Schroeter racconta una vicenda piuttosto banale e già vista molte volte (un giovane che si innamora suscitando la gelosia della madre possessiva), trasfigurandola però in toni visionari che rifuggono la linearità narrativa e complicano la messinscena mediante un abbondante ricorso a simboli e a cenni di estasi panica e di simbiosi tra uomo e mondo della natura (vegetale, ma anche animale), oltre che tra umano e sacro. L’insieme risulta talora appesantito e ripetitivo, ma alcuni momenti sono suggestivi e l’erotismo si esprime con rara intensità, nonostante struttura e stile, sospesi tra Jarman e Godard, in certi momenti scadano nell’esibizionismo.