Uno dei maggiori successi commerciali degli ultimi tempi, è una sorta di remake computerizzato (ora bene, ora meno bene) di
La Terra contro i dischi volanti, ed è stato messo in burla da Tim Burton in
Mars Attack. Trionfo dell’imperialismo eroico americano, è un film reaganiano nell’epoca del pornopresidente Clinton. In fatto di correttezza politica si è fatto poi anche di peggio (per rimanere nel genere catastrofico, basterebbe ricordare
Deep Impact), ma di ridicolo ce n’è molto anche qui, grazie soprattutto a quintali di superomismo da fumetto e a una visione del mondo ridotta a una dicotomia netta tra Impero Americano ipertecnologico e Terzo Mondo (Europa compresa) da cartolina turistica.
Tra i personaggi minori c'è anche un gay isterico, che è tra l'altro il primo a morire. Lo interpreta Harvey Fierstein, che è meglio ricordare nei tempi decisamente migliori di Amici, complici, amanti. Ma la sua non è che una macchietta tra le tante che popolano un film privo di personaggi a tutto tondo. La regia dilata gli stilemi del videoclip in due ore e venti di delirio.