recensione diMauro Giori
The letters of William S. Burroughs
Il volume raccoglie le lettere scritte da Burroughs tra il 1945 e il 1959, il periodo "giovanile" della sua carriera di scrittore, considerato il suo esordio singolarmente tardo (Burroughs pubblica il suo primo racconto nel 1953, a 39 anni).
Sono quasi tutte indirizzate agli amici Jack Jerouac e, soprattutto, Allen Ginsberg, che era stato in precedenza anche suo compagno. Scritte in uno stile molto personale, spesso ironico, redatte in buona parte durante i suoi lunghi soggiorni all'estero, le lettere di questi anni permettono sia di seguire la genesi di alcuni suoi lavori (in particolare Junky, Queer, Interzone e Naked Lunch) che di approfondire la vita privata dello scrittore.
Affiorano così, fin nei dettagli più intimi, le sue relazioni con Adelbert Lewis Marker e poi, durante gli anni a Tangeri, con Kiki, il suo rapporto con l'identità omosessuale, la sua concezione della sessualità, della corporeità, della virilità, nonché le sue fobie e le sue paranoie. Ma di grande interesse, soprattutto per approfondire aspetti importanti ma poco indagati della sua opera, sono anche le osservazioni sulla società americana e sulla sua omofobia, i paragoni con la liberalità del Messico e di alcune aree del Sud America e del Nord Africa, e ancora i passi intesi a dissuadere Ginsberg dal sottoporsi a una terapia psicanalitica per curare la sua omosessualità (Burroughs, a quell'epoca, ci era già passato).
Il volume è completato da una dettagliatissimo indice analitico, ovviamente di grande utilità per orientarsi nella raccolta.