recensione diMauro Giori
Sirens
Cosa possono fare due passivi chiusi nel cesso di una chiesa? In una puntata Sirens risponde anche a questo interrogativo, che non è proprio di quelli che tolgono il sonno, ma è di quelli che non smettono di sorprendere anche oggi che i personaggi gay in televisione sono ovunque.
Ispirata al libro di un paramedico (che aveva prima tenuto un blog di successo), spogliato dei suoi aspetti polemici e trasformato in un dramma psicologico, Sirens si concentra sulle vicende professionali e private di tre paramedici in servizio su un'ambulanza di Glasgow, tra solidarietà professionale, dilemmi etici, stress psicofisici e traumi continui.
Anzitutto Stuart, maschio alfa che tende a prendersi un po' troppo sul serio, segretamente innamorato della poliziotta Maxine, ma con troppe scorie irrisolte che si porta appresso dalla sua infanzia per potersi impegnare in una relazione seria, o anche solo per poter ammettere di non bastare a se stesso.
Poi c'è Rachid, tirocinante che sfida il trono di Stuart e rischia di imitarne i meccanismi di rimozione, facendo disperare la psicologa dell'ospedale.
Infine c'è Ash, gay dichiarato ma riservato, allergico a relazioni e convivenze e con un immaginario politicamente scorretto: il suo ideale sono i ragazzi di colore che si prestino a incarnare gli stereotipi più razzisti che si possano immaginare. Il che fa imbestialire un suo amante occasionale (che comprensibilmente si vendica lasciandolo nudo e legato come un salame) e gli aliena le simpatie di un altro poliziotto, collega di Maxine: i due flirtano per diverse puntate, ma quando finalmente escono insieme Ash beve troppo e le sue fantasie prendono il sopravvento.
I toni sono quelli della commedia, ma la solitudine di fondo dei tre personaggi, di fronte al mondo e di fronte alla morte con cui hanno a che fare quotidianamente, assicura la messa in gioco di umori drammatici che bilanciano la comicità, che del resto spesso è già un po' nera (sono inglesi, dopotutto).
Peccato che Channel 4 non abbia rinnovato la serie, complessivamente ben realizzata: l'impressione è che tutto rimanga in sospeso, nella previsione di una continuazione ulteriore, e forse soffre in particolare proprio il personaggio di Ash, il meno esplorato e quello che maggiormente necessitava di ulteriore sviluppo.