recensione diA.S. Laddor
Vie dell’immaginazione, Le. Un giallo a più strati
Predilige tematiche labirintiche, enigmatiche, e questo romanzo è un esempio di come si possa costruire un giallo a più strati, anzi più gialli in uno, non conclusi, lasciando per ognuno aperta una via all'immaginazione (così come recita il titolo) ed anche a una serie di inquietudini ed angosce che finiscono col pervadere il lettore.
Si tratta della vicenda di due giornalisti, marito e moglie con tre figli che intraprendono un viaggio di vacanze verso la Francia meridionale, diretti a una sontuosa e misteriosa villa, messa a disposizione di Klaas e della sua famiglia dal nuovo editore della rivista per la quale Klaas lavora.
Qui lo scrittore dovrà creare un giallo, per risanare le sorti un po' in crisi del giornale, mentre in realtà egli è completamente assorbito da una strana scoperta letteraria: le stupende composizioni di un certo B. Mork, di cui dopo qualche ricerca era riuscito a rintracciare l'abitazione e la (così crede) compagna.
Il viaggio verso Mentone viene interrotto da un banale incidente d'auto che costringe la moglie di Klaas, Maja, a proseguire da sola con i bambini su un camion di passaggio diretto a sud, e guidato dal grande Joop. Durante il viaggio Joop narra a Maja avventure cariche di mistero legate alla morte o alla comparsa di figure ambigue.
E non finisce qui: arrivati nella villa Maja e i bimbi si vedranno circondati da atmosfere oscure e nevrotiche, che andranno caricandosi di tensione e di ipotesi agghiaccianti.
Ma le figure emergenti di questo romanzo non sono i due coniugi, bensì proprio le tre donne che ne costituiscono i vertici: la vecchia proprietaria della villa che si dice essere in viaggio, e la cui assenza permette ai giovani di passare lì le proprie vacanze, Maja, tanto più abile nello scrivere e più ingegnosa di Klaas, al quale alla fine cederà i suoi racconti fantastici di viaggio e, sorpresa finale, la coabitante di B. Mork (che è poi B. Mork stesso), che si rivelerà il personaggio più complesso della vicenda, somma di mascolino e femminino.
Un narrazione, quella della Haasse, intrigante e sospesa tra il gioco costruttivo e la giallistica classica. Un romanzo che Hitchcock avrebbe volentieri trasformato in uno dei suoi perfetti film di intelletto e terrore.