Vittorio e Vittoria

9 luglio 2004

Negli anni '20 Reinhold Schünzel si era guadagnato una certa fama in Germania come attore, ma anche come regista. Già interprete nel 1919 del ruolo di Franz in Anders als die Andern, nel '33 scrive e dirige questa prima versione cinematografica della fortunata vicenda di Viktor e Viktoria, che ricorre con rara intelligenza al tema del travestitismo, di cui la tradizione teatrale popolare abusava. A riprova del felice esito del lavoro di Schünzel basterebbe ricordare che il suo film sarà oggetto di un remake (inglese) già due anni dopo la sua uscita (First a Girl, di Victor Saville), quindi ancora nel 1957 (Viktor und Viktoria, di Karl Anton) e nel 1982 (Victor/Victoria, di Blake Edwards).

Vittorio e Vittoria è una commedia effervescente che Schünzel dirige con grande abilità e ricchezza di idee, guardando ovviamente ai contemporanei musical di Hollywood (c'è persino un omaggio a Busby Berkeley). Il regista gioca con le possibilità metaforiche del montaggio, colloca e muove la macchina da presa con agilità e intelligenza e sfrutta il sonoro in funzione espressiva (e talora sarcastica), oltreché musicale, utilizzando con la medesima abilità rumori, suoni, musica e voci (ad esempio ricorrendo frequentemente al dialogo ritmico rimato). La sceneggiatura è piuttosto brillante e si concede momenti di ironia sui ruoli di genere, sfiorando appena il tema dell'ambiguità sessuale (al quale ricorrerà in modo decisamente più consistente Edwards nel suo remake, e soprattutto nella versione teatrale). Douglas infatti scopre quasi subito la verità su Viktoria: non c'è dunque il tempo perché egli possa mettere in discussione la propria eterosessualità, e nemmeno la propria virilità, ma ciò fornisce l'occasione per mettere alla prova la "virilità" di Viktoria, che porta in una taverna malfamata dove i due scatenano una rissa, e per ironizzare in questo modo su certi aspetti dei ruoli di genere. Schünzel fa quello che può, ovviamente: la libertà della Repubblica di Weimar apparteneva già al passato e per il neonato Reich la maschilità (e più in generale i ruoli di genere) era una cosa oltremodo seria.

Com'era piuttosto comune nei primi anni del sonoro, per ampliare le possibilità d'esportazione Schünzel dirige contemporaneamente con altri attori una versione francese, distribuita con il titolo Georges et Georgette.

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