Il maresciallo Rocca

28 agosto 2004

Premiata da un enorme successo di pubblico, la serie incentrata sulle imprese del maresciallo Rocca, eroe quotidiano, ha trovato nel protagonista Gigi Proietti un interprete ideale, la cui professionalità e controllata simpatia riesce a rimediare da sola ai punti deboli dei singoli episodi (tra cui interpreti di contorno scadenti e sceneggiature non sempre capaci di elaborare intrighi sufficientemente... intriganti).

In una puntata della seconda serie ("Un delitto diverso", 1998), Rocca si trova ad indagare sul delitto di un travestito. Le tracce (una poesia di Sandro Penna...) lo portano dai tre (!) amanti dell'uomo: un altro travestito, un veterinario di mezza età e un chirurgo, pure lui di mezza età, sposato con figlio. Questi si è scoperto gay in età avanzata e la moglie (che ricorda lo stereotipo mascolino della spia russa) cerca di coprire lo scandalo e la pubblica vergogna di un marito famoso che minaccia di lasciare lei e il figlio per un ragazzo. Per tutta la puntata si gioca continuamente su inutili reticenze ("beh, era..."), si fa un gran parlare di "diversi" ma con il tormentone della sfortuna genetica. Tale l'omosessualità è considerata dalla madre della vittima (tanto per rendere più patetica la sua situazione di madre di un figlio "diverso", è pure in fin di vita), dalla vicina di casa dell'altro travestito (la quale pure dovrebbe essere il personaggio comprensivo, lei che ha difeso i due amanti a una riunione condominiale), e persino dal medico con la moglie killer, che infine dice di essere il più sfortunato di tutti, né sa definire i suoi sentimenti ("se fosse stata una donna, direi che mi ero innamorato, ma..."). Rocca, protagonista super partes, lascia dire senza condividere né controbattere, ma le sue perplessità di fronte a tale florilegio di luoghi comuni non bastano a risollevare la puntata.

Si torna a parlare del tema anche in una puntata della quarta stagione ("Per fatto personale", 2003) nella quale un altro travestito/prostituto si trova coinvolto in un omicidio. Alla fine sarà scagionato. L'associazione omosessualità/travestitismo/prostituzione è fin troppo tradizionale, benché comprensibile nell'ambito di una serie poliziesca, e alla fine anche in questo caso il travestito si sfoga con il maresciallo cui confessa di considerare la sua omosessualità una sfortuna. Ma questo quadro non entusiasmante questa volta è bilanciato (in modi tutt'altro che scontati per la nostra televisione) dall'intreccio privato che riguarda la famiglia di Rocca. Per una serie di equivoci Rocca si convince che il figlio sia gay e glielo tenga nascosto. Ciò porta il personaggio a ragionare sull'omosessualità, a confrontarsi con altri personaggi sull'argomento e infine ad affrontare il figlio cercando di dimostrarsi il più supportivo possibile. Le reazioni di Rocca, piuttosto realistiche, evolvono dall'iniziale rifiuto verso la progressiva accettazione.

In realtà alla fine si scopre (ma è ovvio fin dall'inizio: la sceneggiatura in ciò non risulta particolarmente brillante) che il figlio di Rocca non è gay, ma lo è un suo caro amico di infanzia che ne aveva assunto temporaneamente in segreto l'identità e che, pur non dando prova di grande acume, se non altro dimostra sincero amore e totale abnegazione per il suo amato (che è poi il travestito sospettato dell'omicido).

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