Papà diventa mamma

19 giugno 2004

Piccolo gioiello della commedia italiana (quella di qualità), ormai dimenticato ma in origine episodio conclusivo di una trilogia molto fortunata dedicata alle disavventure della famiglia Passaguai. Se apprezzabili sono la regia di Fabrizi (che si concede qualche lungaggine nello spettacolo teatrale), la luminosa fotografia di Mario Bava e le interpretazioni tanto dei protagonisti quanto dei caratteristi, buona parte del merito del film si deve all’interpretazione di Fabrizi, irresistibile in vesti (metaforicamente e letteralmente) femminili. Fabrizi riprende sì l’espediente del travestitismo abusato nel teatro di rivista, ma la sua mamma-papà è recitata con inedita misura, senza i vezzi, le grasse squadrature e le mossettine caricaturali cui tanti altri hanno ridotto questo genere di ruoli. Inoltre Fabrizi forza l'espediente comico fino a spingerlo verso punte a dir poco ardite: se l’idea di partenza è nient’altro che quella di un canonico scambio di ruoli, con vicende che si ripetono pari pari una volta avvenuta l’inversione di compiti, pure tutta una serie di situazioni e di scambi di battute portano il tutto verso allusioni omosessuali più che indirette (e si direbbe consapevolmente, a giudicare da alcune battute che fin dall’inizio lasciano intuire l’intenzione di percorrere questa strada). L'intento è ovviamente quello canonico di scimmiottare gli stereotipi sui ruoli di genere, ma di fatto papà Passaguai non si limita a comportarsi da donna: si sente e si vede come una donna a tutti gli effetti, pur continuando a essere innamorato della moglie, a essere geloso di lei, a dormire con lei, senza percepire in tutto ciò nulla di strano, a differenza ovviamente della sempre più perplessa Ave Ninchi, il cui carattere estremamente energico e il cui fisico corpulento si prestano bene a rendere ancora più ambiguo il loro rapporto. Papà Passaguai trova dunque naturale vestirsi da donna (rubando gli abiti alla moglie), occuparsi delle faccende di casa (mandando al lavoro la moglie), starnazzare con le vicine, ecc. Quando poi mamma Passaguai, alla fine, rimane anch'essa ipnotizzata con l'effetto di "diventare" un uomo, raggiungiamo il culmine del parossismo comico, ma anche la definitiva "dimostrazione" della mobilità dei ruoli di genere e del loro carattere convenzionale, nonché di quanto (per usare la terminologia corrente) sesso biologico, orientamento sessuale, genere e atteggiamento sessuale siano realtà nettamente distinte. Il finale, com'è consuetudine, rassicura e chiude tutto con un bonario sorriso, ma non smussa il potenziale eversivo di quanto fin lì rappresentato.

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