recensione diA.S. Laddor
Dimmi le parolacce
"Le persone che hanno una visione positiva del sesso (come me) stanno semplicemente cercando di giungere a una teoria della neutralità morale del sesso".
"C'è pace nel caos del sesso, perché lì è l'unico luogo dove possiamo trovare gli altri in noi stessi e noi stessi negli altri".
Queste due affermazioni si trovano alla fine dell'opera della Tisdale e riassumono la sua talvolta scomoda posizione in materia. Il libro, che parte solo come spunto dalle parolacce, può infatti per certi aspetti entusiasmare e per altri sconcertare.
A proposito della pornografia, ad esempio non ho potuto evitare di pensare, nonostante l'autrice sostenga che essa venga censurata perché piacevole e distraente, e quindi deviante rispetto alle regole decise da altri per il nostro stesso privato, che in certi casi invece essa sia, nel ruolo evocativo svolto dalla sua parte iconografica eccitante (soprattutto quando sfrutta il corpo della donna), volutamente gestita dal potere. Certi fatti lo hanno ampiamente dimostrato: il caso del serial killer belga, le notizie ormai quasi datate sul triste primato italo-tedesco nello sfruttamento della prostituzione minorile in sudamerica e in oriente, nascosto dietro il paravento del viaggio per turismo, la scoperta di una rete internazionale di pedofili nel web. E in tutti e tre i casi la connivenza di personaggi legati al mondo dell'alta politica internazionale o a classi e professioni abbienti non ha stupito più di tanto.
Ma se provo un forte disagio di fronte a certi avvenimenti che mi indignano non solo in sé ma in quanto portatori di un discorso più complesso, che coinvolge appunto la gestione del potere, so anche che - come scrive la Tisdale -
"il nostro relativo sconforto per un prodotto pornografico dipende dalla circostanza se ne siamo il soggetto o l'oggetto, e dal nostro agio come oggetti o soggetti di qualunque attività".
La riflessione di per sé ineccepibile diventa sconvolgente perché lascia la risposta al singolo senza indicarne nessuna.
D'altra parte riconosco che la mia posizione sulla pornografia possa esser generata della presunzione - come sostiene la Tisdale - che essa "abbia in qualche modo maggiore influenza dei notiziari, della pubblicità e dei programmi in prima serata".
La libertà sessuata in effetti dovrebbe esser diritto di ognuno sia nell'uso della pornografia sia nella percezione della scala di orientamento sessuale - da 0 a 6 gradi - enucleata da Kinsey e interna ai generi, e presente anche nella omosessualità e nella transessualità.
Nel sesso non vi è nulla di "compiutamente fissato" (Kinsey) e il sesso "in sé" non ha nulla a che vedere con il genere. "Il genere è illusorio": sessualmente ci "determiniamo" come uomini o donne o trans o omo in una serie di gradazioni complesse, e spesso mutevoli nel tempo.
Sono soprattutto le donne a venir incitate dalla Tisdale a non temere, né l'immaginario, né la sua realizzazione nel rispetto della volontà del partner, e nella sfera degli "atti segreti" e solitari.
La studiosa affonda dunque con determinazione tutte le concezioni che relegano il sesso nel mondo del bestiale e dell'innominabile, perché "ragione e logica" che "distinguono gli uomini dagli animali" sono "completamente assenti dallo stato del sesso". A questa affermazione di Tommaso d'Aquino la Tisdale risponde che "l'orgasmo è psichedelico e anarchico".
Attacca poi la destra cristiana scaturente dal pensiero di Sant'Agostino i cui "fedeli", sostiene la studiosa,
"tendono a occuparsi di ME convinti come sono in base a un'interpretazione del loro credo, che tutto e tutti ricadano sotto il magistero di una religione rigidamente prescrittiva.
Per chi attribuisce valore agli altri esseri umani in base ai propri criteri assoluti di comportamento, coloro che non li seguono abiurano alla loro stessa umanità. Non sono che BESTIE".
La concezione filosofica secondo la quale la "sessualità è un concetto morale piuttosto che un'esperienza fisica" è propria anche di Cartesio.
Lo stesso Freud
"certo non un agostiniano, ritiene che la civiltà evolve a misura che l'onnicomprensivo impulso sessuale viene indirizzato verso il pensiero e il lavoro". "Il principio del piacere cede al principio di realtà"...
Per Freud "il sesso senza amore romantico è pericoloso perché naturalmente egoistico". Pur dando importanza all'istinto e all'intuizione che l'identità sessuale fosse ondeggiante e inaffidabile sembra che Freud - afferma dubbiosa la Tisdale - sia a un "piccolo passo... dall'affermare che il vero amore trascenda o elimini completamente i più bassi istinti sessuali...
Se meno è meglio... niente deve essere il massimo!"
Al contrario Sally Tisdale esalta il pensiero di Marcuse e di Huxley.
In Eros e civiltà Marcuse afferma che
"la realtà erotica è un ritorno alla sessualità anarchica e totale della prima infanzia... il ritorno a un mondo di perversità polimorfa richiede, e contribuisce a creare, una società dell'abbondanza... in una visione erotica... abbracciamo gli altri accettandoli per quelli che sono e viviamo senza paura...".
Per Marcuse la civiltà
"comincia veramente quando eros e agape si fondono in qualcosa di nuovo dove ogni individuo è legato a noi, dove non c'é alcuna distinzione MORALE tra amico, amante e estraneo".
È noto come Marcuse sostenga che
"le esplosioni del sesso represso siano (riscontrabili)... nel fascismo e nella violenza dei singoli".
Dal canto suo Huxley "una volta disse che, osservato con gli occhi della storia, il puritano è il pervertito sessuale più anormale di cui ci sia stata traccia"... le persone che convivono a disagio con la propria sessualità trovano quasi impossibile NON intromettersi in quella degli altri.
Insomma, occorre vedere il sesso nella sua poliformicità (Freud aveva definito l'uomo come "perverso polimorfo"), nella sua universalità ("il sesso è considerato maschio in quanto universale?" si chiede la Tisdale) e infine nella sua pericolosità.
La Tisdale attacca poi le femministe che avevano tentato di rieducarla politicamente cancellando come terribili i ruoli tradizionali...
Eppure per quanto una donna possa essere liberata ed esserlo ottimisticamente... dovrebbe non aver paura di un sesso, se lo desidera, in cui diventa a turno anche "oggetto", e senza vergogna interpreta i ruoli che crede.
Una volta spogliati per fare l'amore o per fare sesso, non solo ci offriamo all'altro come siamo, ma siamo anche pronti a "rivestirci" se lo vogliamo anarchicamente di ruoli, che perdono dunque di significato "politico", e acquistano invece valenza disibinitoria in amorosa tolleranza per l'altro/a.
Se spogliarsi di qualsiasi ruolo è rivoluzionario, spogliarsi per sesso in modo liberatorio è profondamente rivoluzionario.
Aristofane nel Simposio di Platone riporta il mito originario dei tre sessi creati da Zeus (uomo doppio, donna doppia, androgino) divisi per punizione dallo stesso dio. Da allora in poi ognuno cerca la propria metà: dunque vi sono uomini che cercano donne e viceversa, donne che cercano donne, uomini che cercano uomini, e donne che cercano donne e uomini e così via.
"Ma in ogni caso", dice Aristofane, "questa eterna dolorosa ricerca è AMORE".