recensione diMauro Giori
thirtysomething: essere gay in tv ai tempi dell'AIDS
Fra i trentenni della serie affiora il pittore gay Russell Weller. In tempi nei quali l’AIDS impera trascurato dall’illuminata amministrazione Reagan e il mito delle “categorie a rischio” rilancia il binomio omosessualità-malattia, è tutt’altro che facile, specie in televisione, affrontare l’argomento evitando di rilanciare stereotipi omofobi. Questa serie ci ha provato, piuttosto in anticipo sui tempi, infrangendo anche alcuni tabù, pur flirtando per altri aspetti con alcuni luoghi comuni.
Melissa, una delle protagoniste, viene a sapere che un amico di Russell sta morendo di AIDS e automaticamente (!) deduce che Russell è gay. In una puntata della terza stagione, trasmessa negli Usa il 7 novembre 1989 e intitolata Strane coppie (Strangers), Russell conosce un altro omosessuale, Peter Montefiore, che gli dà alcuni consigli per il suo primo catalogo. La puntata ha riscosso un buon successo critico, ed è stata candidata a tre premi Emmy (costumi, acconciature, guest star per una serie drammatica per l’interpretazione di Peter Frechette, che veste i panni di Peter), ma ha anche suscitato molte discussioni poiché i due gay devono finire a letto insieme. Le polemiche si concludono con il taglio di un bacio e con la soluzione, comunque criticata in quanto ritenuta da molti ancora troppo scandalosa, di far vedere semplicemente i due a letto dopo la loro notte di passione. Ovviamente è molto meno di quel che nella stessa serie fanno gli etero: la stessa puntata si apre con Melissa a letto focosamente avvinghiata a un ragazzo che ha circa la metà dei suoi anni. Ma pur nella sua innocenza, è in effetti una scena ardita: non si era mai visto niente del genere in televisione. Anche se poi a letto i due ragazzotti non fanno che parlare ancora di AIDS, di amici morti di AIDS, della lettura dei necrologi di AIDS con cui entrambi iniziano ogni loro giornata, sebbene sappiano anche scherzarci sopra e si scambino persino (!) una battuta affettuosa.
Peccato che poi il rapporto tra Russell e Peter sia destinato ad andare male, senza motivo apparente: parlando con Melissa, Russell fa nuovamente riferimento all’AIDS per giustificare la sua paura del rapporto con Peter. Alla fine si decide a tentare una relazione, va a trovarlo sul posto di lavoro, lo invita a uscire e gli dice: «naturalmente sai che non funzionerà, vero?», e Peter risponde semplicemente: «certo». Ma questa, più che omofobia travestita di stereotipi, è melodramma da soap opera: Melissa e il suo giovane stallone hanno gli stessi problemi, e le titubanze di Russell non sono diverse da quelle di tutti gli altri trentenni insicuri e indecisi che popolano questa singolare serie drammatica, dai toni malinconici.