recensione diAlessandro Martini
La noia cammina con i tacchi alti
Prendete una trama vagamente hitchcockiana, aggiungete tante scene sexy saccheggiando da tutti i film di tale genere girati negli ultimi vent'anni, affidate il tutto a un ex produttore improvvisatosi regista che probabilmente ha realizzato più film di quanti ne abbia mai visti in tutta la sua vita. Guarnite il tutto con un titolo che richiami vagamente i film di Dario Argento e avrete uno dei gialli all'italiana più noiosi e imbarazzanti degli anni settanta.
Un paio di scene "hot" sono quasi interessanti e originali, almeno per l'epoca: la prima scena d'amore fra Nicole e il fidanzato, per esempio, inizia con lui che le spalma la crema idratante sul corpo e poi, dopo un paio di baci, lui si mette in ginocchio e le "offre" un rapporto orale. Non so se il tutto è erotico ma di certo è molto originale.
Mi dicono che ci sia anche una trama e un intreccio, francamente non me ne sono nemmeno accorto. Ci sono tre personaggi e uno di questi è la vittima: vi lascio immaginare che mirabolante intreccio possa scaturire con questi "ingredienti".
Pre-finale con reminiscenze da Psycho (assassino in drag e noiosa e pedante spiegazione finale dell'ispettore) poi improvvisamente il regista decide di cambiare le carte in tavola, scompaginare il già poco credibile finale per regalarci una spiegazione ai limiti dell'assurdo. Soporifero.