recensione diVincenzo Patanè
Flesh
Prodotto da Andy Warhol per la sua Factory, è il primo film - anche se poi è stato l'ultimo ad uscire, con gli efficaci dialoghi di Alberto Arbasino - di una trilogia (completata dall'ottimo Trash e da Heat) diretta da Paul Morrissey e con protagonista Joe Dallesandro.
Pur non rientrando nel filone sperimentale di Warhol (si pensi a Empire, Sleep o Blow Job), Flesh ("carne" in italiano) ne conserva molte peculiarità e la suggestiva, particolare atmosfera.
E' un cinema che si vuole opporre apertamente a quello hollywoodiano, di cui vengono negati molti canoni usuali, sia a livello formale che contenutistico. Com'è tipico del cinema indipendente, è stato girato con molta rapidità e senza nessuno spreco di pellicola, ma è anche vero che ci tiene a dare volutamente un'idea di fattura approssimativa (si vedano i rozzi stacchi tra una scena e l'altra).
Ad opporlo al cinema di finzione è anche l'utilizzazione di attori non professionisti, la mancanza di un reale plot e, soprattutto, il non voler proferire alcun giudizio, limitandosi ad osservare in maniera del tutto oggettiva i comportamenti, i gesti, le parole della vita quotidiana dei personaggi.
Joe Dallesandro è il perno del film. Lo splendido attore - in realtà un ragazzo preso dalla strada, dal turbolento passato (droga, carcere) - dà un tono di fresca verità ed un pungente senso del vissuto. Il film mostra una normale giornata del suo lavoro di marchetta, peraltro non scossa da nessun avvenimento particolare.
L'atteggiamento di Joe verso tutto ciò che gli accade è di totale indifferenza. Le uniche cose che lo riescono a smuovere dalla sua gelida impassibilità sono il rapporto con il figlio, col quale ha un rapporto di magica fisicità, ed il danaro. Tutto il resto gli scorre addosso senza scalfirlo: le querule lamentele della moglie, i discorsi con i colleghi, le pretese dei clienti, le amiche della moglie. Ne scaturisce un personaggio indimenticabile, col nastro rosso nei capelli, immerso nella sua solitudine, imperturbabile e professionale quando fa l'amore prostituendosi.
Quando uscì il film apparve dissacrante e di eccessiva crudezza visiva tanto che in Gran Bretagna fu ritirato per il tema troppo esplicito e il nudo maschile frontale; qualità che ora ha un po' perso, ma alcune scene di sesso (come un pompino di Gerry a Joe) rimangono comunque forti senza dire che il fisico statuario di Dallesandro vale da solo la visione del film.