Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?

24 novembre 2012

«Secondo Kinsey di donne che non sentono il richiamo di altre sottane ce ne sono poche, sempre meno. E succede così anche sull'altra sponda». Non capita tutti i giorni di trovare un ispettore di polizia italiano che sciorina dati (sia pure dopo zotica rielaborazione) dallo scandaloso rapporto Kinsey, anche se a vent'anni dalla sua pubblicazione. Ma nei gialli italiani dell'epoca tutto quello che sollecitava pruriti faceva buon brodo, e quindi eccolo qui, l'ispettore più paternalista che il genere si sia concesso, a cercare di convincere una lesbica a cambiare vita. O quanto meno a contenere la propria ninfomania: come si conviene all'immaginario eterosessuale, la giovane infatti perde la testa per ogni ragazza che incontra, e si può facilmente comprendere perché, quando nell'appartamento accanto si trasferisce la principessa del trash erotico italiota del tempo, Edwige Fenech, non perda tempo a cercare di avvicinarla, senza trascurare la sua coinquilina. Come dice ancora il nostro ispettore con l'eleganza che lo contraddistingue, due vicine così per lei sono come la muraglia cinese per un cane che deve fare pipì.

Per una volta non è la lesbica a uccidere, ma in compenso è suo padre e a causa del di lei lesbismo (l'identità dell'assassino è piuttosto evidente, nonostante l'abbondanza di false piste accumulate da Carnimeo). L'uomo ammazza infatti tutte le donne che ritiene responsabili della perversione della figlia, a cominciare dalla prostituta su cui si apre il film, la quale stava appunto andando a soddisfare gli incontenibili appetiti della saffica fanciulla. Il film si chiude su una scena identica, non è dato capire se per semplice amore di simmetria o per confermare i timori suscitati nell'ispettore dalla lettura di Kinsey. Il finale sembra infatti promettere la ripetizione della strage che dà sostanza al film benché l'indiretta responsabile sia morta e defunta, essendo stata lessata per errore dal padre (tramite il vapore di una caldaia).

E Carnimeo non ci fa mancare anche l'altra sponda di cui parlava il buon ispettore, nella forma consueta della macchietta concessa dal cinema e dalla censura dell'epoca. Questa volta è Oreste Lionello a interpretare un effeminato fotografo di moda, dall'umorismo salace, che ritorna a più riprese nella prima parte del film per essere poi improvvisamente dimenticato e uscire di scena senza nostalgie.

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