pubblico fingeva di non conoscere i suoi compagni e di incontrarli allora per la prima volta. Una situazione complicata e instabile trascinata dall'attore fino alla sua morte, avvenuta nel 1992 per AIDS.