recensione diFrancesco Gnerre
Sulle eccentricità del cardinal Pirelli [1926]
Ronald Firbank nacque a Londra nel 1886.
Di salute cagionevole, trascorse un'esistenza inquieta tra stazioni climatiche e viaggi "verso il sole", sulle orme di André Gide e di tanti cultori della bellezza mediterranea.
Affascinato dai riti, barocchi e fastosi, dai paramenti e dalla teatralità della Chiesa cattolica, nel 1908 si convertì al cattolicesimo, come aveva fatto qualche anno prima un altro esteta decadente fin de siècle, Joris-Karl Huismans. Morì nel 1926, a soli 40 anni, a Roma.
La sua produzione letteraria è costituita da romanzi brevi, raffinati giochi letterari con personaggi bizzarri, spesso incredibilmente cattivi, che, tra ambigue allusioni e irresistibili "facezie", sbeffeggiano le assurdità, le ipocrisie e le follie di ricchi prelati e vacue nobildonne.
Sulle eccentricità del cardinal Pirelli è il suo romanzo più noto.
A Clemenza, "nella bianca Andalusia", esercita il suo alto magistero il cardinal-arcivescovo Don Alvaro Narciso Hernando Pirelli, adorato da nobildonne fallite disposte a restare senza pane ma non senza rossetto e belletto, da matrone assatanate alla ricerca di emozioni forti, da devote che lo implorano perché battezzi i loro cagnolini.
Di insolita eleganza, ancora molto bello, anche se non più giovane, corteggiato e concupito "come un matador", il cardinale divide i suoi favori tra donne e uomini: "questi baci di giovani maschi, sottratti alle avide nobildonne, avevano un gusto così delicato".
Anche se ama essere "drappeggiato di ermellino e di vecchi merletti di squisita fattura", non disdegna di tanto in tanto confondersi tra la folla, "travestito da caballero di provincia, o da matrona (non piacendogli rinunciare completamente al virtuosismo militante della sottana)".
Ma poi c'è qualcuno che comincia a trovare "eccentrico" il suo comportamento, le maldicenze arrivano a Roma e allora bisogna elaborare una linea di difesa, sapiente ed elegante, come tutto ciò che fa.
Scrittore snob e raffinato, Firbank non è un "minore", come ce lo presentano le storie letterarie.
La sua prosa, infarcita di raffinate futilità da romanzo-conversazione e di preziosismi, è stata un modello per generazioni di scrittori stravaganti che hanno fatto della sublimazione dell'artificio e dell'irriverenza il fulcro della loro scrittura, da Evelyn Waugh a Ivy Compton-Burnett ad Alberto Arbasino.