Özpetek chi?!

5 aprile 2013

La storia è molto semplice: Mattia, romano e poco più che ventenne, vuole uscire allo scoperto coi suoi parenti più stretti prima di partire per la Spagna e raggiungere il fidanzato Eduardo.

Pregio #1: non siamo costretti a evincere l'omosessualità dei personaggi dal fatto che ballano un motivetto delle Baccara in mezzo al mare senza evidente ragione (come nella migliore tradizione italo-turca), né dall'ipertrofia dell'addominale inutilmente esposto (come nella migliore tradizione lgbt-festivaliera). I personaggi omosessuali fanno addirittura l'amore tra di loro, e non con la migliore amica.

Pregio #2: fin dalla primissima sequenza il coming out viene chiamato col proprio nome, e non lo si sovrappone come al solito all'outing: sarà pedanteria, ma la continua confusione tra l'uno e l'altro termine fa passare la voglia di vedere prodotti italiani recenti al solo sentirli nominare.

Pregio #3: il cast è ben equilibrato e si addice al tono del film. Oltre a una Monica Guerritore sopra le righe nel ruolo della madre apprensiva, occorre una menzione speciale per Valentina Correani (conduttrice di MTV, molto divertente nel ruolo della bbòra romanaccia sorella del protagonista) e per Francesco Montanari (gestore di una non particolarmente beautiful laundrette che si trasforma in Alba Paillette nelle serate del Muccassassina).

Pregio #4: ci sono almeno tre momenti davvero divertenti, il che è già molto in un film che non raggiunge l'ora e venti di durata. C'è innanzitutto la sequenza iniziale, con le prove generali di coming out allo specchio. C'è poi il primo fallimentare tentativo di dichiararsi ai membri della famiglia: particolarmente simpatico quello con la madre, con cameo di Victoria Cabello. C'è poi ovviamente la cena di famiglia, con un coming out forse appena un po' più verboso rispetto alla soglia del credibile, ma sicuramente memorabile (spec. per via della reazione del padre, che salva il personaggio dal macchiettismo).

Morale: a dispetto di una trama esile, il film riesce nell'intento di strappare una risata in più occasioni, sfruttando a dovere tutti i momenti chiave della vicenda. La sceneggiatura è evidentemente il frutto del lavoro di qualcuno (Roberto Proia) che sa di cosa scrive. Infine, non dobbiamo sorbirci né galletti Vallespluga depilati fin nelle orecchie che a metà film si scoprono novelli Kierkegaard, né tantomeno Scamarcio che, anziché baciare il fidanzato di cui si dichiara follemente innamorato, gli dà una pacca smorta sulle spalle.

In dieci parole dieci: la commedia gay italiana non è solo Özpetek, per fortuna.

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