recensione di Mauro Giori
La morte accarezza a mezzanotte
Rispetto a molti altri esemplari del genere, questo giallo all’italiana ha dalla sua una verve comica vernacolare non sgradevole, ma niente di più: intreccio, sceneggiatura e interpreti sono nella media del genere, che non era altissima.
Immancabile la macchietta omosessuale, che in questo caso è un fotografo imbranato di mezza età, pelato e un po’ imbolsito, che fa parte dell’arredamento di un’improbabile Milano da bere fatta di modelle (Valentina, la protagonista), paparazzi, locali alla moda, e cartoline di piazza Duomo (dove il questore ha il suo ufficio…), dei navigli, del cimitero monumentale e del grattacielo Pirelli. Il personaggio è divertente giusto perché spigliato e parla in dialetto, ma non si va oltre: quando invita tutti a casa sua per un droga-party, ci sono solo coppie etero che fumano.
Per i titoli di testa canzone di Mina, intitolata alla protagonista.