recensione diMauro Giori
L'anello mancante: the Erotic films of Peter De Rome
L’underground, com’è noto a tutti, negli anni Sessanta ha permesso una liberazione dell’immaginario erotico cinematografico senza pari, capace di sottrarsi a ogni censura grazie all’economia dei mezzi e a un circuito indipendente sufficiente ad autoalimentarsi e a sostenersi economicamente.
Tra i cortometraggi underground di Anger, Warhol, Genet ecc., e il porno chic dei primi anni Settanta non vi è una reale soluzione di continuità, solo un’esasperazione delle forme. Un buon esempio di trait d’union è rappresentato dai film di Peter De Rome, cineasta di cui i cinefili conservavano memoria ma i cui lavori (consistenti in una trentina di cortometraggi – più molti altri incompiuti – e due lungometraggi) erano da molti anni invisibili. Ora, donati al British Film Institute e rimessi in circolazione, sono finalmente di nuovo a disposizione.
In particolare è riemerso The Erotic Films of Peter De Rome, un’antologia che lo stesso regista aveva curato nel 1973 per la distribuzione nelle sale, unendo otto corti fatti in privato tra il 1969 e il 1972, più altri due girati apposta per l’occasione. Fantasie spesso fondate su spunti interessanti, bastevoli a compensare la forma scabra dell’autodidatta, come il gioco con il doppio di Double Exposure, l’iconoclastia blasfema di The Second Coming o ancora la rivisitazione mitologica sadomaso di Prometeus.
De Rome si caratterizza per il fatto di virare senza inibizioni sull’hardcore, ma secondo moduli di una pornografia non ancora serializzata dalle convenzioni dell’industria, e lo stesso si può dire dei suoi due film successivi, Adam & Yves e The Destroying Angel.
Questi film ci restituiscono l’anello mancante per comprendere l’evoluzione non solo del cinema erotico di quegli anni, ma anche del cinema gay tout court. La forma forse più significativa di militanza (implicita o, spesso, anche esplicita) concepita dal cinema gay dell’epoca è consistita infatti proprio nella rappresentazione di fantasie erotiche senza compromessi, in sé bastevoli a opporsi alle censure, alle rimozioni e agli stereotipi ansiolitici del cinema istituzionale, e in particolare hollywoodiano.