Il diritto del più forte

12 giugno 2005, "A qualcuno piace gay" (La libreria di Babilonia, 1995)

E' un film particolarmente importante nella storia del cinema gay. Quando uscì (in Italia apparve solo nel 1981, con deplorevole ritardo), colpì molto per il ruolo primario che vi riveste l'omosessualità, come di rado si era visto. Il pubblico gay si spaccò in due: mentre alcuni videro nella storia di Fox un amarissimo condensato di ciò che spesso accade nella realtà, altri la criticarono, stupiti che un tale attacco provenisse proprio da un regista che non aveva mai nascosto i propri gusti (il film è peraltro dedicato a "Armin e tutti gli altri", ossia a Armin Meier, l'amante di Fassbinder morto suicida).

Il regista tedesco, per difendersi, sottolineò come la storia non fosse strutturata sull'omosessualità del protagonista; ma, ad onta di ciò, è evidente che essa vi giochi un peso non indifferente: il fallimento di Fox acquista maggiore forza proprio per la natura del suo legame con Eugen, forse perché in alcuni rapporti omosessuali è più facile che vi siano risvolti di danaro o perché chi è omosessuale si butta con maggior abnegazione fra le braccia di chi ama.

Il film è comunque, innanzitutto, una denuncia amara sul cinismo della classe borghese, contrapposta all'ingenuità delle classi più basse. Tutta la storia risponde alla logica, purtroppo indefettibile, della legge del più forte: quando Eugen comprende che Fox potrà essere una preda appetibile per le sue mire, non avrà nessuna pietà verso di lui. Nel suo ruolo di più forte, sia come persona amata e quindi in grado di ricattare l'altro sia perché oggettivamente più scaltro, Eugen approfitta dell'amante, diventando responsabile di fatto della sua morte. Una visione certamente populista e decisamente manichea - in cui i tutti i ricchi sono avidi e senza cuore e i poveri sprovveduti ed incapaci di gestirsi - il cui rassegnato fatalismo fa riflettere e lascia aperto il dibattito sull'opera.

Questa ha però una sua innegabile validità ed un'autenticità di linguaggio che ne accresce l'amarezza: lo spettatore rimane annichilito di fronte all'ineluttabilità del destino di Fox, impersonato dallo stesso regista, che dichiarò di essersi identificato nel personaggio totalmente strozzato dalle ciniche spire della società.
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