recensione diFrancesco Gnerre
Palinsesto
Esibendo spavaldamente un io ipertrofico Gore Vidal scrive: "Si direbbe che praticamente tutti coloro in cui mi sono imbattuto sono diventati oggetto di almeno una biografia".
E nessuno può smentirlo visto che le persone in cui si è imbattuto, ora personaggi di questo libro di memorie, si chiamano John e Jacqueline Kennedy, Eleanor Roosevelt, Tennesse Williams, Truman Capote, Anais Nin, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Norman Mailer, George Santayana, Greta Garbo, Marlon Brando, Paul Newman... vale a dire il fior fiore della politica, della letteratura, del cinema, del teatro degli anni Cinquanta e Sessanta. Di molti di loro Vidal descrive, con uno straordinario gusto del pettegolezzo, a volte con cinismo e livore, vizi e virtù, relazioni e abitudini.
Al centro c'è sempre lui, Gore Vidal, che si compiace con civetteria di riandare alla famosa notte del 23 agosto del 1953 passata insieme a Jack Kerouac:
"nel vicino Chelsea Hotel, ognuno firmò con il suo vero nome. In tono solenne, dissi all'impiegato stupefatto che questo registro sarebbe diventato famoso. Mi sono spesso chiesto cosa ne abbiano fatto. Qualcuno ha forse strappato la nostra pagina? Oppure è ancora nascosto negli archivi polverosi del Chelsea?
Lussuria a parte, entrambi pensavamo, già allora (questo fu prima di Sulla strada ), che accoppiarci era un atto dovuto alla storia della letteratura".
E non basta: Vidal vuole precisare ulteriormente, ma forse gli pare troppo inoltrarsi in particolari erotici e allora ricorre alla memoria altrui, in questo caso di Allen Ginsberg: "Jack era piuttosto orgoglioso di averti fatto un pompino". La mediazione di Ginsberg sembra aver finalmente chiarito tutto:
"Grazie alla certezza di Allen di ciò che Jack gli aveva raccontato, alla fine mi ricordo del pompino".
Ma, a parte i pompini storici e l'esibizione, a volte un po' noiosa, di parentele e amicizie che contano, il libro è anche la riproposta di una bella storia d'amore che Vidal ha già raccontato in altri modi.
"Non ho mai avuto storie con nessuno. Sesso, sì. Amicizia, sì. Le due cose combinate? No. Jimmie, naturalmente, era qualcos'altro: era me".
Ma Jimmie muore a diciannove anni, nel 1945, ucciso da una granata giapponese e "da quel momento le guerre tendono tutte a fondersi l'una con l'altra", scrive Gore Vidal.
L'amore per Jimmie, alla base del romanzo La statua di sale del 1948, diventa l'episodio centrale di tutta la vita dello scrittore. Perfino il film Ben Hur di cui Vidal scrive la sceneggiatura nel 1959 ne è una variante, e buona parte di queste memorie (e sono le pagine più belle) sono una ulteriore rielaborazione di quella storia che assume le caratteristiche del mito: Gore Vidal e Jim Trimble diventano una moderna reincarnazione di Achille e Patroclo, come suggerisce lo stesso autore che così spiega il titolo di questo libro:
"Palinsesto: distinti strati archeologici di una vita da riportare alla luce come i diversi livelli dell'antica Troia, dove, in un qualche punto di quelle città edificate sopra altre città, uno spera di trovare Achille e il suo beneamato Patroclo, e tutto il furore con cui ebbe inizio il nostro mondo".