recensione di Mauro Giori
First a Girl
Quest'ultima modifica è rappresentativa di una tonalità maggiormente trasgressiva nel trattare le possibili implicazioni sessuali del travestitismo. Se infatti il remake di Saville, appesantito da numeri musicali un po' troppo pretenziosi, è complessivamente meno brillante e inventivo del suo modello tedesco (soprattutto dal punto di vista stilistico, ma anche sul piano prettamente comico), nelle allusioni sessuali si mostra decisamente più ardito. La scena forse più emblematica è quella del primo confronto tra la virilità offesa di Robert, scombussolato per essersi invaghito di un uomo credendolo una donna, e quella posticcia di Elizabeth, che deve tenere fede al suo alter ego maschile. È un confronto tutto simbolico: quando Robert si accende un sigaro, Elizabeth/Victor ne sceglie uno più grosso e più forte... A differenza di quanto accadeva nel film di Schünzel, Robert impiega del tempo a capire che Victor è in realtà Elizabeth, il che lascia spazio a tutta una serie di allusioni e battute a doppio senso (come quando Robert apostrofa Victor dicendogli: "Sissy, be a man!").
Queste allusioni, riparandosi dietro il solido scudo della comicità, sfidano a più riprese i ruoli di genere, anche se ovviamente non si arriva agli estremi toccati da Blake Edwards nel suo ulteriore remake Victor/Victoria. In First a Girl si raggiunge il culmine quando Elizabeth, ancora vestita da uomo, si presenta a casa della principessa per dichiarare il proprio amore per Robert. Prima che Elizabeth si affretti a chiarire l'equivoco, la principessa, la quale ancora ignora che Victor è in realtà Elizabeth, ha tutto il tempo di prendere in considerazione l'ipotesi dell'omosessualità di Victor senza troppo scandalizzarsi.