recensione diFrancesco Gnerre
Salmace [1929]
In questo libro d'esordio di Mario Soldati, del 1929, Salmace, uno dei racconti (quello che dà il titolo all'intera raccolta) rappresenta una storia di transessualità, e un altro, "Scenario", narra una storia d'amore tra un uomo e un suo giovane ex allievo.
Nel 1929 il libro fece scalpore. Si rimproverò all'autore di essere moralmente "indifferente", di non esprimere alcuna condanna dell'"inferno" nel quale si muovono i suoi personaggi, e critici autorevoli come Giuseppe Antonio Borgese e Eugenio Montale tesero a circoscrivere il talento del giovane scrittore agli altri racconti, mentre stroncarono i due di argomento omosessuale.
Borgese parlò di "gusto clinico" a proposito di "Salmace" e ignorò "Scenario", fingendo maliziosamente di essersene dimenticato: "mi avvedo di aver tralasciato una novella, Scenario; ma, poiché l'ho saltata, sarà meglio lasciarla lì".
E Montale liquidò le due novelle come "bozzetti di argomento freudiano-sessuale", "chiaramente falliti".
Insomma, a rileggere le due recensioni si ha l'impressione che sia Borgese che Montale fossero molto imbarazzati e trovassero sconveniente che un giovane scrittore di talento indugiasse su temi così bizzarri.
Che siano ancora presenti forme di imbarazzo di questo genere da parte della cultura di oggi?